Si è chiuso il sipario sul campionato 2018/2019 e si è chiuso con un thrilling. Un sipario strappato in testa e in fondo alla classifica che neanche Alfred Hitchcock avrebbe potuto dirigere.
Neanche il tempo di valutare quello che successo nell’ultima affascinante giornata di campionato, per chi non è tifoso, che ha messo in crisi la politica e gli exit pool. Importante che abbia fatto ragionare chi giocherà il prossimo in serie A, mettendo da parte per qualche giorno chi gira intorno al calcio immediatamente alla ricerca di nuovi proprietari di panchine – sono tante a cambiare – e società in vendita.
Il calcio italiano a tutti i livelli, esclusi i tifosi, se vuole migliorare non solo nella penisola deve incominciare a non mangiare da struzzo, animale che mangia e digerisce qualunque cosa. Struzzi che dopo la serata di domenica sera dirigenti e giocatori diventano pulcini d’alto fusto.
Meraviglia che anche in Spagna si siano risentiti della gara della Fiorentina con il Genoa che la rosea ha puntualmente ripreso. Il telecronista Roman “narrador” di Tv spagnole perché non va a rivedersi quello successo le settimane precedenti così cambierà giudizio.
Difficile dare giudizi e fare pagelle per di più dagli stessi che a inizio stagione hanno lodato campagne acquisti e allenatori, perciò solo pillole che non saranno un giudizio universale per il quale invece della classifica bisognerebbe usare quello cronologico e capire perché si è arrivati al “thrilling” di domenica sera. Colpa solo di un brutto calcio giocato?
In Paradiso ci sono andati Juventus, Napoli, Atalanta e Inter. All’inferno Chievo, Frosinone ed Empoli.
In testa alla classifica chi andrà in Champions ha permesso alla Juventus, pur avendo fatto cinque punti in meno, di gestire il campionato. Questo perché il Napoli ne ha fatti 12 in meno, l’Inter 3, la Roma 11.
La Dea invece ha illuminato la scena non solo con i punti, ma anche attraverso il gioco e i gol realizzati che hanno un sapore diverso da quelli incassati come succede nelle altre parti d’Europa quando le avversarie giocano contro le italiane e non si spaventano perché sicure che saranno più i passaggi in orizzontale e indietro che in avanti.
Juventus: ha vinto lo scudetto, ha fatto nuovamente flop in Europa anche con CR7, solo 16 reti su azione.
Napoli: sarà la squadra che metterà in crisi la Juventus la prossima stagione perché Ancelotti ha la sicurezza che De Laurentis, oltre fare la squadra, non permetterà più cali di tensione e gare anonime.
Atalanta: Una Dea che non bisogna paragonare al Leicester di Ranieri, non solo per il gioco ma anche per il fatturato tra le due squadre. È un giusto premio per Gasperini e il suo lavoro. Gaspe non può più essere considerato un allenatore che cresce e si trova bene con i giovani vista la rosa atalantina. I risultati sono arrivati attraverso il G&G (gioco, gol, Gasperini) e la squadra è stata allenata molto bene dopo aver recuperato dalla batosta autunnale di Europa League ed anche gestita da pochi in società.
Inter: il Biscione è in Champions, ha fatto tanta fatica, non si è ancora scrollato il triplete di Mourinho. Dopo di lui come nel Trono di Spade sono naufragati, ma non morti, quelli che hanno occupato la panchina nerazzurra: Benitez, Gasperini, Ranieri, Stramaccioni, Mazzarri, Mancini, De Boer e Pioli. Ci sarà un motivo e dovrà pensarci chi ci si siederà il prossimo anno.
Milan: l’unico non colpevole è Gattuso, tutti i nodi come nelle altre squadre che hanno fatto flop sono venuti a galla. I problemi del Diavolo sono stati più finanziari che calcistici e ogni volta che non arriva il risultato la colpa era di Gattuso con la nouvelle dirigenza già fuori da Milanello o lì vicino, già da Ferrara, che si dimenticava o voleva non capirlo di aver fatto un buco di cento milioni ingaggiando Higuain con un prestito di 18 milioni annui e dopo spenderne 35 per Piatek. Anche la Primavera è retrocessa e a giorni la sentenza dell’Uefa che potrebbe precludere la partecipazione alla prossima Europa League.
Roma: solo sussulti da libro cuore, da Totti a De Rossi. Ranieri è stato bravo a portare la Lupa sotto non sopra uno dei colli della capitale. La Roma tra America padrone e consigliere in Inghilterra continua a collezionare fallimenti frutto come i Palazzinari attivi nella capitale invece che da esperti di calcio Monchi poteva essere uno di questi, guai a farlo lavorare.
Lazio: dopo 13 KO in campionato Lotito si consola con la Coppa Italia e con Ciro Immobile altre 16 reti che vanno a fare vetrina con le altre 83 realizzate in A.
Fine del primo atto con quelle che si giocheranno l’Europa il prossimo anno, con la speranza che stiano incollate davanti alle Tv domani e sabato sera per cercare di chiedersi prima di capire cosa manca a loro e al calcio italiano per intraprendere quella evoluzione che ha permesso al calcio della Regina, in pochi anni, di beffarsi del modello spagnolo.
Importante non solo per chi giocherà in Europa, ma anche per tutte le altre che giocheranno il prossimo campionato di serie A e che spulceremo domani dopo la lezione di quello finito, meditare e capire che nel calcio non si può abbassare il sipario quando si vuole.