Nel pezzo di presentazione di Udinese-Genoa avevamo titolato “la luce oltre la siepe” dopo la vittoria nei confronti della Juventus. Il titolo di oggi è stato capovolto: “il buio oltre la siepe”. Non solo per la prestazione sul campo della Dacia Arena, ma anche per qualcosa che è all’ordine del gioco del calcio fuori dal terreno di gioco, che per una cattiva gestione dell’informazione si è trasformato in un giallo/noir alla caccia dei protagonisti e dell’arma del delitto.
Per molti il Genoa è tornato sulla terra e la vittoria con la Juventus fu vana gloria: tutto merito degli avversari. La partita del Friuli potrebbe dar loro ragione dopo aver visto un Grifone spento, lontano parente di quello prima della sosta contro la Signora.
La vittoria contro la Juventus era arrivata per mentalità, grinta, voglia di fare risultato: non è da professionisti se questa carica arriva solamente dentro il Tempio di Marassi. Se la classifica favorevole prima dell’inizio della gara è stata un problema relativo, che non ha siringato adrenalina nelle vene dei giocatori rossoblu, è ancora peggio.
Che sia colpa della tattica e della formazione schierata da Prandelli non ve n’è la prova dopo il gol preso dopo 3 minuti da Roccapepe. Paradossalmente il gol di Okaka ad inizio gara con 10 rossoblu davanti alla linea del pallone, che sulla carta per tutti erano disposti secondo un 4-4-1-1 inedito, e dieci friulani dietro la linea del pallone in campo, sulla carta con un 4-3-3, è da fantacalcio.
Prandelli aveva preparato la partita con un Genoa non attendista, muscolare, con l’idea di essere un 4-2-3-1 pronto a schiacciare gli avversari nella propria metà campo. L’errore in occasione del gol harakiri non è solo di Rolon. L’argentino si è fatto rubare il pallone, ma c’erano ancora 80 metri di campo da difendere. Tuttavia è saltato uno dei principi generali della tattica in fase difensiva: il dispositivo di sicurezza, scaglionamento e collaborazione.
Che la nuova strategia di Prandelli potesse funzionare si è visto a tratti e in particolare con Radovanovic più libero di impostare e di tirare in porta: 6 tiri da fuori area del serbo mai visti dal suo arrivo a Pegli in gare ufficiali e nelle gare di allenamento.
Sturaro alle spalle di Kouame, supportato sulle corsie laterali da Lerager e Lazovic, è stata una mossa che ha messo in ambasce Tudor, bravo a passare dalla difesa a quattro a quella a tre. I ricordi Sturaro nei primi anni al Genoa per qualcuno o molti non lo vedevano collocato in quella posizione, i tre anni alla Juventus per il Matuziano sono stati invece una scuola non solo impostata sul rompere ma anche sull’attaccare. Perciò senza quel maledetto gol cosa sarebbe successo?
Il gol subito dopo tre minuti è stata una mazzata vista la serie infinita di passaggi o transizioni sbagliate di pochi metri facendo passare il Vecchio Balordo dalle stelle alle stalle. Continuare a parlare della partita è inutile basta leggere l’intervista al Capitano Mimmo Criscito rilasciata a Buoncalcioatutti e Radio Nostalgia (oggi pomeriggio disponibile anche in video su Buoncalcioatutti). Capitano che freddamente ha fatto la foto ad un’altra prestazione del Genoa in trasferta senza peli sulla lingua.
Di Prandelli più che della strategia iniziale non si sono capite le sostituzioni ad inizio del secondo tempo: Bessa e Pandev per Rolon e Lazovic. Ci sta quella dell’argentino ammonito al 3’ di gioco e graziato al 37’ del primo tempo del secondo giallo: si rischiava di finire la gara in 10. La sostituzione di Lazovic è più discutibile, non solo alla luce delle discussioni dell’intervallo, ma anche perché ci è stato un ritorno al passato con la difesa genoana alla berlina negli ampi spazi .
