“Preziosi se ne vada: ha fatto il suo tempo e non possono continuare a pagare i tifosi“. È questo il mònito che racchiude dall’inizio alla fine l’assemblea alla Sala Chiamata del Porto. Una serata che sarebbe partita con un video-racconto di ciò che Preziosi disse il 9 agosto 2016 nell’assemblea senza contraddittorio ai Magazzini del Cotone.
Una serie di passaggi, quelli condensati in un video di circa una decina di minuti (si trovano disponibili su YouTube già da un paio d’anni sul canale GRADINATANORD), che ripercorrono le promesse non mantenute del presidente Preziosi. Si va dall’annuncio, in quella sede, che una trattativa per la vendita della società rossoblu era saltata alla scelta di costruire attorno a Juric un progetto tecnico di almeno due anni sino ad arrivare alla volontà di non lottare tutti gli anni con le neo promosse e vivere sofferte salvezze. Sulle note di “Genoa”, la canzone cantata dal Presidente che spesso risuonava al Ferraris, passano anche decine di frasi che rispondono alla domanda: “quanto valgono le parole di Preziosi?“.
IL DIBATTITO – È stato questo l’antipasto dell’assemblea. Una decina di minuti di video proposti ad almeno un migliaio i tifosi presenti, famiglie e diversi club rossoblu, alcuni qualificati anche dai rispettivi striscioni appeso ai lati di un “Preziosi Vattene”. Alla fine della proiezione, ha preso la parola la tifoseria organizzata. “Questa non è una riunione ultras, ma dei Genoani” è la prima precisazione. “Vero che le scelte con Torino e Spal erano nostre, ma ora c’è da decidere cosa fare per Genoa-Roma. Noi Genoani abbiamo scelto di ripartire dalla Serie C e da quell’ultimo incontro avuto con lui. E per quello ripartiamo ancora da qua. Ma nelle dichiarazioni del proprietario del Genoa ci sono frasi che, oltre ad averci offeso, vengono dimenticate. Non si può dimenticare tutto quanto successo dalle sue ultime dichiarazioni”.
Un discorso introduttivo che avrebbe poi portato alla reale tematica al centro dell’assemblea: quale forma di protesta portare avanti. “Restare fuori per noi è un peso – precisa la tifoseria organizzata, che le linee guida della contestazione le ha ben chiare e le propone all’assemblea – ma non accettiamo da nessuno di sentirci dire che è importante sostenere il Genoa. La linea che noi riteniamo importante è che la tifoseria sia unita. Potevamo continuare a dare indicazioni coi comunicati, ma la comunicazione la riteniamo importante”.
“Il primo punto è che continueremo a stare fuori. Il secondo è che gli abbonamenti li rifaremo l’anno prossimo: non perderemo una prelazione che alcuni hanno da trenta o quarant’anni. Se lui ha bisogno di vendere il Genoa, nomini un advisor. Quindi a Preziosi chiederemo ufficialmente di vendere il Genoa e nominare un advisor. E, infine, vi chiediamo già adesso di disdire Sky dando come causale della disdetta: “perché c’è Preziosi al Genoa”.
Sul discorso abbonamenti, che un paio di interventi dalla platea sottolineano non andrebbero neppure sottoscritti, “il pensiero è stato proteggere i Genoani e non impediremo a chi vuole farlo di sottoscrivere l’abbonamento. Da qui a fine campionato continueremo a stare fuori, faremo presidi. Perché senza la Gradinata Nord e la tifoseria rossoblu, la nostra partita è come una qualunque del Sassuolo”.
Dopo le precisazioni sulle linee guida della protesta, ecco gli interventi dalla platea. C’è chi precisa che “la contestazione doveva iniziare già da gennaio 2017″, dopo l’assemblea dell’agosto 2016. “È il momento di dare fastidio, questa assemblea mi ricorda quella dei tempi di Spinelli” è un’altra delle immagini sollevate dagli interventi, che indicano sempre un malessere verso l’attuale proprietario del Genoa. Fra chi prende la parola, in larga parte dei casi per sottoscrivere la linea dettata dalla tifoseria organizzata, c’è anche chi specifica di non aver gradito i toni di alcuni degli ultimi comunicati, quelli che invitavano a non entrare al Ferraris. “A volte leggo e mi sento offesa dai vostri comunicati, bisogna cercare di non essere divisivi anzitutto fra noi tifosi“. Dall’assemblea c’è anche chi propone che sia la Fondazione Genoa a vigiliare e controllare sulle vicende rossoblu e chi mette in dubbio che un Ferraris svuotato dal tifo possa essere la soluzione. “L’hanno fatto anche i laziali, ma Lotito non se n’è mica andato…“
LA DECISIONE FINALE – Mentre alla Sala Chiamata del Porto stanno per scoccare le undici, il migliaio di tifosi accorsi si congeda con quattro punti che faranno parte della prossima contestazione. Disertare lo stadio sino a fine stagione (e anche nel corso della prossima sino ad eventuale cessione del Genoa); sottoscrivere l’abbonamento anche per la prossima annata, ma continuando a protestare fuori dal Ferraris; disdire il contratto con Sky; chiedere ufficialmente al presidente Preziosi di nominare un advisor da incaricare in merito alla vendita della società Genoa.
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