“Una grande sinergia tra prima squadra, selezione Primavera e settore giovanile ha consentito tanti debutti e rischi presi da allenatori della prima squadra che non hanno esitato a far esordire sedicenni. Bisogna che si ritrovi questa unità di intenti per valorizzare prodotti locali, senza pensare alla classifica. L’input della società è e resta quello di produrli, avere il coraggio di valorizzarli, anche perché a mio avviso ci sono. Noi ne siamo l’esempio lampante: il Genoa, nella storia del calcio italiano, annovera 3 giocatori fra i 10 più giovani esordienti nella storia del calcio italiano. E non si tratta di giocatori qualunque, perché parliamo di El Shaarawy, Salcedo e Pellegri. Se hanno esordito loro possono esordire anche altri”. Così parlò Michele Sbravati, non più tardi di una settimana fa. Un passaggio da cui ripartire, senza farsi intimorire dalle esigenze di classifica.
ROLANDO A BEGATO – Nella lista dei 111 calciatori capaci di toccare il professionismo grazie al Genoa, invece, ci sono anche tanti centrocampisti. Sturaro, Cofie e Mandragora su tutti. “È sempre un’emozione tornare lì dove tutto è partito, nella città che mi ha fatto crescere e diventare uomo – racconta via Instagram proprio Mandragora, ospite sui nuovi campi di Begato 9, nell’ambito di una trasmissione edita da “La Giovane Italia” e in onda questa sera su SkySport – Una gioia poter vivere questa bellissima giornata insieme ai ragazzi delle giovanili del Genoa, con la speranza che crescano con una cultura sportiva sana e che non smettano mai di inseguire il loro sogno di giocare a calcio”. L’esordio di Rolando nel mondo dei grandi ad un sogno ci assomiglia per davvero: gettato nella mischia da Gasperini, il 29 ottobre del 2014 marcò Pogba per oltre un’ora, prima di venire sostituito da Kucka fra gli applausi di tutto lo stadio. Quel giorno il Genoa vinse contro la Juventus, ma la rete allo scadere firmata Antonini non fu l’unica fotografia da incorniciare. Cinque anni dopo è arrivata persino la sberla dell’ex, celebrata senza esultare perché non il passato non si dimentica.