Il direttore generale del Genoa, Giorgio Perinetti, e il direttore sportivo, Mario Donatelli, hanno parlato di calciomercato appena concluso all’indomani dell’operazione Sturaro, del suo riscatto immediato dalla Juventus, e si sono addentrati in più di un aspetto. Sia a carattere generale, sia a carattere genoano. Ecco cosa ci hanno risposto nella prima parte dell’intervista, dove trovate le varie risposte denominate con “P” (Perinetti) e “D” (Donatelli). La seconda parte verrà pubblicata alle ore 19.
Al Genoa una notizia calda e una fredda. Ieri si è impazziti per capirne di più sul contratto di Sturaro e oggi (ieri, ndr) è in campo per un tempo. Ci potete spiegare meglio?
P: “Quando una società fa delle scelte, non è che le improvvisa. Le domande è comunque lecito farle, ma io credo che con Sturaro abbiamo intanto riportato a Genova un giocatore importante, e su questo dubbi non ce ne sono. Chiaro che sapevamo delle sue condizioni fisiche, che prevedono un recupero graduale. Il ragazzo sta peraltro anticipando un po’ i tempi, ma vogliamo che faccia bene, più che presto. È un investimento importante sul futuro: un altro calciatore, come Criscito, che ha scelto di tornare al Genoa. Per noi una gratificazione.
Le valutazioni economiche su Sturaro lasciano un po’ il tempo che trovano, fanno effetto. Noi dobbiamo guardare all’investimento, ai rapporti, alle collaborazioni, e siamo convinti che questa sarà un’operazione felice dal punto di vista tecnico e assolutamente gratificante dal punto di vista economico, nel tempo. Siamo convinti di aver fatto un’ottima operazione. Spiegare o non spiegare? Non tutto va messo in piazza, in luce. Noi abbiamo fatto un investimento sul recupero di un giocatore che riteniamo molto, molto importante. Oltretutto il ritorno è una scelta sua, che ci fa molto piacere. I 16 milioni di Sturaro sono un investimento da cui il Genoa è sicuro di avere un rendimento. Sappiamo noi perché questa operazione è importante. Non siamo impazziti: i conti fatti sul pezzettino di carta sono per il fantacalcio, non per il calcio vero”
Cos’è cambiato nel calciomercato attuale?
D: “A grandi linee sono cambiati i prezzi. Ci sono prezzi folli, il mercato è impazzito e i giocatori hanno un valore estremo e spropositato. Le dinamiche, però, sono un po’ sempre le stesse: giocatori che vengono e giocatori che vanno. Sono cambiati i prezzi di acquisizione dei giocatori”
P: “Per completare quello che diceva Mario, non sono cambiati solamente i prezzi di trasferimento. C’è una verità: sono cambiate cose più complesse come gli ingaggi dei calciatori. Sono diventati importanti tanto da poter ritenere che un calciatore, pur essendo il componente di un collettivo, è comunque una piccola impresa, come individiualità. E deve farsi gestire da persone altamente specializzate, che ritiene particolarmente indicate per dargli una mano. E nelle scelte di trasferimento ci sono di mezzo anche le persone che spingono per una soluzione piuttosto che per un’altra. Si tratta di una realtà con cui devi rapportarti. Non ci sono più soltanto le due società che decidono del futuro del calciatore, ma il calciatore prende attivamente parte al trasferimento e questa parte qui è preponderante anche sulla volontà della società. Quando devi fare una cessione importante, non puoi non tenere conto della volontà del giocatore e del suo entourage”.
Il calciomercato è finito sette giorni fa e mi pare che sia cambiato poco. Ma mi viene spontanea una domanda: lo scouting esiste ancora oppure ci sono i procuratori e gli agenti che hanno più rapporti coi presidenti e decidono loro?
D: “La risposta è semplicissima. Lo scouting esiste, deve esistere ed è fondamentale per una società di calcio avere uno scouting di livello. La conoscenza dei giocatori è importante oggi come oggi, ci sono anche i procuratori ma una società deve conoscere e avere una conoscenza ampia del calcio mondiale ed europeo. Dopodiché, essendo un settore un po’ sottovalutato, bisogna insistervi molto da parte delle società di calcio, perché la scelta dei giocatori determina risultati e prosperità di un’azienda. Più giocatori bravi ci sono, più l’azienda funziona. Questo è il rapporto”
P: “Lo scouting è sicuramente importante, ma le società sono preparate e attraverso il settore osservatori conoscono i giocatori funzionali al progetto tattico della squadra. Anche allenatore e staff vengono spesso coinvolti: ci sono varie componenti che vanno a decidere. Può capitare che ci sia un’operazione singola dove un agente o un procuratore propongono ad una società un giocatore ritenendo che possa favorire quella società. Le squadre però si assemblano con un progetto, non senza criterio come fosse un puzzle. Può capitare l’operazione singola, ma non è che l’agente fa la squadra. Quella la fanno società, allenatore, presidente. Gli agenti si usano come intermediari per limare dettagli in una trattativa, ma non significa che quel procuratore sceglie i calciatori. Quelli li sceglie la società”
Ormai il calciomercato vive solamente degli input dei procuratori. È vero?
