Qualcosa di romantico c’è ancora in Champions League, come l’ingresso nella hall of fame dei record di Gianluigi Buffon e Nicolò Zaniolo, oltre vent’anni di differenza, nella medesima serata. L’uno col PSG, l’altro con la Roma. Uno il più anziano, uno il più giovane.
Ma la Champions League, come già più volte raccontato, è un fiume di denaro. Lo dimostrano i 9,5 milioni di euro guadagnati da ciascuno dei 16 club che hanno conquistato gli ottavi. Quest’anno il monte ricavi totale è vicinissimo ai due miliardi (1,95), il che permette di avere motivazioni ancora maggiori nell’andare ancora più avanti nella competizione. La Roma, vincendo all’Olimpico col Porto, ha già provato a mettere le mani avanti. La Juventus ci proverà la prossima settimana nella difficile sfida all’Atletico Madrid.
Le due compagini italiane promosse agli ottavi avevano già incassato, dopo la fase a gironi, una cifra complessiva vicina ai 68 milioni di euro. Sbarazzandosi di Porto e Atletico Madrid, potrebbero incassare altri 10,5 milioni di euro a testa. E andando ancora avanti potrebbero guadagnarne altri 12 in caso di semifinali, 15 in caso di accesso alla finalissima di Madrid e 4 in caso di vittoria finale. Nel mirino di giallorossi e bianconeri, quindi, ci sono ulteriori prospettive economiche. Prospettive da 41 milioni e mezzo di euro.
E pensare che si tratta solamente dei premi per il percorso in Champions League. Già, perché c’è una somma che tiene conto anche dei coefficienti UEFA che analizzano la storia europea dei club negli ultimi dieci anni. Ognuna delle 32 squadre partecipanti, alla fine della competizione, riceve una fetta della torta da 585 milioni di euro. E lo fa in base al proprio piazzamento rispetto alle altre 32 regine europee. Ad oggi, la Juventus sarebbe settima, mentre la Roma si troverebbe al 32esimo posto. Si parte dalla fetta più piccola (1,1 milioni di euro) assegnata al club più basso nel ranking, dopodiché si risale a quello meglio piazzato che finisce per incassare una cifra intorno ai 35,4 milioni di euro. Numeri da capogiro. Cifre che ripianerebbero una spesa ingente in sede di calciomercato e gran parte dei bilanci della Serie A.
Un po’ lo stesso motivo che ha spinto nei giorni scorsi la Juventus, società quotata in borsa, ad emettere bond per una cifra intorno ai 150 milioni di euro, già superata è allargata a 175 milioni (potrebbero diventare anche 250 visto il successo dell’operazione finanziaria, ndr) per via di un larghissimo interesse da parte degli investitori. “Juventus Football Club S.p.A. comunica che il Consiglio di Amministrazione ha deliberato la possibilità di emettere in una o più tranche, entro il 30 giugno 2019, un prestito obbligazionario non convertibile per un importo nominale complessivo compreso tra € 100 milioni e € 200 milioni, con collocamento riservato a investitori qualificati. La decisione ha lo scopo di dotare la Società di risorse finanziarie per la propria attività ottimizzando la struttura e la scadenza del debito“. In altre parole: chi investirà in titoli di debito della Juventus, senza diventare azionista in alcun modo pur investendo cifre ingenti (la forbice parte da investimenti da 5 milioni sino ad arrivare ad esposizioni che superano i 30, ndr), coprirà quasi metà del debito finanziario netto della società bianconera (al 30 giugno 2018 ammontava a 309,8 milioni di euro, ndr), con ampie prospettive di guadagnare dal proprio investimento. Con qualche rischio, visto che dalla Juventus fanno sapere che il contenimento del debito, dopo l’operazione Ronaldo, dipenderà molto – se non moltissimo – dal cammino in Champions League di questa stagione. Un anno zero dopo l’arrivo di CR7.
Mentre UEFA e Lega sonnecchiano, la Juventus, già tecnicamente straripante rispetto al resto della carovana e fermata sul pareggio solamente da Genoa e Parma in questa stagione, prende il largo verso il totale predominio, quantomeno in Italia. Vara per prima la soluzione per ammortizzare una parte del suo debito per “ottimizzare la struttura” e, prendendosi qualche rischio d’impresa, cerca di consolidarsi definitivamente tra le grandi del calcio europeo e mondiale, auspicando l’arrivo in bianconero di altri campioni alla Ronaldo. Del resto, quella di emettere titoli di debito è pure la soluzione che più di tutte aggrada la UEFA, che preferisce soluzioni come la copertura mediante bond che non aumenti di capitale da parte dell’azionista di maggioranza.
Inarrestabile dunque l’incedere bianconero, col club piemontese destinato a conquistare ancora per molti anni il panorama italiano tra bond e cifre da capogiro per i suoi elementi in uscita, da Audero a Mandragora passando per Sturaro. La Lega Serie A, che si riunirà il prossimo 25 febbraio per completarsi nel suo organico con ulteriori votazioni e che latita nelle sue decisioni, è spettatrice non pagante di un calcio che continua a polarizzarsi sempre di più, annichilendo tifosi e spettacolo. Alle altre squadre definite “big” resteranno le briciole, dai piazzamenti in Champions al percorso che si farà nella competizione, che può fruttare svariate decine di milioni di euro. Alle restanti, a chi non farà campionati anonimi da metà classifica o non lotterà per mantenere la categoria, resterà l’Europa League. Una competizione che quest’anno raccoglie quasi 1,2 miliardi e garantisce a chi dovesse raggiungere la vittoria finale (conquistando solamente vittorie nella fase a gironi) una somma di circa 20 milioni di euro. Cinque o sei volte meno di chi porta a casa la coppa dalle grandi orecchie. E la forbice del calcio europeo, neppure minimamente spuntata dai prestiti chiesti a fondi americani da società come il Barcellona, si allarga ancora di più. comunicato 12022019 approvazione ita