Altro che Pasqua, è stato Natale per gli estensi. Meno male non sfruttato visto che hanno giocato più di 80’ in superiorità numerica.
Dispiace che una partita importante per la classifica e il futuro delle due squadre sia stata rovinata dal Direttore di gara Pasqua di Tivoli, dal VAR Aureliano di Bologna e dal quarto uomo Minelli di Varese. Tutti e tre come le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. E aggiungiamo non suggerisco e non consiglio nell’espulsione di Mimmo Criscito dopo una dozzina di minuti: una decisione poco coerente con il regolamento del gioco calcio. Anche se su qualche quotidiano sportivo nazionale del Sud si interpreta e si usa il regolamento a proprio uso e consumo degli arbitri da Firenze in giù, tenendo il telefono caldo con Rizzoli al termine di ogni giornata di campionato. Viceversa succede per quello del Nord.
Sarebbe interessante sapere e conoscere perché Pasqua di Tivoli ha estratto il cartellino rosso nei confronti di Criscito. Per condotta violenta perché il suo fallo ha arrecato danni all’avversario? Per grave fallo di gioco perché ha fatto uso di forza eccessiva nei confronti dell’avversario e ha messo a serio l’integrità fisica dell’avversario? Non è apparso dal vivo: i replay in questo caso contano poco perché non giudicano velocità e intensità e non possono far capire se Criscito abbia commesso questa tipologia di falli. Ha sbagliato un’entrata non colpendo il pallone, se avesse “bastonato” con un calcione Schiattarella – che come Merola ha fatto una sceneggiata e si è buttato per terra – non avrebbe continuato a giocare, invece subito pronto senza l’intervento del 118 a rialzarsi prima che Criscito raggiungesse gli spogliatoi e continuare la partita.
Il protocollo VAR dice che non poteva intervenire, ma Aureliano di Bologna e Minelli di Varese a quattro metri dall’accaduto potevano utilizzare il silent check con gli auricolari per comunicare a Pasqua, già in passato caduto nello stesso errore nel campionato di B e di A, di ripensarci oppure facendo finta di richiedere la tecnologia. Probabilmente non l’avrebbe fatto mai: guai all’arbitro che estrae un cartellino e dopo lo ritrae.
Gli arbitri sbagliano, ma è giunto il momento per i giocatori di imparare il Regolamento del gioco calcio alla Regola 11 sul “Fuorigioco” e 12 e ragionando, con educazione, potrebbero convincere con argomentazioni dettagliate il signore in arcobaleno che dirige di aver sbagliato.
È anche giunto il momento che Rizzoli la finisca di far fare al Genoa da palestra per gli arbitri che stanno cercando di guadagnarsi un posto da internazionale il prossimo gennaio, per di più accompagnati con seconde linee sul campo e dietro i televisori.
È giunto anche il momento che la Gradinata Nord, per non invogliare i direttori di gara ad essere protagonisti, non faccia contestazioni verbali e scritte becere a dirigenti e famigliari: c’è sempre il tempo e luogo per contestare, ma prima di tutto ci deve essere il Genoa.
È giunto pure il momento, da parte di tutti, di capire come il progresso della tecnologia usata “ad minchian” metta a rischio sicurezza, privacy e libertà.
Scrittodell’episodio che ha condizionato pesantemente la partita in chiave tecnica e tattica, Prandelli al suo esordio in panchina nei primi 10’ di gioco non ha fatto vedere niente di nuovo. Sarebbe stato Mandrake se ci fosse riuscito in 48 ore e un solo allenamento con la squadra al completo. Solo aggiustamenti di pressione e posizionamenti rispetto al 3 5 2 di Juric.
È stato bravo nel leggere la gara in dieci contro undici senza fare cambi veloci, schierando la squadra con un 4-4-1 efficace ed efficiente nelle due fasi di gioco che ha messo in crisi l’avversario in panchina, Semplici, il quale non è riuscito mai a sfondare le due linee compatte rossoblu tra centrocampo e difesa.
Anche in inferiorità numerica, il Genoa ha avuto ghiotte occasioni da gol in particolare nel secondo tempo. Nel primo tempo a volare da Tarzan grifonato è stato Radu. Nel secondo tempo il portiere rumeno, migliorato gara dopo gara con il lavoro di Scarpi, da lui ringraziato in conferenza stampa, ha lavorato meno grazie a Prandelli che ha di nuovo ridisegnato la squadra con una linea difensiva a quattro ancor più arcigna con l’innesto di Gunter centrale. In cattedra è salito Kouamè, non più come attaccante ma come esterno a tutto campo di centrocampo. Una forza della natura che assiema a Lazovic ha messo la museruola al gioco di Semplici blindando Lazzari, il bau-bau della vigilia.
Per quanto riguarda le critiche a Veloso e Sandro sulla loro velocità, meglio documentarsi sui dati pubblicati sul sito della Lega.
Facendo l’analisi completa della gara bisognerebbe fare i conti quante volte hanno sfondato centralmente gli estensi, quanti i palloni recuperati e quante sono state le ripartenze innescate da entrambi. Dopodiché si potrebbero fare le pagelle e non per partito preso. Da citare anche la buon gara di Biraschi, con 215’ nelle gambe in 48 ore, Romero e Hilljiemark.
Ha deluso la Spal di Semplici: lenta, sfilacciata, pachidermica, senza idee e senza mordente pur giocando in superiorità numerica per più di ottanta minuti, recuperi compresi. Anche fortunata visti gli svarioni difensivi non puniti da Kouamè e Piatek, sempre più centravanti moderno e non solo goleador.
Semplici è stato bloccato da Prandelli e da Lazovic e l’unica soluzione del pallone dato a Lazzari e la speranza che saltasse l’avversario e creasse l’occasione non è riuscita: successo solo una sola volta nel primo tempo. Il Genoa è stato quasi superiore pur non facendo la partita. È stato qualche volta padrone del campo: rimane il dubbio a parità numerica se sarebbe arrivato il pieno risultato.
Parlare e scrivere di calcio e fare pagelle senza averlo studiato o giocato è facile a certi livelli, ma difficile per certi altri. La chiacchiera da Bar può essere banale e profonda come qualsiasi resoconto giornalistico e cronistico. Una partita di calcio è difficile da raccontare, in particolare alla giornata d’oggi con il computer davanti, e quasi sempre l’obiettività è inficiata dal pregiudizio che viene difeso con accanimento particolare nei confronti di chi gioca, anche se stesse seduto in panchina. Tutto ciò non tenendo conto che ogni partita di calcio ha una storia a sé e quella del Vecchio Balordo con la Spal è una di queste per un Genoa non passato dal baratro al delirio, vista la classifica.