Canta Napoli, Strilla Genoa. Canta Napoli per l’episodio dubbio del direttore di gara. Strilla il Genoa non solo per quel’episodio, ma perché ha avuto la possibilità di fare risultato pieno anche in inferiorità numerica per 70 minuti. Chissà cosa sarebbe successo in 11 contro 11?
Napoli-Genoa resta comunque un pareggio che avrà vista lunga per il Vecchio Balordo se non ci si dimenticherà la strategia tattica iniziale e se tutti avranno capito come affrontare un momento difficile e come superarlo. La gara di Napoli ha detto che anche quando si va sotto si può anche tirarsi su.
Subito bisogna levarsi il dente del giudizio sul fallo di Sturaro nei confronti di Allan. Giudizio televisivo che in molti davanti alla televisione si sono tolti senza mai leggere il regolamento del gioco del calcio, compresi i direttori di gara e gli uomini davanti al VAR. La regola 12 su “falli e scorrettezze” nel fallo commesso da Sturaro parla di:
NEGLIGENZA: Negligenza significa che il calciatore ha mostrato una mancanza di attenzione o considerazione nell’effettuare un contrasto o che ha agito senza precauzione. NESSUNA SANZIONE DISCIPLINARE.
IMPRUDENZA: significa che il calciatore ha agito con tale noncuranza del pericolo o delle conseguenze per l’avversario : SANZIONE DISCIPLINARE AMMONIZIONE.
VIGORIA SPROPORZIONATA: un calciatore ha ecceduto in molto nell’uso della forza necessaria , correndo il pericolo di provocare un infortunio all’avversario. ESPULSIONE.
Se tutti i moviolisti, varristi e altri avessero letto il Regolamento quale delle tre soluzioni avrebbero scelto? Sicuramente la seconda, come ha fatto Pasqua sul terreno di gioco e molto vicino all’azione. Per di più riguardando le foto nessuno tiene conto di come intervenga Sturaro (guardare foto su Buoncalcioatutti nell’ordine esatto dell’intervento). In un incrocio di scarpe rosse è difficile capire che Sturaro prende prima il pallone e dopo la tibia di Allan, peraltro non con vigoria sproporzionata.
Pasqua aveva giudicato bene applicando il Regolamento. Aureliano di Bologna, figlio del Presidente della sezione arbitrale di Bologna, no! Rizzoli di Bologna poteva evitare di mandare un bolognese con 7 gare in serie A, dal 2013, e un salernitano all’AVAR per risparmiare sul rimborso spese dietro la TV in una gara importante per il Vecchio Balordo.
Aureliano si candida a salire in Serie A il prossimo anno, mentre Pasqua – oltre avere il cartellino rosso caldo nei confronti del Genoa visto che su tre rossi in stagione, su 15 gare, due li ha estratti contro il Genoa – dovrà preservarsi visto che l’ultimo tram passerà il prossimo gennaio per il ruolo di Internazionale e non dovrà fare la fine di Gavillucci, condannato dai colleghi VAR a favore di qualcun altro
Fra l’altro il Vecchio Balordo ha un particolare record con il VAR da quando è nato: unica squadra a essere sanzionato con cartellini rossi con falli accaduti fuori dall’aerea di rigore. Il primo fu Bertolacci a Udine lo scorso anno: prima giallo di Maresca di Napoli e dopo rosso da VAR. Il secondo Criscito in Genoa-Spal, espulso sempre da Pasqua con Aureliano al VAR che non intervenne a consigliarlo sulla stessa tipologia di fallo di ieri sera. Quella volta il bolognese non è intervenuto perché il protocollo VAR dice che non poteva intervenire, invece ieri sera a Napoli tutto è cambiato? Pasqua, guai all’arbitro che estrae un cartellino e dopo lo ritrae o lo cambia per di più avendo visionato l’azione da vicino e non coperto.
Il Genoa con Pasqua di Tivoli ha confezionato due pareggi giocando solamente 40′ di partita su 180′ in parità numerica. E anche questo potrebbe essere un altro record.
Gli arbitri sbagliano, ma è giunto il momento per i giocatori di imparare il Regolamento del gioco calcio alla Regola 11 sul “Fuorigioco” e 12 “Falli e Scorrettezze”. Ragionando con educazione potrebbero convincere con argomentazioni dettagliate il signore in arcobaleno che dirige di aver sbagliato.
