Un pensiero filosofico del principe della risata Totò: “Per avere una grazia da San Gennaro bisogna parlargli da uomo a uomo, la stessa visione per i genovesi dovrebbe esserci con la Madonna della Guardia“.
No, il Genoa al Bentegodi contro il Chievo per non chiedere aiuti dovrà presentarsi come nelle precedenti gare con carattere, indipendentemente dai numeri tattici. Tosto, rognoso, che non molla mai la presa, senza alibi e giudizio sugli avversari e sulla loro classifica. Perciò, Vecchio Balordo, “tegnise a ventu”, mettersi a favore di vento, dimenticandosi di una frase del Pàron Rocco: “Cio mone xe solo futbol”. Come dire “tranquilli, è solo calcio”
Il lavoro di Prandelli è quello di cercare di avere una buona fase difensiva, aspettare compatti gli avversari, fare pressing nella zona centrale del campo. Ancora non naviga nel successo totale perché le ripartenze, pur essendo non sempre veloci, si fermano sulla trequarti e sull’ultimo cross. Si è però continuato a lavorare al Pio Signorini sulla fase difensiva e anche su quella offensiva.
Quando le ripartenze veloci riusciranno, anche se non tutte, in cattedra salirà un altro centravanti, non solo nelle realizzazioni come è successo a tanti altri scelti dal fiuto del Joker e dei suoi collaboratori negli anni trascorsi.
L’operazione Cesare continuerà verso il futuro e dopo aver dribblato la zona rossa si concentrerà anche sui giovani impegnati con la Primavera. Prandelli dal suo arrivo ha subito capito che essere competitivi si può fare anche con bilanci corretti e l’immissione di giovani, allevati e cresciuti degli anni 1999/2000 attraverso le idee del tecnico, che potrebbe diventare con i suoi collaboratori sul campo e dietro le scrivanie un moltiplicatore non solo di plusvalenze ma anche di gioco .
La campagna ingaggi e acquisti del mercato di riparazione (condivisa) è stata impostata prima sul salvarsi e sul non prenderle. Continuerà visto il materiale a disposizione, ma avrà un occhio speciale per il cuore del gioco, il vero motore di ogni squadra, anche se nelle quattro gare dalla fine del mercato di riparazione ancora non si è visto quello mancante nel girone di andata: il play, il metronomo. Radovanovic nessuno lo discute, potrebbe essere l’uomo giusto, ma dovrà scrollarsi quella posizione in campo da centrale-difensore aggiunto e non da catalizzatore del gioco nelle due fasi di gioco. Contro il Chievo più profondità e cambi campo devono fare la differenza.
Per riuscire a fare risultato, anche contro il Chievo l’attuale Genoa deve essere un gruppo capace di esaltarsi nell’interpretazione del calcio totale, nonostante una qualità tecnica individuale da affinare per molti dell’attuale rosa.
Il Grifone ha finito le ultime gare crescendo tatticamente e strategicamente con le mosse dalla panchina, il colloquio tra Prandelli e Pin ha portato mutamenti tattici e risultati. E non solo: ha portato anche un crescendo agonistico e fisico. A correre sono buoni tutti, ma è stata la qualità nelle seconde parti di gara a fare la differenza. Complimenti ai preparatori del Genoa, quelli passati e quelli arrivati con Prandelli.
Il vecchio motto di Pilati e Barbero è “bisogna correre più degli avversari negli ultimi quindici minuti di gioco più i recuperi”. Un motto inseguito da anni e confermato dallo scorso luglio in Val Stubai. Un motto che potrebbe essere prossimamente un’altra carta vincente di Prandelli.
Sulla formazione rossoblu anti-clivensi di domani pomeriggio c’è curiosità: sarà il Grifo che aspetterà lo sfogo della rabbia del Chievo oppure quello senza “peli” sul gioco visto contro la Lazio nel secondo tempo? Indipendentemente da chi giocherà, sarà importante non vestirsi da Croce Rossa e pensare che i veneti abbiano calato la bandiera. Il Chievo farà il Chievo e il Genoa dovrà fare il Grifone!
Anche perché il Chievo, perdendo 1 a 0 a Udine per un rigore non chiaro, ha praticamente ridotto quasi a zero la possibilità di salvarsi. Non mollano quelli della Diga e si tengono stretto un lumicino di speranza contro il Genoa. Ultima chance che richiamerà al Bentegodi tutti i sostenitori.
Di Carlo da quando è arrivato a Verona, dopo Ventura, ha avuto come primo pensiero quello di risollevare la squadra della Diga intasando gli spazi di mezzo. Gli avversari non hanno avuto vita facile, anche se il Chievo ha portato pochi risultati a casa.
