Italia’s got talent? Protagonista il calcio italiano? Calma all’esaltazione. Non sarà una vittoria degli azzurri contro la Finlandia – anche se non si deve definire da minimo sindacale – a scatenarla. D’accordo non esaltarsi, d’accordo che Mancini non dovrà lasciare un punto alle avversarie con vista Europeo 2020 considerato il girone allo “stracchino” a cui partecipano, però non deve far dimenticare il lavoro di costruzione dopo la campagna di Russia fallita.
Sano realismo non per colpa di Mancini e degli azzurri. Il ct sta cercando di utilizzare al meglio quello che passa il campionato degli italiani in Serie A e viene premiato dalla bellezza del gol di due giovanotti che in due non superano i 41 anni d’età. Italia-Finlandia è stata la prima partita dove contavano i tre punti. Mancini ha scelto e ha creato un gruppo di beata gioventù.
L’Italia di Mancini ha voglia di futuro. La Nazionale che aspettavamo forse è nata. Le promesse sono arrivate da tre giovanotti in una serata non brillantissima. Da Barella più leader del centrocampo di coloro che giocano le Coppe Europee con le squadre di club; da un 2000 come Moise Kean, un predestinato che ha visto da vicino la Coppa con le orecchie; da Zaniolo, altra stella del futuro azzurro.
I tre giovani non hanno però cancellato i soliti difetti riscontrati nelle altre gare. La confusione non è mancata perché i leader mancano e, se ci sono, in nazionale si nascondono: Bernardeschi, Verratti e soprattutto Jorginho, senza i compagni di club a fianco, sembrano smarriti nel cuore del gioco. Immobile, eccetto l’assist del gol “scacciapensieri” a Kean, non riesce a fare la punta, l’attaccante che lavora per la squadra giocando in modo diverso da come gli succede nella Lazio. Chiellini e Bonucci nel 2022 avranno 4 anni di più, possono fare di più. Meno male che sono stati graziati dall’unica azione dei finlandesi, un pareggio che avrebbe aperto altri scenari.
Più solidi i due esterni: Piccini blindato dal Valencia con una clausola da 80 milioni di euro e Biraghi quando ha avuto il permesso di poter attaccare la corsia di sinistra. A Mancini continua a mancare il faro su cui far giostrare la squadra e cucire gli spazi tra le linee e una prima punta da gol.
La criticità in fase di costruzione del gioco appare difficile da risolvere alla svelta così come il gol. Dovranno svegliarsi i Cutrone, che deve giocare, i Favilli e lo stesso Kean, un 2000 che avrebbe dovuto giocare la Coppa Carnevale e non una partita di qualificazione con la Nazionale.
Come nel passato, le colpe non sono di chi ha giocato con la maglia azzurra o di chi giocherà in futuro. Questi ragazzi hanno l’occasione di uscire dai campi italiani, per qualcuno dalle panchine del campionato di serie A, solo grazie alla Nazionale.
In quattro anni devono nascere altri giovani talenti nel mare magnum del centrocampo e dei sedici metri avversari. L’Europeo a 24 squadre itinerante deve essere un obiettivo, per riprendersi dopo i disastri del 2010 e 2014 la scena Mondiale.
Mancini a sabato scorso è stato bravo a fare un “tiramisù” dalla Nations League che tra tante difficoltà ha cercato di divertire. L’orizzonte si può vedere rispetto ad un anno fa, le nubi ci sono sempre e il traguardo sarà difficile da raggiungere se con Mancini non si schiereranno i dirigenti della FIGC e della Lega, mettendo mano alle riforme da tutti aspettate.
Di riforme del calcio italiano si parla poco, però è bastato nominare la Via della Seta con l’arrivo del Presidente Cinese in Italia che i dirigenti di Lega e Figc la trasformassero nella Via dei piedi di seta. Dai diritti TV da espandere nei cinema cinesi dove si trasmettono le gare degli altri campionati europei al fare giocare, oltre la Supercoppa a Pechino, anche qualche trasferta del campionato italiano di calcio la via è stata breve.
L’idea arrivava dalla Lega calcio, il Presidente della FIGC Gravina ha fatto l’arrabbiato e ha dichiarato come ai tempi del Piave non passa lo straniero: “il campionato si gioca in Italia perché si chiama italiano“. Presa di posizione che stona con la lettera d’intenti con i cinesi che parla di gare ufficiali da disputare in Cina nei prossimi anni, oltre insegnare anche il VAR d’esportazione, non certo quello che si pratica nel campionato italiano.
Nella lettera di intenti non si specificava se erano gare di campionato, Coppa Italia dagli ottavi in giù, dove entrano in scena le cosiddette big. Non ci sarà una battaglia di Pirro tra FIGC e Lega quando decideranno di sfruttare al massimo le opportunità commerciali della prima giornata di campionato da giocarsi in Cina.
Qualcuno ha già fatto paragoni e risposto alle parole del Presidente Gravina con il ciclismo che ha preso il via dall’Olanda, da Israele e si chiama Giro d’Italia. Scaramucce che non hanno fatto i conti con la UEFA, che ha già bocciato la prima giornata di campionato spagnolo da giocarsi il prossimo anno negli States.
I business, i profitti potrebbero andare bene ai calciofili tifosi italiani se gli euro venissero messi sul piatto delle riforme e non nelle tasche dei soliti noti e ignoti.