Missione salvezza a Ferrara per il Vecchio Balordo. Romero, 007 Missione Goldfinger, tutto oro quello che ha giocato e toccato, sebbene abbia perso l’avversario sul gol (non per colpa esclusivamente sua), e Lapadula, 007 Missione Thunderball (operazione tuono gol) con una condizione fisica quasi al Top dopo due anni di Grifo al buio, hanno fatto scampare un’altra sconfitta al Genoa e un’altra giornata di panchina in discussione a Prandelli.
Altro Genoa nel catino ribollente di passione e tifo del Mazza dove gli estensi pregustavano lo sgambetto e la promozione anticipata matematica per un altro anno di Serie A. Genoa grintoso e carico di adrenalina sin dal fischio del direttore di gara, anche sbagliando troppo per esaltare il critico.
Dopo 20′ di Genoa all’arrembaggio con baricentro più alto e possesso pallone con ricerca della profondità e due azioni gol buttate all’ortiche da Kouamè e Mazzitelli, oltre alla traversa colpita dal coloured genoano, si profilava di dover mangiare altra salama non al sugo ferrarese nel brodo ricorrente del campionato con l’incidente a Mazzitelli e il gol di Felipe.
Semplici con una sola mossa ha messo il sale sulle ali del Grifone partito all’arrembaggio. Abbassando Fares a marcare Lazovic sulla linea dei difensori che saltava regolarmente Felipe e avanzando Kurtic vicino ai due attaccanti.
Genoa in apnea non tanto per la mossa del tecnico estense, ma per il solito gol preso con modalità studiate in settimana e non attuate in partita, con Felipe che partiva da dietro e uccellava tutta la difesa rossoblu a quarti, non solo Romero. Felipe tra lo scorso anno e questo campionato ha fatto 4/5 gol con le stesse modalità: partenza da dietro venendo incontro sul primo palo al corner spallino. Anche noi, poveri cronisti, lo avevamo annunciato nel pezzo pre-gara.
Dopo il gol, l’uscita di Mazzitelli per altro infortunio muscolare, Grifone quasi rintronato ma non KO. Nell’intervallo Prandelli per svegliare la truppa decide di cambiare musica con un altro modulo e Pandev al servizio di Lapadula e Kouamè. Anche se fuori vena con il movimento tra le linee, Pandev mandava in tilt il dispositivo difensivo spallino, Lapadula con la sua voglia liberava Kouame negli spazi, la musica di Prandelli cambiava benché ogni ripartenza degli avversari in campo quasi aperto con i cambi campo non facesse digerire la “salama” ai circa 200 genoani nell’angolo del Mazza.
La domanda era semplice: se il Genoa non era riuscito a contrastare al meglio dopo 20’ di gioco il 3-5-2 avversario giocando a specchio come avrebbe fatto a non perdere la bussola nel cuore del gioco con tre centrocampisti? A rincuorare tutti ci ha pensato Lapadula con un gol fantascientifico dopo un corpo a corpo di Romero e lo stesso nell’area estense.
Vecchio Balordo anche a Ferrara sempre con gli stessi difetti. Il rispetto delle equidistanze che lo fa apparire qualche volta squilibrato. Gli schemi sono gracili, poco lineari e dunque poco razionali per scatenare l’ansia non solo ai tifosi.
Non c’è da superare Bertoldo nel commentare che il Genoa è ancora alla ricerca, alla 34esima giornata, di una identità di gioco e le colpe non sono solo del tecnico. Oltretutto, il trainer nelle ultime gare non è mai riuscito a giocarsi la gara con i cambi, della mancanza del metronomo e di qualche altro a far saltare le difese avversarie. La perdita delle corsie laterali è vicina alla cronicità, con il solo Lazovic di ruolo con Criscito che non può rinverdire i fasti del passato.
Mancano gli interni “alla Rigoni” degli anni passati che aiutano a coprire le corsie laterali in fase di non possesso. Per tale motivo Prandelli aveva scelto Mazzitelli che cercava di sopperire con la volontà. Meglio Lerager dopo la conferma del riscatto a fine anno, mentre Rolon probabilmente non gradisce il ruolo di mezzala e il Capitano è dovuto ricorrere a tutti i mezzi leciti e non leciti per fermare Lazzari.
Troppi i gol facili non realizzati, troppi i passaggi sbagliati che non possono far parte in Serie A della tattica e della tecnica da insegnare da parte del docente, ma dei fondamentali del calcio che talune volte mancano ai calciatorirosso blu per qualità. Per qualcuno da imparare, per altri dopo campionati da professionisti difficile da utilizzare.
I fondamentali nel calcio sono calciare e ricevere il pallone e il tiro verso la porta avversaria uniti ad altri gesti, quando il calciatore è in possesso del pallone. Il Genoa sbaglia tanti gol, anche facili, per i sopracitati motivi e anche per la postura del corpo, per di più con la paura di tirare in porta sbagliando.
Per sopperire a tutto il Genoa fino alla fine di questo brutto campionato dovrà sopperire con la condizione atletica, che è buona, e la giusta intensità da parte di tutti per impacchettare altri 2/3 punti.
Il Genoa alla ricerca del gol e l’unico che aveva trovato la formula era stato Ballardini. Qualcuno dirà “grazie, aveva Piatek“. Sì, però il Balla aveva fatto anche altro: trovato la formula per farlo funzionare (operazione non riuscita ad altri, Gattuso compreso) e per fare giocare in funzione del solo Pistolero, anche se c’era il rischio di prendere qualche gol in più. I punti, eccetto per alcuni evidenti errori arbitrali, rispecchiano quanto il Genoa ha fatto anche se in alcune partite ha fatto cose buone e (troppe) meno buone.
Massa di Imperia ha diretto la gara in modo intelligente con lo stesso metro di giudizio nelle ammonizioni che potevano essere di più da una parte e dall’altra. Al “Paolo Mazza” non c’erano i video, ma calcolare da rigore l’intervento di Romero su Floccari è solo da Fantagazzetta del cronista estense sugli spalti. Bravo a non dare anche il secondo giallo a Felipe per un solo motivo: la gara sarebbe terminata 8 contro 8.
Entrando dentro il Paolo Mazza dopo una tempesta di acqua, che ricordi! La mente è andata a 28/29 anni prima quando con il “Club Borgoratti” con Challaghan, Pippo Spagnolo e compagnia della Fossa dei Grifoni avevamo il cuore in gola con un solo risultato in testa come nel passato un pareggio dopo la partita dell’Empoli o una vittoria. Quella volta fu vittoria con una rete di Oscar Damiani, questa volta un pareggio con quello di Lapa-gol.
Il punto è arrivato, ma non c’è stato un ritorno di canti e cori per il pericolo scampato dopo il gol di Lapadula. La speranza che si possano ritrovare domenica prossima dentro il Tempio come ha chiesto Capitan Criscito, rimandando i conti a salvezza avvenuta e non necessariamente alla fine del campionato.
Prandelli continuerà la sua ricerca del gol che non può essere come acchiappare una gallina (difficile provarci). Come? Tirando in porta da qualsiasi posizione,pazienza se si regaleranno dei palloni alle gradinate Nord e Sud.