Pussetto con due strappi ha messo KO il Vecchio Balordo. Il primo lasciando sul posto Criscito e Zukanovic mettendo il pallone a rimorchio per De Paul, potendo battere un rigore in movimento. Il secondo con lo stesso presupposto ha permesso a Mandragora di fare il gol, non della domenica ma dell’anno.
Le uniche curiosità da chiedere a Prandelli: perché ha cambiato la strategia rispetto a quella della Juventus, il 4-4-2, e se ciò è avvenuto solamente per una questione di avversari con le stesse maglie? Sanabria, pur arrivato per ultimo a Pegli a vent’anni, non aveva neanche venti minuti nelle gambe ?
La notizia di parole, solamente di parole avvenute nel sottopassaggio, tra i giocatori del Genoa in particolare tra Zukanovic, il pubblico Ministero, Pereira e Lazovic gli accusati in particolare sul primo gol incassato e l’avvocato difensore Veloso (episodi normali in qualsiasi squadra di calcio) ha scatenato un casino a fine gara.
Tutto è stato alimentato dalla risposta di Prandelli a precisa domanda su quello che era accaduto. Le parole di Cesare Prandelli in buona fede (“prenderemo provvedimenti con la società e i dirigenti”) hanno scatenato un giallo alla ricerca dei colpevoli. Non importava più a nessuno di quello successo sul terreno di gioco. L’ansia di perdere la lo scoop della notizia la faceva da padrone.
La rabbia della prestazione della squadra, più che degli avvenimenti successi nel sottopassaggio a caldo, hanno confuso il tecnico al quale sarebbe bastato dire che c’era stata una forte discussione su quello fatto nel primo tempo tra Tizio, Caio e Sempronio e tutto sarebbe finito a tarallucci e vino come quello successo stamattina nello spogliatoio a Pegli alla ripresa dei lavori dove ci sono stati chiarimenti, scuse da parte dei protagonisti documentate dai social della società con tanto di fotografie.
https://twitter.com/GenoaCFC/status/1112286478585991168
D’altronde nel calcio attuale con telecamere dentro gli spogliatoi e in qualsiasi parte del campo a “spiare e trovare gossip” bastava fare come la Roma che aveva levato subito tutte le illazioni sulla presunta scazzottata, facendo i nomi ed i cognomi di Dzeko e il Faraone.
Probabilmente non ci sarà nessun provvedimento nei confronti di nessuno. Alla luce di quello che è successo nel secondo tempo a Pereira, quasi rintronato, sempre al centro delle azioni da gol friulane e anche dello stesso Zukanovic, non all’altezza di altre prestazion, ci potevano stare le sostituzioni?
Ritornando da Udine in auto conoscevamo gli avvenimenti accaduti nel sottopassaggio, ma non ci è sembrata una notizia da divulgare per qualche click in più. Qualcuno dirà che sono un fesso considerato che la notizia teneva campo nell’intervallo di Sampdoria-Milan più della papera di Donnarumma e Piatek che non sparava.
Non è questione di stile, ma di vedere il calcio non tramite gli “sgobb”, tutto collegato all’ennesima porta girevole sbagliata dal Vecchio Balordo quando deve fare il salto in avanti invece che il passo da gambero. L’ansia della salvezza da raggiungere matematicamente per proiettarsi subito nel futuro del prossimo campionato non aiuta.
La nevrastenia è antica quanto il mondo. Nel calcio è all’ordine del giorno. Nel pianeta Genoa dove si soffre di ideacce nerissime da una gara all’altra, che incarnano il nevrastenico pessimista, è all’ordine del giorno da lungo tempo.
Meno male che fra tre giorni si ritorna in campo e tutti avranno l’occasione di riflettere su quello che è successo in Friuli e riversare la giusta carica, adrenalina, intensità contro il Biscione interista.
L’ora legale del Vecchio Balordo non è ancora scattata: bisogna portare le lancette della classifica in avanti già mercoledì serA. Poco importa se l’avversario si chiama Inter, squadra e società che potrebbero avere più problemi delle scaramucce rossoblu a quarti.