Il calcio femminile, giunto al suo ottavo Mondiale, ha generato numeri da capogiro in queste prime gare trasmesse in tutto il mondo e largamente partecipate anche all’interno degli stadi. Basti pensare al record di share per Australia-Italia, trasmessa di domenica all’ora di pranzo, che ha raggiunto 3 milioni e mezzo di italiani.
Di pari passo con la diffusione del calcio femminile in tutto il mondo, con movimenti più sviluppati e altri in ascesa, sono aumentati anche gli investimenti degli sponsor e della FIFA stessa. Di conseguenza, anche i montepremi da suddividere alle varie nazionali, che è diventato il più alto nella storia di un Mondiale femminile. Quali sono i criteri per Francia 2019?
Anzitutto il montepremi complessivo stanziato dalla FIFA si aggira intorno 50 milioni di dollari. Oltre la metà di questa somma (30 milioni) sarà suddivisa in base al piazzamento di ciascuna nazionale e all’andamento nella competizione: andare più avanti assicurerà somme maggiori. Chi vincerà la competizione incasserà 4 milioni, chi arriverà secondo 2,6, chi terzo 2. Anche solo passare il girone potrà assicurarne uno, uscirne subito 750mila dollari. Arrivare agli ottavi di finale porta 1 milione, raggiungere i quarti di finale 1,45 milioni, mentre sono 1,6 quelli destinati alla quarta classificata. Ma non finisce qui.
Se rispetto al Mondiale canadese dell’anno 2015 il montepremi complessivo si è ben più che triplicato, passando da 15 a 50 milioni, a questa somma si sono aggiunti 11,5 milioni destinati all’organizzazione di eventi pre-mondiale (all’Italia 1,2 milioni, ndr) e altri 8,5 milioni sono rientrati nel Club Benefits Programme, un programma che prevede somme destinate ai club di appartenenza delle singole calciatrici. Si parla di altri 20 milioni di dollari che quattro anni fa, in Canada, non c’erano. Segnale di un’ulteriore passo avanti nell’uniformare il calcio maschile a quello femminile.
La strada è ancora lunga, nel senso che, restando in casa nostra, non ha neppure un anno d’età l’inserimento nel N.O.I.F. (Norme Organizzative Interne Federali) di un articolo che permetta alle calciatrici di discutere un loro contratto, a cifre lorde minime superiori ai 30mila euro annui, con le rispettive società. Una cifra che a cui è stata data una garanzia giuridica e liberato le giocatrici dal fardello del “non professionismo”, avvicinandole al mondo maschile. Ancora c’è molto da fare, ma la strada è quella giusta e la vetrina mondiale potrà dare una spinta ulteriore.
Il Mondiale, infatti, accoglie nazionali profondamente differenti, federazioni che possono viaggiare a velocità parecchio differenti. Ciononostante, la Coppa del Mondo uniformerà queste differenze e servirà da spinta anche per le campagne lanciate in Europa dalla UEFA, come quella che risponde all’hashtag #TimeforAction.
#TimeforAction rappresenta un programma di lavoro, varato dal presiedete dell’organo UEFA, Aleksandr Ceferin, che prevederebbe entro il 2024 di raddoppiare le calciatrici europee portandole a 2 milioni e mezzo e accrescere gli introiti provenienti dalle competizioni organizzate dalla stessa UEFA in ambito femminile.