Il Museum and Store si è riempito per un giorno di piccoli aspiranti giornalisti, convocati a rapporto per un’inedita conferenza stampa all’interno dell’ormai noto progetto Genoa Tribe. Due responsabili stampa, una giovanissima addetta alla gestione dei social, c’è persino chi viene incaricato di distribuire il microfono ad ogni domanda. Nel mezzo Andrei Radu e Christian Kouamé, nello scomodo ruolo di sparring partners, braccia e corsa della squadra che sabato pomeriggio affronterà l’Atalanta nella penultima trasferta di una stagione particolarmente travagliata. Ma, almeno per qualche ora, questo non conta. Sparisce tra sorrisi e le mani alzate dei bambini.

GIROTONDO – La spontaneità delle domande, anche dopo un breve colloquio con alcuni fra i giornalisti presenti, dimostra come la curiosità vinca su tutto. Anche sulla paura di fronte a un argomento scomodo. “Come siete stati quando è andato via Piatek?” rimbomba fra gli specchi della sala in Palazzina San Giobatta. Così come una frase di Radu: “Il razzismo e il bullismo non devono esistere nel calcio? Non devono esistere nel mondo”. Tante le storie, gli aneddoti, le prese in giro affettuose: Andrei ha cominciato a giocare a pallone in attacco e lo ha fatto grazie alla nonna, Christian ama la vita tra pioggia e sole nel centro di Genova: “Mi piace perché dove stavo due anni fa faceva un freddo cane”. Ai bambini “insegnate soltanto la magia della vita” scriveva qualcuno. Forse ai bambini non bisogna insegnare di un mestiere in cui a vincere è molto spesso la spontaneità. Provare per credere. Giro girotondo, casca il mondo? Sicuramente non il loro, felici per un giorno con i beniamini Radu e Kouamé. Vicini di casa, compagni di squadra, a quanto pare bravi anche nelle vesti di anchorman. Non si smette mai di imparare.

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