“Chi fermerà la musica” cantavano i Pooh. “Chi fermerà la Juventus” è stata cantata e diretta da  Ivan  Juric e dal Vecchio Balordo dopo un brutto primo tempo del Genoa, troppo schiacciato che si difendeva quasi in otto uomini e permetteva alla Juventus di attaccare con altrettanti uomini, mettendo in crisi ambedue le corsie laterali.

Juric nell’intervallo, per fermare la Juventus trita partite in Italia e in Europa, ha fatto diventare l’aria elettrica con una squadra racchiusa in due linee strette pronta alle  ripartenze  con una distanza di 30 metri tra l’ultimo uomo davanti a Radu e il primo davanti a Bonucci: compattezza.

Non ha giocato all’italiana – guai farlo sapere al Pirata – ma rinunciando al possesso  infruttuoso come quello del primo tempo con Piatek e Kouamè isolati davanti. Ha dato dei risultati attaccando rapidamente e in verticale. In questo momento al Genoa passarsi mille volte il pallone non porta a fare punti. Il Genoa vince quando è squadra.

Arriverà l’attimo di giocare in altra maniera quando arriveranno i punti, ma in questo momento Juric non può rinunciare alle transizioni veloci in avanti viste le caratteristiche degli attaccanti e le peculiarità di quelli dietro, in difficoltà negli spazi larghi. Con la scoperta di Romero qualcosa potrebbe cambiare.

Il 3-5-2 con gli attaccanti che non ricevono palloni giocabili e troppo lontani dal resto della squadra nel primo tempo dello Stadium difficilmente sarà rivisto. Juric e il Genoa hanno riportato la Juventus sul Pianeta Terra e con il secondo tempo hanno dimostrato che difendersi lasciando campo a CR7 e compagnia non serve.

Il pareggio rossoblu è meritato perché si è riusciti a mandare in confusione anche Allegri con i cambi sbagliati e la bestia nera juventina Ivan Juric, con il consulto di Murgita sui cambi, ha vinto per 3 a 0. Quello di Pandev negli ultimi minuti di partita una chicca con tanto di ammonizione procurata dal macedone per perdere tempo. Il cambio di Gunter per Pereira altrettanto bene con altra palizzata davanti a Radu. Hiljemark per Bessa, quantità per qualità con corsa alla pari. Dybala, Douglas Costa e Bernardeschi tutto un dribbling inutile giocato  in un “carruggio” senza utilizzare il muro.

Bessa nel secondo tempo ha fatto il signore del centrocampo rigenerando Sandro, ancora indietro di preparazione, e mostrandosi pronto non solo ad attaccare l’uomo e il pallone ma anche ad inserirsi.

L’optalidon a Bonucci e compagni di difesa e centrocampo è stato fornito da Kouamè, bravo nel cambiamento di posizione con mal di testa finale, quando ha recuperato quel pallone per tutti perduto fornendo un gol facile a Bessa, dimenticato davanti a Szczesny.

Piatek non ha fatto gol, non ha superato Batistuta nelle reti consecutive realizzate ad inizio campionato ma ha fornito un’altra prestazione da vero centravanti nel primo tempo lavorando per la squadra, nel secondo tirando uno dei pochi palloni giocabili a filo d’erba facendo salvare il risultato al compagno di nazionale Szcezsny. A seguire un colpo di testa da quasi gol su corner saltando nel mezzo di Benatia e Bonucci, non gli ultimi arrivati, rimasti ancorati per terra.

 

Cristiano Ronaldo e Piatek sono stati uno show dello smarcamento, dell’atto di svincolarsi del diretto avversario, per gli attenti spettatori dello Stadium. Altra citazione per il Biraschi del secondo tempo pronto a passare da centrale a esterno nella difesa per mettere la museruola a Douglas Costa, entrato con la voglia di riprendersi Juventus e Stadium con i dribbling. Criscito: l’esperienza è una cosa molto utile, che serve molto quando utilizzata bene.

La sorpresa, non solo nella formazione iniziale ma per chi non lo conosceva, è stato Romero, classe 1998. L’argentino arrivato dal Belgrano era nel mirino della Struttura genoana (Fabrizio e Milanetto) dai tempi di un torneo di Viareggio di tre anni fa, seguito nell’Under 20 sudamericano, opzionato e arrivato a Pegli nel giugno scorso. Si tratta di un difensore che oltre ad avere il fisico e la garra argentina sa difendere anticipando  e  anche impostare l’azione da dietro. Lo aspettavano tutti dopo l’incidente nel ritiro estivo, anche Ballardini, e potrebbe formare con Sandro e Piatek la spina dorsale del nuovo Genoa targato Juric.

Sandro alla ricerca della condizione non si è visto nel dettare i tempi della manovra. Nel primo tempo è stato coinvolto nel marasma generale, creato in particolare dagli esterni bianconeri. Si è sentito nel secondo tempo davanti alla difesa dove centralmente Madama non è riuscita più a sfondare. Radu, beata gioventù, fa un errore, poi si riprende e salva il risultato. Scarpi dovrà – ma già lo starà facendo – lavorare sulle uscite basse e alte. Genoa, beata vecchiaia, sempre in partita anche dopo il gol beffa di Cristiano Ronaldo.

Genoa e genoani, non è successo nulla allo Juventus Stadium. Importante sarà contro le zebre dell’est, l’Udinese, domenica prossima al Ferraris continuare con la stessa intensità del secondo tempo di sabato.  Bisogna lasciare da parte fantasmi, farsi sentire da lassù stringendoci di più perché troppo volte il Genoa si perde in un odore di mare, diesel, benzina, merda,  morte e vita.

Sarà un’altra domenica da Grifone per sputare via il veleno, urlando contro il cielo per divertirsi poi con Milan e Inter,  tutto in una settimana sotto le luci di San Siro.


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