“Ci si sbaglia. Forse si conoscono poco i direttori sportivi e solamente le operazioni dove gli intermediari si propongono mediatamente con più enfasi. Anche perché le notizie ai media le danno più facilmente gli agenti che non i direttori, che hanno più piacere che le trattative rimangano nascoste. I procuratori, che mettono in mostra la propria mercanzia, sono più propensi a dare notizie. E per questo i media premiano più l’agente che il direttore perché le notizie arrivano più facilmente da quella parte”.
Adesso, con questa tecnologia per cui i giocatori si studiano in tv e con le statistiche, come si fa a capirne serietà o accettabilità?
P: “Ci sono due scuole di pensiero. Ognuno ha la sua idea, ma io e Mario siamo più legati al concetto di valutazione del calciatore alla Sabatini. Parliamo di un avversario, ma di un dirigente di alto livello. La sensibilità, l’intuizione e la capacità di individuare le qualità di un direttore sono fondamentali. Poi ci sono scuole più attuali dove si va molto a guardare la statistica, il supporto tecnologico. Credo che la tecnologia, oggi come oggi, sia importantissima. Tutti ci avvaliamo di piattaforme sulle quali andiamo a vedere calciatori e dati che il calciatore può supportare. Ma l’occhio umano resta sempre fondamentale nella scelta definitiva di un calciatore”
D: “Siamo andati al succo del discorso. La tecnologia importa, ma i dati statistici li usiamo dopo. La sensibilità viene prima. Tu vai a vedere un calciatore e c’è qualcosa che ti colpisce, almeno una qualità in cui è predominante. I dati statistici servono di supporto”.
Mi piacerebbe che gli agenti proponessero i calciatori non durante il calciomercato, in modo tale che i personaggi di calcio, quelli che sentono l’odore dell’erba, possano andare a vederli dal vivo e conoscerli
P: “Noi proprio questo genere di giocatori prendiamo in considerazione, non quelli all’ultimo tuffo. Le cose si realizzano negli ultimi minuti, come le cessioni di Sandro e Romulo, ma dietro c’è un lavoro e le cose vengono fatte prima. Le nostre scelte sono tate concordate con l’allenatore, poi avvallate dal presidente. Non è che perché le cose vengono annunciate all’ultimo sono state fatte all’ultimo. I procuratori fanno il loro mestiere, chi meglio e chi peggio, chi con più spavalderia e chi con maggiore professionalità. Le operazioni last-minute non sono frequenti, ma ci possono essere eccezioni. All’alba di ogni sessione di calciomercato non ci facciamo trovare impreparati, non ci inventiamo cose lì per lì. Chiaro che qualcosa salta, qualcosa si fa, qualche trattativa salta all’ultimo e va sostituita con l’alternativa preparata. Ma non siamo lì, all’ultimo momento, ad ascoltare il suggerimento di una agente. Sono parte attiva i procuratori perché curano una parte o propongono, ma non fanno. E infatti la gente non se la prende con loro, ma con noi. C’è un motivo”
D: “Qua le squadre, i giocatori, le cessioni, l’acquisizione dei giocatori le fanno le società. I procuratori propongono i giocatori, ma la società sceglie. Tanto per chiarire tutto quello che è stato fatto, anche situazioni sentite in giro secondo cui ci sarebbero procuratori che fanno il Genoa. Il Genoa fa le squadre, le facciamo noi. Qui ci sono un allenatore, un presidente, un direttore generale, un direttore sportivo e un amministratore delegato. Il presidente si consulta sempre con lo staff dirigenziale e poi le decisioni le prendiamo assieme”
A me piacerebbe che il mondo del calcio fosse quello degli uomini di calcio, con meno “avvocati”. Ma veniamo alle plusvalenze: si possono generare cercando però anche di pianificare e fare qualche risultato sportivo?
P: “Quando si fanno plusvalenze, non si va ad arricchire il proprietario della società. Si parla di un concetto estremamente sbagliato. Per tenere in piedi una società ci sono costi spaventosi e questa società reinveste sempre. Ci sono spese generali per dare un servizio professionale a tutti i nostri elementi di supporto, dagli allenatori ai preparatori agli ingaggi dei giocatori. A fine mese bisogna pagare lo stipendio. Gran parte di quanto incassiamo lo reinvestiamo. E ci sono le spese generali. I giocatori del Genoa hanno ingaggi importanti rispetto alla categoria e alle società con le quali siamo in competizione, questo perché abbiamo giocatori dagli ingaggi importanti. Qualche plusvalenza va fatta”.
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