Perché questa Nazionale non può più permettersi un centravanti vero? C’è un motivo particolare?
“Si tratta di un problema generazionale. Gli attaccanti veri, quelli d’area che si vedevano una volta, in questo momento non ci sono ancora. Bisogna solamente aspettare e sperare che qualcuno venga fuori dalle nuove leve. Sono caratteristiche completamente diverse: basta vedere la fatica che fa Immobile quando viene chiamato in Nazionale. Credo sia soprattutto un problema generazionale, legato alla qualità dei singoli giocatori. Facendo un paragone con quindici, dodici anni fa, questa Italia è tutta un’altra cosa”.
Sino a qualche mese fa hai lavorato all’interno dei settori giovanili in Russia. Un centravanti alla Dzyuba, in Italia, non c’è? Per esempio, un Pavoletti…
“Tutto dipende dalle idee che ha l’allenatore. Evidentemente oggi questa idea non prevede davanti un centravanti come Pavoletti. Ogni Nazionale ha un suo modo di giocare. Parliamo sempre della Nazionale italiana, però, e ritorniamo indietro al discorso precedente: qualitativamente siamo purtroppo assai limitati. E questo dato parte dai settori giovanili, dalle famose seconde squadre sulle quali in Italia s’è fatto un gran casino. Farle, non farle, partono, non partono. Mentre in Russia le seconde squadre Under 21 fanno un campionato bellissimo che permette ai giovanissimi che hanno qualità di giocare contro avversari che hanno due o tre anni in più. E la crescita è assolutamente diversa”.
Che partita ti aspetti domani contro la Polonia?
“Mi aspetto una squadra rabbiosa, con la voglia di poterla portare a casa. Quando scenderanno in campo sono convinto che daranno il centodieci per cento, poi evidente che mancheranno questa qualità e questo talento di cui parlavamo prima”.
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