Le gare non si vincono col possesso pallone e coi tiri in porta respinti dai portieri avversari, bensì coi gol. Deve appuntarselo bene sul taccuino il Torino di Mazzarri, forse il più onesto di tutti nell’analisi della gara, che ieri ha surclassato il Genoa a livello statistico in questi dati portando a casa, ironia della sorte, solamente un 2-1 e macinando azioni da gol nella seconda frazione. Tutto questo, senza convincere mai sino in fondo.
Sappiamo ormai tutti come sia maturato il blitz granata a fine primo tempo e quanto – inutile negarlo – pesi la mano dell’arbitro Mariani sulla scelta di allungare in maniera ingiustificata il recupero di fine primo tempo. Lecito domandarsi anche come sarebbe proseguita la gara se, all’intervallo, il tabellino avesse recitato 1-1.
Detto ciò, il Genoa prendendo i numeri in mano potrebbe fare la figura della vittima sacrificale. Dieci tiri contro due, 68% di possesso granata contro il 32% rossoblu.
Durante la gara, ad ogni modo, mai il Genoa ha avuto il possesso pallone a favore. Neppure per un quarto d’ora. Nel primo tempo non è riuscito a mettere assieme neanche 6′ di gestione della sfera, mentre il Torino ne avrebbe conteggiati più di sedici. Dieci minuti in più. Nella seconda frazione, forse per compensare anche all’inferiorità numerica e non perdere eccessive energie, il pallone ha fatto qualche giro in più fra gli scarpini rossoblu, senza però invertire la tendenza (8′ 41”). Anche perché ad un certo punto il Genoa giocava con tre punte in campo, perdeva un Sandro ancora poco brillante e mai calatosi per davvero nelle vesti di punto di riferimento (in 79′ minuti ha giocato 26 palloni) e non riusciva più a fare male al Torino ripartendo in contropiede, molto più palla a terra che non attraverso lanci lunghi alle spalle della difesa avversaria.
Il Genoa, del resto, ragionava come nel derby: per sortite offensive in contropiede. E ci riusciva anche discretamente viste la traversa di Piatek, il gol di Kouamè e la buona predisposizione agli inserimenti di Hiljemark e Bessa. Se uno dispone di un’arma particolare e più affinata delle altre, è giusto sfruttarla. Il Torino, fisicamente più forte, ha preferito invece compensare l’inferiorità numerica a centrocampo recapitando il pallone sugli esterni, specialmente quello sinistro dove agiva Ansaldi supportato da Falque trequartista, una delle mosse con cui Mazzarri per una ventina di minuti ha messo in difficoltà il Genoa.
Il quarto d’ora finale della prima frazione è stato quindi uno scatto d’orgoglio del Genoa? La crescita è stata costante nel corso del primo tempo, quindi viene da rispondere di “no”. Il Genoa stava facendo ciò che deve fare una squadra che gioca in dieci in casa del Torino, da molti additato come indiziata per la corsa Europa League. Non stupisce che abbia sfruttato un calcio piazzato – e ancora una volta Kouamè, alla sua terza rete stagionale – per trafiggere Sirigu. In quel momento qualche nube sembrava potersi diradare, il clima al “Grande Torino” si faceva pesante. Invece si è sprofondati presto un freddo misto ad incredulità.
A ripetersi si diventa matti, perciò sarà utile prestare attenzione ad un ultimo dato, quello relativo alla gara di Biraschi e ai palloni giocati dal numero 14 rossoblu. Si parla del migliore in questo dato (54), anche quando è stato spostato sulla linea dei centrocampisti dopo il rosso a Romulo. Da lui sono partiti il lancio che avrebbe procurato l’angolo da cui nasce il gol (ancora una volta, a distanza di una settimana, dopo aver generato la fuga di Piatek nel derby e il rigore procurato da Audero) e, nel secondo tempo, qualche discesa per cercare di creare superiorità numerica nella metà campo granata. L’immagine statistica di una piccola luce nel buio di Torino, corroborata da quelle di Kouamè e del solito Criscito, nell’anticipo superato solamente una volta da Aina nel secondo tempo e, altrimenti, mai superato dalle punte e dagli incursori granata.
Resta il fatto che il Genoa, nel paradosso di un calendario fitto di impegni di primo livello e di una mancata vittoria che latita dal 30 settembre (Frosinone Genoa 1-2), continua ad avere 5 punti in più rispetto alla medesima giornata dello scorso campionato quando alla 14esima giornata pareggiava in casa (1-1) contro la Roma con rete di Lapadula su rigore. E continua ad incrementare un dato che sarebbe ancor più valorizzato se portasse a risultati e punti: già nove gol fatti in trasferta. Manca solamente un gol per eguagliare il numero di reti fatte nell’intera passata stagione lontano dal “Ferraris” (10). Per contro, non si sfugge dalla classifica dei gol subiti lontano dal Ferraris che vede il Genoa all’ultimo posto (20). E neppure da quella che ci vede, in assoluto, come penultima retroguardia del campionato (29 reti subite) dopo il Chievo fanalino di coda: mai dal ritorno in Serie A si erano subite così tante reti dopo quattordici giornate.
LE STATISTICHE DI TORINO-GENOA (fonte: Lega Serie A)
I NUMERI DI JURIC DA TECNICO DEL GENOA IN CAMPIONATO (aggiornati alla 14° giornata della stagione 2018/19)
- PARTITE TOTALI: 51 (55*)
- VITTORIE: 9 (17,6%)
- PAREGGI: 14 (27,4%)
- SCONFITTE: 28 (55%)
- GARE A PUNTI: 23
- % GARE A PUNTI: 45%
- PUNTI DA ALLENATORE DEL GENOA: 41 su 153
- MEDIA PUNTI: 0,8 a partita
- GOL FATTI: 52
- GOL FATTI/partita: 1,01
- GOL SUBITI: 87
- GOL SUBITI/partita: 1,7
- CLEAN SHEET: 9 (17,6%)
- PUNTI CONQUISTATI: 41
- VITTORIE IN CASA: 6
- PAREGGI IN CASA: 9
- SCONFITTE IN CASA: 10
- VITTORIE IN TRASFERTA: 3
- PAREGGI IN TRASFERTA: 5
- SCONFITTE IN TRASFERTA: 18
I NUMERI DEL GENOA 2018/2019 (aggiornati alla 14° giornata della stagione 2018/19)
- PARTITE GIOCATE: 14
- VITTORIE: 4
- PAREGGI: 3
- SCONFITTE: 7
- GOL FATTI: 19
- GOL FATTI/partita: 1,35
- GOL SUBITI: 29
- GOL SUBITI/partita: 2,07
- GOL FATTI IN CASA: 10
- GOL FATTI IN TRASFERTA: 9
- GOL SUBITI IN CASA: 9
- GOL SUBITI IN TRASFERTA: 20
- CLEAN SHEET: 2
- PUNTI CONQUISTATI: 15
- MEDIA PUNTI: 1,07 (a partita)
- VITTORIE IN CASA: 3
- PAREGGI IN CASA: 2
- SCONFITTE IN CASA: 2
- VITTORIE IN TRASFERTA: 1
- PAREGGI IN TRASFERTA: 1
- SCONFITTE IN TRASFERTA: 5