Il Calcio show non si arrende. L’arrembante arrivo di altri sport, difficilmente in televisione gli anni precedenti, sta portando via giovani non solo dagli stadi ma anche nel praticare il calcio. Nelle camere di FIFA e UEFA si studiano novità per i prossimi campionati europei ma tutte le modifiche ai protocolli solo l’IFAB potrà modificarle. Qui casca l’asino, perché gli 8 membri indipendenti dalla FIFA così come i 4 che rappresentano le 4 federazioni britanniche (Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda) sono poco propensi alle innovazioni nel mondo del calcio, in particolare quello tecnologico e vincolano tutto al proprio giudizio come viene vissuto il calcio in Gran Bretagna.

Sarà difficile far digerire ai “parrucconi” dell’IFAB che non ci sarà più il concetto di volontarietà sul fallo di mano: ogni tocco, di mano o di braccio, dovrebbe essere punito con un calcio di rigore se commesso da un difendente e con un calcio di punizione diretto se commesso da un attaccante. Da ieri l’esame VAR anche in Champions League, sotto la lente d’ ingrandimento dell’IFAB. Interessante anche per il calcio e gli arbitri italiani questo esperimento di VAR all’estero, per capire se il protocollo sia così difficile da decifrare da parte dei direttori di gara, che applicano e fischiano in modo differente negli altri campionati dando l’impressione di essere meno suggestionabili da società e calciatori. All’UEFA vogliono far sparire la regola per la quale i gol in trasferta valgono il doppio. Zibi Boniek ne è il fautore principale. Giustamente, ormai giocano tutti con lo stesso attrezzo. I campi hanno le stesse dimensioni e in anticipo si sa tutto nel posto dove si giocherà. Per Boniek il gol doppio in trasferta è un’ingiustizia.

A livello italiano le novità arrivano dal VAR e da Rosetti, il nuovo boss della tecnologia e delle designazioni a livello europeo. Per far vedere che ha ragione, nella partita più complicata degli Ottavi di Finale di Champions Manchester United– Paris Saint-Germain ha mandato un sestetto italiano.

I tabelloni degli stadi il prossimo anno dovrebbero (meglio usare il condizionale) segnalare  agli spettatori l’accensione del VAR quando richiesta per capire per cosa viene utilizzata. Rosetti sull’argomento è categorico: “Deve essere una assicurazione, un paracadute”. Non si ferma solo alle immagini in diretta, ma preme affinché gli arbitri  parlino durante le immagini trasmesse e spieghino l’intera azione che ha portato alla decisione. Uno show alla Super Bowl.

Tra tutte queste novità la più probabile che possa entrare in gioco già dal prossimo campionato è l’utilizzo dei cartellini gialli e rossi anche per gli allenatori in panchina. Una volta l’uscita di un tecnico era chiamata allontanamento, in futuro ammonizione ed espulsione come per i calciatori. Rosetti e Rizzoli difficilmente riescono a rispondere a quello che succede nelle stanze del VAR, dove troppi sono i misteri anche in questo campionato per decisioni lapalissiane, senza dubbio viste anche ad occhio nudo ma sfuggite all’arbitro per cattivo posizionamento o impallato da altri giocatori, impossibili da sfuggire dopo replay nella VAR room, una vera e propria regia TV che raccoglie immagini  da un minimo di 12 telecamere, non in tutti gli stadi, con due arbitri  supportati da tecnici della società Hawk-Eye che risolvono problemi di millimetri non solo nel tennis.

Con la scusa che deve essere sempre l’arbitro principale a richiedere l’intervento del VAR si ha l’impressione del solito scaricabile all’italiana; difficile da capire se sia il direttore di gara in campo a non voler essere aiutato oppure se non sia stato aiutato dal collega davanti alla TV.

Per scoprire l’arcano nei casi clamorosi ne citiamo due con sempre la Roma di mezzo, anche perché siamo nello stadio tra i più vivisezionati d’Italia. Il primo in Roma-Inter, un rigore palese sacrosanto su Zaniolo di D’Ambrosio, il secondo in Roma-Genoa, con una spinta evidente a Pandev da parte di Florenzi nell’ultimo minuto di gioco. Nel primo caso fu punito con la sospensione Fabbri di Ravenna al VAR, mentre Rocchi andò al Mondiale  per Club, nella seconda partita vennero date 4 giornate di squalifica da fischietto a Di Bello di Brindisi, in campo, ed una a Chiffi di Padova al VAR.

La scorsa settimana a Roma c’è stato il 43° Congresso straordinario dell’UEFA. Rieletto Presidente Ceferin – peraltro unico candidato – fino al 2023. Vice-presidente è stato eletto Michele Uva, appena  fatto uscire  dalla FIGC dove avrebbe fatto tanto comodo vista l’esperienza e subito precettato dal presidente sloveno. Nessuna sorpresa in questo 43°  Congresso, che con un budget di oltre 5 miliardi di euro per il 2019/2020 si conferma l’organizzazione sportiva, non solo calcistica, più forte che c’è. L’UEFA al suo Congresso ha confermato che l’Italia è una nazionale calcistica indietro in tutto: nella costruzione di strutture efficienti per godersi lo spettacolo, nel controllare i bilanci delle squadre (in particolare nelle categorie inferiori), contro la violenza dentro e fuori dagli stadi, nelle scommesse (la legge che ha cercato di dare un freno con l’esposizione dei marchi sembra un piccolo palliativo). Il calcio italiano è indietro anche per quanto riguarda i settori giovanili, il  calcio femminile, oltre al razzismo calcistico.

Tutto ciò però non ha mosso i vertici di FIGC e Lega di Serie A presenti al Congresso UEFA, che continuano a non fare nulla per il calcio italiano. Anzi in Lega, in attesa della sentenza di un Tribunale civile, qualcuno vorrebbe dividersi i proventi della caparra di 68 milioni di euro anticipati da MediaPro per i diritti TV dello scorso anno. Il Congresso Uefa non farà la SuperLega. Ci sarà una nuova Champions (quattro gironi da otto squadre) non ci sarà il Mondiale allargato come voleva la FIFA.

L’UEFA vuol far nascere la propria televisione. Si farà sicuramente, perché dovrebbe generare ulteriori risorse e qualcuno a Roma ha anticipato che il budget potrebbe essere di 50 miliardi di euro, il doppio rispetto ad oggi. L’operazione UEFA TV ad oggi si rappresenta come una piattaforma multimediale dove trasmettere tutte le partite che non sono state oggetto di vendita: dettagli di facciata per far partire l’operazione dal prossimo giugno. Tranquilli sarà sempre Pantalone-tifoso a pagarne le spese, con una differenza: fuori dall’Italia si godono gli spettacoli in stadi a misura di uomo e famiglie, in Italia invece no. I vertici di FIGC e Lega si divideranno l’ennesima nuova torta senza fare nulla?


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