Non è bastato giocare alla pari nei numeri e sul campo contro la Roma, e neppure creare molto, sprecando troppo, per espugnare per la prima volta nella storia del Genoa lo stadio Olimpico tinto di un giallorosso opaco. Ciò non solo per errori fatti in casa, ma anche perché viziare le partite del Genoa, da un mese a questa parte, è diventata una moda.
Oltre alla prestazione complessiva, che ancora ieri – è bene ribadirlo – ha palesato lacune che questa squadra prima o poi non dovrà più permettersi, specialmente la gestione dei momenti chiave della gara come i finali di tempo, questa mattina ci si è risvegliai col dato sui punti lasciati per strada di settimana in settimana. Punti persi da sé e qua e là rosicchiati da blitz arbitrali, punti che non fanno altro che allungare il periodo di astinenza dalla vittoria che manca da Frosinone, gara che fa riferimento a quasi tre mesi fa (30 settembre, ndr).
Partendo comunque da alcuni dati, la gara di ieri ne ha restituito fondamentalmente uno: il Genoa viaggia da inizio stagione alla media esatta di un punto a partita. Quando Ballardini lasciava la panchina del Genoa, esonerato dopo la sconfitta col Parma alla settima giornata, la classifica recitava 12 punti in 7 partite (media di 1,7 a partita). Ad oggi, con la sconfitta dell’Olimpico e il secondo avvicendamento in panchina, questa media si è affievolita ed è scesa di 0,7 punti. Vuoi per il calendario, vuoi per gli intoppi incappati sulla strada del Grifone. Basterebbe poco ad invertire la tendenza, un filotto di vittorie, ma la proiezione finale ad oggi è poco confortante. Ma sono stime che lasciano il tempo che trovano, a fine girone d’andata e col trittico natalizio ancora da affrontare contro Atalanta, Cagliari e Fiorentina.
Il regalo più grande che il Genoa potrebbe farsi, oltre a fare punti, sarebbe quello di diventare un po’ più impermeabile. I rossoblu segna tanto sia fuori sia in casa (22 gol) e continuano ad avere il capocannoniere del campionato a trascinarli verso quelle che sembrerebbero spesso potersi tramutare in gare a punti. Gare a punti che da ieri sera sono diventate la metà (8) di quelle sinora disputate (16). Un appiglio sicuro quello di ripartire dai molti gol già segnati, che peseranno triplo quando si tornerà a chiudere una partita senza concedere gol. O concedendone uno meno dell’avversaria.
Riannodando brevemente il filo con la partita di Roma, emergono un paio di aspetti interessanti. Il Genoa ha assimilato rapidamente i dettami di Prandelli, adattandosi a un gioco che vuole esterni più propositivi, difesa alta e mediano più basso davanti alla difesa, come le due grafiche laterali testimoniano. Il primo tempo dell’Olimpico ne è stata la prova: Romero era il più protetto dei tre difensori e da lui e Sandro, suo “scudiero”, partiva la creazione del gioco. Senza dimenticarsi del lavoro neppure troppo oscuro di Bessa e Hiljemark, due incursori pericolosi per le difese avversarie. In termini di palloni giocati, infatti, Bessa ne ha gestiti 65 con una percentuale di realizzazione del 66%, secondo solamente a Sandro (74%) e Kouamè (68%), ieri il rossoblu ad aver macinato più chilometri (12.204 km) perché chiamato a battagliare e contendere quanti più palloni possibile agendo leggermente più arretrato rispetto a Piatek, il terzo rossoblu per fiato speso per la causa genoana (11.734 km). Al secondo posto Hiljemark (11.813 km), tornato al gol dopo oltre un anno e mezzo dalla sua ultima rete in rossoblu in Empoli-Genoa (5 marzo 2017) e centrocampista box to box prestato alla copertura del centrocampo in ampiezza quando Romulo alzava il baricentro di squadra nella metà campo giallorossa (stesso lavoro che Bessa svolgeva dal lato sinistro, ndr)
Il gioco c’è, la manovra si riordina e migliora e l’ultima mezz’ora di partita ha visto un predominio territoriale rossoblu nel possesso pallone contro una squadra che spesso ne ha fatto la chiave per addormentare le partite. E, in ultimo ma non in ultimo, quando è saltata la marcatura su Lazovic o Romulo il Genoa ha potuto cercare la superiorità numerica nelle ripartenze, che ieri sono state 27, dato più alto da inizio stagione al pari delle sfide contro Chievo, Parma e Napoli. Ieri gli sfondamenti hanno privilegiato la fascia sinistra, dove il Genoa ha prodotto oltre metà della manovra (57%), a testimoniare la buonissima partita di Lazovic, spesso non premiato dai tagli sul primo palo dei compagni.
Una lunga serie di numeri positivi che cozza col risultato finale, con un pareggio che probabilmente, per la mole di gioco creata rispetto alla Roma, sarebbe già stato stretto per quanto vitale. Si pizzichino come fossero bamboline voo-doo le statistiche che inquadrano il Genoa come peggiore difesa in trasferta del campionato e seconda peggiore del campionato dopo il Frosinone: meglio tenerle lontane queste bamboline, guardarle con sospetto e rispedirle al mittente quanto prima. Già dalla gara contro l’Atalanta.
LE STATISTICHE DEI SINGOLI CALCIATORI ROSSOBLU
LE STATISTICHE DI ROMA-GENOA ROMGEN-2
I NUMERI DEL GENOA 2018/2019 (aggiornati alla 16° giornata della stagione 2018/19)
- PARTITE GIOCATE: 16
- VITTORIE: 4
- PAREGGI: 4
- SCONFITTE: 8
- GOL FATTI: 22
- GOL FATTI/partita: 1,46
- GOL SUBITI: 33
- GOL SUBITI/partita: 2,2
- GOL FATTI IN CASA: 11
- GOL FATTI IN TRASFERTA: 11
- GOL SUBITI IN CASA: 10
- GOL SUBITI IN TRASFERTA: 23
- CLEAN SHEET: 2
- PUNTI CONQUISTATI: 16
- MEDIA PUNTI: 1 (a partita)
- VITTORIE IN CASA: 3
- PAREGGI IN CASA: 3
- SCONFITTE IN CASA: 2
- VITTORIE IN TRASFERTA: 1
- PAREGGI IN TRASFERTA: 1
- SCONFITTE IN TRASFERTA: 6
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