Anche le parole di Prandelli a fine conferenza stampa sono state giudicate male o ascoltate male: “Prandelli vorrebbe unità di valutazioni su tutti i falli a gamba testa o con i piedi a martello“. Ha ragione: la Juventus con Pjanic (già due interventi in stagione al limite e mai rivisti al VAR), il Napoli con Allan o altri non finirebbero mai le gare in parità. Anche le parole di Sturaro devono far riflettere chi giudica davanti alla TV: “la dinamica forse poteva far pensare ad un arancione, però il contatto è stato veramente lieve. Io volevo andare a prendere la palla e lui ha messo la gamba davanti: l’ho preso di striscio”.
Sulla partita è stato bello vedere il Grifone come un pugile: il pugile forte non è quello che picchia più duro, ma quello che va a terra, si rialza e incomincia a battersi. Partita da Grifoni in tutto e per tutto, mostrando morale, fiducia nelle proprie possibilità e la coscienza del proprio rango, con altra classifica, se non fosse perseguitato da altri fattori. Il calcio del Grifone è stato onorato anche sbagliando, ha commosso perché si è prodigato e avventato per tutti i novanta minuti più recuperi anche in inferiorità numerica.
Bravo Prandelli nella strategia tattica iniziale. “Chi lascia strada vecchia, prima o poi ci torna” essendo personaggio del calcio intelligente e navigato. Il 3-5-2 non dovrà essere riposto nuovamente da parte e causato solo dall’assenza dei difensori centrali. Il Genoa strutturalmente può giocare solamente così.
Lo stesso 4-4-1 in inferiorità numerica ha rifatto vedere in qualche occasione i fantasmi delle precedenti gare contro Udinese e Inter. Criscito non coperto da Bessa, che non è un esterno, ha fatto fatica. Pereira se non deve difendere ed è coperto dà un’altra interpretazione alla sua gamba e forza fisica. Stesso discorso anche per Lazovic autore di un gran gol da punti rossoblu a quarti dopo quello di Empoli.
Gli “Hombre d’orchestra” del Vecchio Balordo nella terra di San Gennaro, non per un miracolo, sono stati Veloso, l’unico centrocampista di piede sinistro con cui la musica è stata diversa, non solo nel difendere anche nell’impostare le ripartenze e i raddoppi di marcatura, e Goran Pandev, che ha illuminato non solo il gioco, ma tutta la partita compresi gli avversari.
Prandelli, a caccia della salvezza anticipata, ha dato l’impressione di pensare: prima sono prudente e aspetto con pazienza chi non lo è, e dopo provo a vincere. Quello che si è visto in tutte le gare del Genoa con le formazioni del primo e secondo tempo quando ha avuto la possibilità di giocarsi la partita con 14 elementi. Chissà, sarebbe stato meglio prima attaccare e dopo difendersi?
Il mercato di gennaio non è stato bocciato a Napoli, ma Prandelli dovrà essere bravo in queste ultime otto giornate integrandolo con la qualità dei “matusa” che hanno anche fatto rivalutare Kouame sotto gli occhi della dirigenza partenopea che lo insegue dallo scorso autunno. Per tutti il Napoli era concentrato per la gara contro l’Arsenal di giovedì prossimo per l’Europa League.
L’unico a non essere d’accordo in un Napoli senza un italiano è Ancelotti perché contro il Genoa non c’è stato turnover: l’unico assente importante era Albiol in difesa. Insigne ha giocato solo nel finale della gara.
La coperta di Carletto Ancelotti è corta a centrocampo con un solo interditore, Allan, e tanti fantasisti dai piedi buoni che non giocano più nella loro “zolla” di campo, alla Sarri, e che fanno fatica a fare i mediani e le mezzali a tutto campo.
Il calcio non è cambiato: ne sono consapevoli Ancelotti e Prandelli. “Se non giochi bene alla lunga non vinci, ma perderai” come è successo, pur pareggiando, ieri sera al Ciuccio, anche in superiorità numerica.
Il Genoa, Prandelli, Criscito e compagnia non devono più sperperare la lezione del San Paolo come è successo dopo le altre vittorie scaccia crisi: giocare sempre al massimo delle proprie possibilità. Se perdono e giocano bene non bisogna preoccuparsi, se accade il contrario invece sì. La vittoria o il risultato positivo non arrivano per caso.
Adesso sotto con il Derby. Le partite le vinci e, meglio ancora, impari a vincerle non solo se chi hai davanti ti è superiore.