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Logorroici e filosofici

A scrivere, analizzare, giudicare le partite del Genoa in casa o in trasferta sia ha  l’impressione di essere logorroici o filosofici.

Ripetere sempre le stesse cose fa male, parlare come un disco incantato non vuol dire non saper ascoltare, ma specchiarsi in quello che si vede. Per adesso non significa contemplarsi nelle ansie della classifica (positivi i risultati della 27esima giornata per il Vecchio Balordo eccetto Bologna-Cagliari, un 2-0 preventivato visto il campionato esterno dei sardi), perciò bisogna trattare l’argomento con filosofia che ha solamente di buono il fatto di servire a consolarci.

Anche in Genoa-Parma i calciatori rossoblu non hanno capito che non hanno tempo a disposizione per pensare, giocare ad uno o due tocchi laterali o indietro: non sono più sufficienti e efficaci per fare gol. È una questione di qualità più che di condotta. Il tempo di reazione è minimo, ma l’esigenza per sviluppare una azione di possesso è alta.

Un centrale di centrocampo deve essere efficace come un centrocampista o un goleador raffinato e deve avere una buona visione di gioco delle due fasi. Non si può buttare la croce addosso a Radovanovic perché c’è il rovescio della medaglia: se il Genoa fatica a fare gol, allo stesso tempo non ne prende.

Su tutto incide – e non solo nel Genoa – perché la fase difensiva è predominante in tutto il calcio italiano. Nelle partite del Genoa si ha l’impressione in campo che tutti si assumano pochi rischi (contro il Parma si è visto qualcosa in più nell’applicazione del fuorigioco). Al Vecchio Balordo nelle ultime gare sono mancate le azioni fuori controllo che dovrebbero e potrebbero risultare più interessanti ai fini del risultato. Passarsi il pallone mille volte come è successo contro i Ducali, senza trovare il buco giusto o il passaggio legittimo, non porta a fare punti. La virtù già detta varie volte sta nel mezzo. Come succede sempre nella vita.

Il Genoa di Prandelli dà l’impressione di giocare per colpa del passato (gol incassati individuali e collettivi) con il timore che l’avversario possa approfittare del minimo errore.  Il Genoa ha giocatori adatti per transizioni veloci davanti e giocatori non veloci che sono in difficoltà in difesa in spazi larghi e nell’uno contro uno.

Foto TanoPress

Lo scopo del calcio è fare gol e vincere: per riuscirci bisogna esporsi, ma questo appare in secondo piano nel Genoa alla ricerca della salvezza anticipata.

I palloni recuperati nelle gare del Genoa sono aumentati, anche se tempi di possesso utili sono inferiori. Facendo più punti nelle ultime tre gare ci avrebbe pensato anche Prandelli con altro sistema di gioco più appropriato nel fare altra proposta offensiva per fare gol senza aspettare di passare in svantaggio e assumere quell’atteggiamento di sputare sangue con i cambi per raggiungere il pareggio. Con la classifica più consona Prandelli sarebbe stato più abile e propenso a sfruttare al massimo un altro segno d’identità della rosa a disposizione: la qualità.

Tornando da Parma nella notte con la pancia piena delle specialità emiliane bisogna consolarsi con la filosofia buttando nello stagno genoano, senza nascondere la mano, alcune pietre.

Pensando al passato, quando Ballardini fu allontanato dopo la sconfitta casalinga con il Parma per antipatìa, il sentimento ispirato dall’amico di un nostro amico, anche perché la squadra faceva gol ma ne subiva tanti, si era al contrario di adesso quando la squadra subisce pochi gol ma non ne realizza. A questo punto uno schieramento con tre difensori potrebbe funzionare meglio, non solo in difesa ma anche in fase di attacco? 

Tanti i paragoni tra i punti fatti da Ballardini e Prandelli. Ma bisogna dire che il 3-4-1-2 di Ballardini funzionava non solo per Piatek. Aveva il rovescio della medaglia incassando tanti gol, ma quel Genoa non aveva in squadra Radovanovic e soprattutto Romero ai box per infortunio e non per scelta tecnica.

Potrebbe funzionare ancora quella strategia tattica? Juric fu “invogliato” a fare il 3-5-2 o 5-3-2 per i gol incassati, non vinse mai anche se qualche partita fu persa per episodi nel ciclo terribile (sulla carta) che si presenterà prossimamente a Prandelli e compagnia.

L’altra domanda è se, continuando con lo stesso sistema di gioco attuale, non si potrebbe riproporre Veloso nel cuore del gioco, che ha i ritmi degli altri compagni ma sulla carta più qualità?

Adesso inizierà il ritornello del ciclo sulle gare difficili da affrontare. Come già scritto più volte, sarà importante da parte di tutti, non solo a Pegli, il fatto di non aver paura, che è la qualità di chi non toglie le ragnatele dal soffitto temendo che cada.

Prandelli qualcosa cambierà cercando di fare punti nel prossimo ciclo di sei partite compresa quella con l’Udinese che però arriverà dopo la sosta per la nazionale. Mettendo da parte la filosofia nasce la speranza, una cambiale tratta sull’avvenire.

Prossimamente Prandelli avrà a disposizione Sturaro (che bisogna non considerarlo come salvatore della Patria), ma potrebbe aiutare ad alzare di qualche metro il baricentro della squadra aiutando la fase offensiva. E poi avrà Favilli e – perché no? – anche Lapadula:  tre “matte” che, se si potranno giocare, Cesare giocherà cercando di levare qualche spina dalla fase di possesso, una rosa che fatica a sbocciare.

Foto TanoPress


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