Genoa Frosinone 0 a 0. Chi si accontenta gode solo per la salvezza quasi raggiunta grazie ai risultati degli avversari alle spalle del Vecchio Balordo. Trenta punti in classifica. Trenta nella smorfia napoletana è “e Ppalle d”o Tenente” (le palle del Tenente) che contro i Ciociari non sono state quelle del Grifone.
Come domenica scorsa a Verona contro il Chievo, il Genoa contro i frusinati ha dimostrato che il calcio non è veramente il gioco più attraente. Sbaglia troppo il Genoa per esaltare il cronista e il critico: si contiene troppo nel primo tempo la squadra di Prandelli per fargli dimenticare che l’ardore del Frosinone avrebbe potuto meritare miglior premio.
Il calcio si può onorare anche sbagliando. Per questo è così affascinante come gioco. Come ho detto alla vigilia con i frusinati non è una questione di tattica, ma di tecnica sì: pur errando tutto si poteva far esaltare il Tempio se il Grifone si fosse prodigato e avventato per tutti i 95’ di gioco. Il Frosinone si è fatto ammirare per la precisa coscienza dei suoi limiti. Il Genoa non sbaglia tanto perché fa molto meno.
Se ripetessimo della mancanza di un regista, supereremmo Bertoldo. Prandelli in ogni gara ha sempre cercato in primis di rispettare le equidistanze, la squadra non è risultata rispetto al passato squilibrata. Non gli schemi di Prandelli sono gracili, ma gli interpreti, troppo lineari dunque razionalissimi nello sviluppare l’azione da dietro e dal centrocampo: il mercato di gennaio non lascia segni.
Il guaio del Vecchio Balordo contro il Frosinone quello di aver esaltato la difesa dei ciociari fatta di lottatori imponenti (Salomon uno su tutti). Tutto esagerato da parte dei rossoblu a quarti in lanci lunghi, dalla trequarti, per di più alti verso punte sovrastate e in girandola costante con il difetto di non andare mai sul primo palo per provare ad anticipare l’avversario. Il Genoa in superiorità numerica ha esagerato in palleggi portanti quasi sempre, per di più accentrati.
Qualcuno quando è stato espulso Cassata aveva pregustato la vittoria facile come successe con Gasperini, che dopo un primo tempo orribile contro i frusinati vinse per quattro a zero: non tanto per merito de gioco, ma di Suso autore di una tripletta. Quella volta furono aiutati da un gol al 43esimo, gol che non permise più agli uomini di Stellone di non far giocare gli avversari.
La superiorità numerica contro una squadra come il Frosinone (12 punti in classifica su 17 confezionati fuori dallo Stirpe) conta poco. Si difendevano in 9 dietro la linea del pallone: in 11 hanno continuato in 10.
Il Genoa in superiorità numerica ha fatto l’errore di accentrarsi, di crossare alto e mollo dentro l’area dei gialli senza mai prendere un pallone in anticipo o una “seconda palla”. Tre tiri a botta sicura sono stati rimpallati senza alcuna meraviglia essendo in 15/16 persone dentro i sedici metri dei ciociari. Altra considerazione: perché 4 punizioni dirette sono state battute con cross e non tiro in porta (solo uno quello di Sanabria studiata bene a tavolino)? Perché sette calci d’angolo battuti sempre alti hanno permesso a Salomon e al portiere Sportiello di primeggiare?
Quando si orchestrava sulla trequarti nel secondo tempo il giro pallone poteva essere bello ma non efficace se sfociava nel cross alto: i triangoli rasoterra tra i piedi buoni genoani potevano sbloccare la partita?
In queste dodici gare di Prandelli sulla panchina del Genoa il calcio di Prandelli non è stato secondo a nessuno sul piano organizzativo: al contrario può addurre una sola attenuante ai troppi insuccessi da tre punti sul piano del risultato. Cesare probabilmente aveva studiato bene il Vecchio Balordo ed è stato previdente per non fare stroncare il suo lavoro a causa dei troppi errori difensivi. Perciò baricentro basso e i tre mediani. Sul campo senza utilizzare i numeri dei moduli non appare il primo problema, anche se si cerca sempre più la superiorità numerica in fase difensiva e meno in quella offensiva.
La foto di tutto è Kouame: la sua involuzione al di là dei moduli preoccupa. Kouame contro il Frosinone ha giocato male – può succedere -, ma quello che impensierisce è che non ha giocato o fatto un anticipo di testa.
Qualcuno si potrebbe attaccare alla dipartita di Piatek. Non è vero perché era lui nelle prime giornate di campionato che mandava in gol Venerdì con uno schema semplice: cross di Criscito, spizzicata o assist di testa di Kouame e gol del polacco.
Bella novità che ha fatto luccicare nel giorno di San Cunegonda gli occhi a qualche genoano: Sturaro si è riscaldato per tutto il secondo tempo. Considerato che Prandelli ha fatto solo due sostituzioni, per molti l’ultimo quarto d’ora il Matuziano poteva giocarlo al posto degli arrivi di gennaio a centrocampo che per adesso non si sono messi in mostra.
Cesare Prandelli in questo primo periodo sotto la Lanterna genoana si rifarà ad un Generale cinese e filoso, Sun Tzu: “Chi è prudente e aspetta con pazienza chi non lo è, sarà vittorioso“. Calcisticamente ne possiamo aggiungere un’altra: “Rendersi invisibile significa conoscere se stesso“. Ha ragione Cesare Prandelli riguardando il passato della fase difensiva collettiva e singola dei rossoblu.
Perciò, prima non prenderle la domenica genoana non sarà stata grassa. La Quaresima delle prossime gare come ha detto Pandev: “Facciamo fatica a giocare con squadre così, abbiamo visto anche contro il Chievo: quando ci sono pochi spazi facciamo fatica. Abbiamo gente davanti veloce, che va negli spazi e possiamo fare meglio. Ora arrivano le squadre sul calendario più difficili, e possiamo fare bene”.