Gli allenatori avversari da inizio gara o a seguire, per raggiungere il risultato, hanno provato la contromossa: alzare un trequartista per giocare palloni dietro la linea di centrocampo di mister Di Carlo. Il tipo di gioco degli avversari ha funzionato: oltre giocare rasoterra perché caratterizzato da velocità e intensità non ha permesso ai clivensi di intasare gli spazi e limitare i pericoli.
Il Chievo in questa stagione ad handicap con la penalizzazione dei 3 punti – che ormai non può più essere un alibi vista la classifica e lo score dei risultati – ha puntato molto sull’esperienza dei suoi giocatori. Infatti, anche dopo il calciomercato di riparazione di gennaio, sono arrivati calciatori che hanno continuato a dare un primato ai gialloblu, quello di essere la seconda rosa con età media più alta della serie A. Sono arrivati Andreolli del 1986, Schelotto del 1989, Piazon del 1994 e solo un Under 23, Dioussè, del 1997, centrocampista prelevato dal Saint Etienne dopo la partenza di Radovanovic destinazione Genoa. Oltre all’uscita di Radovanovic, è arrivata quella importante di Birsa approdato sull’isola con l’ex Maran e con Castro nella compravendita estiva, senza dimenticarsi di Cacciatore in difesa. L’uscita di questi nomi, più quella estiva di Inglese, ha indebolito il Chievo sul piano della qualità.
Mimmo Di Carlo, non c’è due senza tre. Alla terza apparizione sulla panchina del Chievo dopo l’esonero di Ventura non ha avuto un compito facile, oltre la classifica bisognava mettere in riga anche il “cervello” di Pellissier e compagni scottati dalla dipartita dell’ex tecnico della nazionale.
Di Carlo ha avuto coraggio, si è messo nuovamente in discussione dopo anni di purgatorio pur sapendo che l’impresa era ardua non solo per la penalizzazione, ma per i tre punti totalizzati in dodici gare. Dal suo arrivo ha fatto 6 punti in altre 12 gare.
Di Carlo ha riproposto il 4-3-1-2 come il primo tecnico stagionale, D’Anna: un assetto tattico per esaltare Birsa e Giaccherini protagonisti in negativo con tutti i tre allenatori D’Anna, Ventura e Di Carlo.
Oltre i tre punti di penalizzazione, tra le avversità stagionali anche i tanti infortuni che hanno falcidiato la rosa. Contro il Genoa assenze di qualità De Paoli, l’unico uomo-cross, e Giaccherini, la fantasia. Frey, Pellissier e Tomovic in infermeria.
La formazione dei clivensi sulla carta appare quasi obbligata a meno che Di Carlo e società non pensino al futuro buttando nella mischia giovani della Primavera.
Sorrentino in porta; Schelotto da esterno a terzino destro, Bani, Barba, Jaroszynski in difesa; a centrocampo Leris (98), centrocampista franco-algerino cresciuto nella Juventus, Rigoni, Hetemaj a centrocampo; Stepinski, Kiyine (97), belga-marocchino mandato dal Chievo a farsi le ossa in B alla Salernitana, e Djordjevic in attacco. Unico dubbio a centrocampo tra due francesi, Leris o Diousse.
Arbitro di Chievo-Genoa è Manuel Volpi della sezione di Arezzo. Classe 1988, esordio in serie B nell’agosto 2018 in Ascoli-Cosenza. Un crescendo per l’aretino con altre otto gare in cadetteria prima di debuttare domani in serie A. La serie A Manuel Volpi l’aveva vista come quarto uomo in Chievo-Udinese. In serie B, su 9 gare dirette, ha fischiato 7 rigori, zero i cartellini rossi.
Ci siamo informati con qualcuno che lo ha visto arbitrare da Commissario arbitrale ed è stato descritto con un buon FEAT (fisico, estetico ,atletico e tattico) con visione di gioco, senso tattico e tecnico, buon colloquio sul terreno di gioco. È soprannominato “fox” per via del cognome. La scuola toscana non gli manca: sempre pronto a giustificare il suo arbitraggio in campo con i calciatori. È diventato arbitro dopo aver provato a giocare al calcio, ma viste le scarse attitudini a colpir il pallone ha deciso di mettersi in fischietto in bocca. A tre mesi dalla fine dei campionati, Rizzoli e l’Aia devono correre ai ripari buttando nella mischia giovani da crescere. A fine anno i ranghi si indeboliranno con l’uscita di Mazzoleni e Banti.
Primo assistente Vivenzi di Brescia, secondo assistente Lo Cicero di Brescia, quarto uomo Mariani di Aprilia; al VAR e AVAR due internazionali. Rocchi di Firenze e Di Liberatore di Teramo.
Diffidati Chievo: Barba, Hetemay, Rigoni. Diffidati Genoa: Criscito.