Fare l’analisi di Torino-Genoa in chiave rossoblu è difficile. Occorrerebbe andare da uno psicanalista in grado di fare “psicologia analitica” dopo i gol e i punti persi negli ultimi minuti del primo tempo dal Grifone e nelle altre gare dell’era Juric.
Siccome non siamo all’altezza, è meglio stare nella cronaca del calcio e affinché l’analisi della partita risulti precisa è necessario che essa sia anche logica. Troppo spesso la nostra attenzione è attratta e concentrata sugli errori: questi siamo in grado di criticarli. A freddo, facendo un’osservazione delle ultime partite del Vecchio Balordo viene a galla che i risultati non arrivano non per un particolare gioco offensivo o difensivo, malgrado dietro quando sbagliano una giocata siano immediatamente puniti. Al “Grande Torino” è stato lo stop e il rinvio di Romero a permettere ad Ansaldi il gol pareggio della disperazione di Mazzarri, proprio mentre i tifosi granata rumoreggiavano con il Genoa in vantaggio e l’uomo in meno.
Siccome in questo momento il successo nella vita del Genoa è come correre dietro a una gallina, che sembra facile da acchiappare ma in realtà è difficile, il secondo gol del Torino viene realizzato al 50′ di gioco, come riferisce anche il sito della Lega Serie A, dopo che il direttore di gara aveva concesso due minuti di recupero e il primo gol del già citato Ansaldi era arrivato al 46esimo “e rotto” con festeggiamenti e recuperi annessi. Il signor Mariani di Aprilia, per qualcuno prossimo arbitro internazionale, con l’orologio suo e dei quattro collaboratori ha tagliato la vita e le gambe al Genoa, già decimato, come si taglia il pane ai bambini.
Bastava fischiare quando i granata avevano finito i festeggiamenti di 30 secondi sotto la Maratona oppure fischiare sulla linea di centrocampo il fallo a Biraschi, oltre il 47’ abbondante e non mettere in braghe di tela Sandro contro Iago autore del netto rigore.
Detto degli errori di calciatori e arbitro, l’analisi della gara non può prescindere dalla preparazione a tavolino della stessa e della lettura in corso di partita. Juric alla lavagna e Juric squalificato dall’alto a guardare la gara in contatto con Paro in panchina, che comunicava a sua volta con Murgita nell’area tecnica, doveva rendersi conto che la marcatura di Romulo su Ansaldi era una castello di carte che crollava ad ogni finta e accelerazione dell’ex genoano e dopo una decina di minuti doveva prendere delle contromisure.
Anche con due centravanti, il Toro del primo tempo era scornato e i soli a preoccupare il Grifone erano Iago Falque tra le linee e Ansaldi sulla sinistra in posizione di ala. Il doppio fallo di Romulo, il primo giallo forse gratuito visti gli altri commessi dai restanti giocatori in corso di partita, e il secondo da sanzionare per gioco scorretto potrebbero essere falli di frustrazione dopo aver ballato per venti minuti sulle veroniche e i cross di Ansaldi. Romulo in quella posizione non aveva dato il meglio di sé neppure nel derby: per lui giocare da esterno è difficile, da professionista serio lo accetta. Lo scorso anno nell’Hellas è sempre stato mezzala o mediano e le uniche volte che ha giocato sulla corsia laterale lo ha fatto nel 4-4-2 con un terzino alle spalle.
L’altro capitolo in discussione in Tribuna stampa sulla preparazione della gara, oltre quello di Romulo contro Ansaldi, era il perché Sandro in campo e Veloso in panchina dopo i 70’ di gioco giocati bene nella stracittadina. Tutto risolto quando alla fine abbiamo saputo (non per vie ufficiali) che il portoghese era alle prese con la febbre e per tale motivo non si era neanche riscaldato. Però il ragionamento che ha fatto discutere – e continuerà a farlo più di tutti gli altri – l’uscita di Piatek per Gunter dopo il rosso a Romulo. Operazione che poteva essere gestita in altro modo, con più calma, considerato che le idee giuste c’erano e si sono viste nei secondi 45’ con l’uscita di Sandro non al meglio atleticamente e non fisicamente e l’abbassamento di Bessa in regia. Idee fortificate nei 15’ finali dal debutto di Lapadula e dal ritorno di Pandev in campo alla ricerca del pareggio.
L’uscita di Piatek già nel viaggio di ritorno era calda e i primi sms e commenti social arrivano quasi tutti con lo stesso comune denominatore: Allegri avrebbe fatto uscire CR7? La scelta di Juric di far uscire il polacco è stata poco ponderata e probabilmente fondata sulla forma fisica e le caratteristiche ormai non più segreti di un rapidissimo Kouamé, più adatto al contropiede veloce.
Con i “se e coi ma”, diceva il Professore, non si vincono le gare, però è giusto domandarsi se Piatek e Kouamé ancora insieme in campo avrebbero potuto essere una scommessa, visto e considerato quanto erano stati patiti da Izzo e compagnia.
Dispiace cogliere i problemi che scaturiscono dalla lettura critica della gara perché da cronisti pensiamo che gli errori, più ancora del rosso a Romulo, della respinta fasulla di Romero o del rigore di Sandro, siano stati quelli di non cogliere quali erano i principali ricevitori avversari che si muovevano per riscuotere la sfera e l’aver concesso a Iago e Falque troppo tempo e spazio. Entrambi dovevano ricevere una marcatura più stretta in fase di possesso. Addirittura in 10 contro 11 con Biraschi a tamponare l’argentino da vicino e Gunter ad uscire a turno con Romero su Iago le cose erano migliorate.
Dispiace che l’analisi della gara verta sulla capacità di comprendere cosa stava succedendo e, di conseguenza, di anticipare gli sviluppi immediati e futuri. E dispiace che avvenga così, per me cronista che potrebbe anche sbagliare non potendo avere un contraddittorio motivato e più veritiero.
La lettura critica della partita non può prescindere dalle positività e dalle paure passate dalla difesa del Torino sulle ripartenze genoane in 11 contro 11. Contropiede all’italiana efficace ed efficiente con un palo e un gol mancato da Kouamè come le ottime parate di Radu sempre in miglioramento.
Venerdì nell’editoriale ho parlato di Juric chiedendo di lasciarlo lavorare in pace senza l’ultima spiaggia, sempre a tormentarlo. Tutto era collegato non al gioco, che anche con il Torino si è visto tanto da far dire a Mazzarri che il Genoa ha giocato meglio della sua squadra in 10 contro 11, ma ai risultati che dopo 14 giornate incominciano a mancare.
Ho scritto quello che ho scritto Venerdì e oggi perché sono e siamo preoccupati. Può darsi che non sia stato diplomatico per la paura che il Vecchio Balordo senza vittorie si stia trascinando nel vortice della terza squadra che deve retrocedere.
Bisogna però fare una grande partita contro la Spal domenica prossima alle 18 col coltello tra i denti e combattendo su ogni pallone: Ferraris pensaci tu!
Si sperava con la rosa a disposizione in un campionato un pochino più importante di quello dello scorso anno, pur sempre con l’obiettivo primario della salvezza. Juric sarà riconfermato e, a questo punto, più che Preziosi le decisioni le dovranno prendere quelli lavorano più vicino alla squadra, per di più con il presidente in questo momento ai box per restauri andati bene.
Torino-Genoa: psicanalisi per dichiarare terminata la pace dell’anima nostra almeno fino a domenica prossima, anche se giovedì al Ferraris scenderà in campo l’Entella.