A due passi dalla Lanterna di Genova, in via Belleydier, è ritornato il Che Festival
“Ormai i progetti qui sono i più svariati – non tarda infatti a spiegarci Stefano Rebora, presidente di Music for Peace, associazione onlus che in cantiere ha intenzione di mettere la 27° missione umanitaria – Per quanto riguarda l’estero quest’anno il nostro obiettivo è una missione in Sudan: è già quasi tutto pronto, i volontari partiranno intorno a settembre e saranno coinvolti per circa due mesi. Per il resto, stiamo cercando di ritornare a Gaza: è sempre più difficile vista la situazione contingente con la guerra in Sinai e il passaggio troppo oneroso per Israele. Ci stiamo comunque provando”.
Intanto le iniziative solidali si allargano anche a fasce della popolazione locale. “Nel frattempo, i nostri progetti si sono allargati – spiega Rebora – e abbiamo aperto un ambulatorio medico popolare, attivo da circa un anno nel fornire visite gratuite alla fascia più debole della popolazione. Insomma, a famiglie indigenti, persone senza documenti o senza fissa dimora. Da cinque mesi, poi, ci occupiamo di fornire pasti caldi alla sera presso le stazioni: siamo coinvolti per circa 70/80 pasti al sabato. Distribuiamo anche un pacco famiglia sul nostro territorio: si tratta di un paternariato con assistenti sociali e parte dei sindacati che coinvolge duecento famiglie al mese. Il tutto per 70/80 tonnellate distribuite sul nostro territorio, fra 130 e 150 all’estero”.
Dunque non si ferma affatto la solidarietà di Music for Peace e il Che Festival lo dimostra ancora una volta. Unico evento in tutto il Paese a non prevedere un ingresso in denaro, ma portando un proprio contributo alle missioni. “Il Che Festival è unico in Italia – ci tiene a
“Questo festival è un grande contenitore dove dentro c’è tutto: musica, sport, spettacoli, approfondimenti, dibattiti, cultura, presentazione di libri. Il Che Festival è un luogo di aggregazione dove intendiamo affermare e far sì che la gente si riappropri non solo del divertimento, ma anche della cultura e di tematiche che sono importanti. Siamo all’incirca 70 volontari che incessantemente lavorano mentre la gente si diverte. La cosa più importante non è tanto quanto raccogli, ma il messaggio che lanci e la consapevolezza che le persone sappiano perché sono venute qua”.
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