L’incontro brindava alla prima dei preparatori atletici al fianco degli allenatori, con la tematica delle grandezze estensive ed intensive applicate al calcio. Un primo incontro a cui hanno brindato Giulio Ivaldi, presidente del Comitato Regionale Liguria della FIGC-LND, e Ugo Maggi, presidente dell’AIAC Liguria. Il primo ha salutato tutti i presenti a nome della Federazione, ammonendo sulle problematiche del calcio italiano e sulla perdita (in Liguria) di undici società nell’ultimo anno, mentre il secondo si è detto convinto che l’accorpamento dei preparatori agli allenatori darà un input professionale e tecnico notevole a tutta l’AIAC.
“Abbiamo 900 associati, siamo una grandissima realtà – ha raccontato lo stesso Maggi – Siete entrati anche voi preparatori atletici e siete i benvenuti. Quando giocavo io il preparatore non esisteva e i miei allenatori si arrangiavano. Negli anni la vostra figura è necessaria, utile, con un tocco di professionalità importante. Noi allenatori possiamo crescere assieme a voi. Sono due realtà imprescindibili da ora in poi. Il lavoro è un lavoro di èquipe. Ed è fondamentale”.
Fondamentale come la spiegazione, divisi in due parti, affidata a Cristian Osgnach, pro fitness coach con un vastissimo curriculum alle spalle. Giusto ricordare, tra 2003 e 2018, i lavori intrattenuti come consulente con molte società di calcio italiane ed europee, dalla Salernitana al Parma, dal Watford al Granada passando per l’Udinese, la squadra con la quale, nelle vesti di preparatore atletico, ha lavorato tra 2011 e 2014. Gli anni d’oro del club friulano, quelli della clamorosa rimonta di Anfield con Guidolin in panchina e dell’accesso ai playoff di Champions League.
Il racconto dell’incontro “Dal modello di gara all’allenamento” parte dall’immagine tanto onirica quanto efficace della Ferrari. Un’automobile con la quale, più si accelera, più aumenta la spesa energetica. Un paragone riferibile anche al mondo del calcio, alla
L’INTERVISTA A CRISTIAN OSGNACH
Fin da piccolo avevi la passione, contemporaneamente, dello sport e della tecnologia. Ci racconti come nascono la tua passione e la tua professione?
“Arrivo da una famiglia che nell’Isef ha trovato la sua fortuna. Mio padre e mio zia erano insegnanti. Per vari motivi mi sono avvicinato al calcio e, alla fine, quasi per gioco, è divenuta una professione. Prima ho avuto la possibilità di lavorare coi calciatori professionisti, poi con alcuni amici, proprio in coda a quell’esperienza, è anta un’azienda che adesso è abbastanza presente nella Serie A italiana ed è diventata leader in Italia. E lo sta diventando anche all’estero, con fatiche non da poco. Casualmente è capitata senza quasi accorgersi. Ed è una bella cosa”.
Il tuo incontro e la tua lezione hanno brindato all’ingresso dell’AIPAC nell’AIAC. Che momento storico è?
“Sarà una gran bella opportunità. Di fatto, la vicinanza con gli allenatori è storia di anni fa. Formalmente eravamo divisi da un punto di vista organizzativo, ma fattivamente, con competenze differenti, facevamo già lo stesso mestiere. Era importante unire le forze. Credo che da questa unione potrà nascere solo del positivo. Più si è, più si viene rappresentati. Noi al fianco degli allenatori possiamo essere una forza importante”.
Chiudo chiedendoti come si faceva a fare correre a quella maniera quell’Udinese che vinse ad Anfield nell’ottobre 2012. Te lo chiedo perché tu ne facevi parte come preparatore atletico…
“Ho avuto la grandissima fortuna di vivere un momento storico di quella società, quando c’erano giocatori che adesso militano in squadre ben più blasonate. La selezione era veramente di altissimo livello, c’erano giocatori che avrebbero avuto un futuro importante. Ad Anfield nacque una sfida fantastica. Non so se ne avete memoria, ma ricordo il placcaggio di Giampiero Pinzi (su Downing). A Liverpool, contro una squadra molto più strutturata di noi, portammo a casa tre punti impensabili solamente 90′ prima. E quel placcaggio dimostra che li portammo a casa in qualsiasi maniera”.
LA FOTOGALLERY DELL’INCONTRO “DAL MODELLO DI GARA ALL’ALLENAMENTO”