117° derby della Lanterna, partita speciale. Solito derby all’inglese, partita affascinante come tutte le stracittadine perché giocata nello stadio più inglese e bello d’Italia. Marassi ricolmo val sempre una stagione, coreografie spettacolari nella Nord, nei distinti con il Grifone casalingo ed anche nella Sud. Coreografie quasi suggerite o spiate, legate agli anni di nascita e di calcio di due tifoserie attaccatissime ai colori più che alle società.
C’è stato tutto nel 117° Derby della Lanterna: la commozione ricordando le vittime del 14 agosto, le tifoserie divise dal calcio ma unite in questo momento difficile per la città. In campo grinta, botte, nervosismo ed alla fine è uscito un pareggio che scontenta il Genoa di Juric, entrato in campo con il “de profundis” ed uscito dopo l’allontanamento dalla panchina con una standing ovation dei distinti. Ai punti – ma il calcio non è pugilato – meritava sicuramente molto e non poco di più il Vecchio Balordo. Sulla sua strada ha trovato il migliore in campo della Sampdoria, il portiere Audero.
E’ stato il derby dei principi dei due allenatori. Sono tornati quelli di Juric, visti per oltre 80’ di gioco, e si sono visti anche quelli di Giampaolo per i primi 10’ di gara. Entrambi gli allenatori bravi a preparare la gara sui difetti degli avversari. Il Genoa ha preso il primo gol su qualcosa di studiato a tavolino dai doriani e ripassato davanti ai video da Juric: pallone inattivo da corner non battuto dentro l’area di rigore, triangolo vicino alla bandierina per far fare il fuorigioco agli avversari e dopo perforarli con un cross forte al limite dell’area piccola. Tutte le colpe per il gol di Quagliarella sono andate a Lazovic, senza tenere conto di tre doriani dentro l’area piccola e al centro, non la zona del serbo. Anche Radu avrebbe potuto fare qualcosa di più.
Dopo alcuni minuti dal vantaggio doriano è tornato Juric con i suoi principi, lasciati da parte nelle gare precedenti visti anche gli avversari affrontati, ma anche troppo poco raccomandati da dentro la società. E’ tornato nel derby il principio di Juric, principio non applicato ai numeri: possesso e intensità. Possesso su pallone rubato davanti per riprenderlo subito, senza essere sterile cercando di castigare. Il newJuric si è preoccupato meno di recuperare pallone basso, non costruendo da dietro vista e considerata la forza di Kouamé e Piatek davanti. In marcatura, dopo il gol della Samp, è tornato prima l’uomo e dopo il pallone con marcature individuali a tutto campo cercando di chiudere tutti i passaggi e non permettendo il controllo agli avversari costringendoli all’errore, trovandosi subito pressati.
Tutto ciò è riuscito nel derby a Juric e al Genoa contro una squadra e un allenatore che ha fatto la sua carriera sui principi di gioco. Sampdoria meno bella e poco pratica rispetto a quella del passato e le colpe non sono nel manico ma nella campagna vendite e acquisti estiva. La Samp ha perso equilibrio, anche per le assenze nella stracittadina nel cuore del gioco, nella fase difensiva. Pressati nella fase di partenza, senza importante palleggio, perdono certezze e commettono errori altrettanto importanti. Giampaolo potrebbe cambiare? Ci ha provato, cambiando tutti i trequartisti e dimostrando che sarà difficile possa diventare più Rocco che Sarri.
Dispiace leggere le pagelle dell’incontro perché non vengono fatte sull’analisi completa di una gara e tutto viene misurato in base all’errore. Il braccino corto, le sufficienze quasi risicate non ci stanno per i rossoblu. Piatek, Kouame, Romero, Criscito, Veloso e Lazovic erano tutti oltre la sufficienza. L’insufficienza a Lazovic sul principale quotidiano sportivo deve essere un errore di battitura. La nomina dei 6 calciatori precedenti non toglie spazio e valore agli altri che hanno giocato e interpretato al meglio la gara.
Piatek sabato, appena raggiunto da CR7 in testa la classifica, era passato alle spalle pur essendo stato il capocannoniere per 12 giornate di campionato. Ieri sera si è ripreso la testa, dopo 24 ore, procurandosi e realizzando il rigore del pareggio. Difficile da ricordare un calciatore del Genoa in doppia cifra dopo 13 giornate di campionato.
Kouame elegante, forte fisicamente. Non ha perso un pallone di testa, sui palloni lunghi lanciati da dietro ha anticipato tutti, ha lavorato molto e bene sui secondi palloni e l’unico penalizzato nelle pagelle doriane è stato Andersen, reo di aver perso Piatek in occasione del rigore. Per gli altri sufficienze. Veloso si è ripreso, ritrovando la forma, il centrocampo. Lo ha fatto con i suoi tempi di gioco, non veloci di piede ma di testa, come tutti i play. La settimana si svilupperà se potrà convivere con Sandro. Unico neo per la squadra di Juric? La corsia laterale di destra, con Romulo adattato e poco propenso, giustamente, non essendo il suo ruolo, alle diagonali difensive.
Adesso il Genoa dopo il ciclo terribile deve migliorarsi nell’andamento casa/trasferta, dove non dovrà esserci più una forbice verso il basso tecnicamente e tatticamente difficile da spiegare. Il Vecchio Balordo si ritrova al Ferraris, che dà una carica pazzesca se ritroverà i punti di riferimento anche in trasferta. Attraverso il gioco arriveranno anche i risultati. La Sampdoria, uscita indenne dal Derby,avrà sabato prossimo l’occasione per rivedere la parte sinistra della classifica da vicino. Giampaolo e compagnia non posso sprecare la “matta” da giocarsi contro il Bologna.
Bene anche l’arbitro Doveri, anche con i difetti nel fischiare i falli e utilizzare i cartellini che però sono stati uniformi non influendo sul risultato. Male il quarto uomo Rocchi, protagonista e arbitro non solo delle due panchine ma anche sul campo: l’allontanamento di Juric in una stracittadina così calda si poteva evitare.
In molti genoani durante i calci di punizioni di Veloso avevano già memorizzato e accarezzato la cartolina di Natale alla Branco del 25 novembre di alcuni anni fa. Alla fine però, dopo aver dominato in largo e lungo, hanno aspettato con ansia il fischio finale per paura dell’ ennesima beffa in una stracittadina. Finito il 117° Derby della Lanterna, adesso bisogna costruire per entrambe le squadre un altro ponte calcistico verso il futuro del campionato, oltre a quello che tutti i genovesi aspettano di vedere iniziare a costruire, non solo a parole e sulla carta, tra il levante e il ponente della città.