Riprendendo l’editoriale di ieri Alessio Semino e sfogliando le rassegne stampa post nazionale italiana, la domanda ricorrente è se potrà continuare il valzer del gol alla ricerca delle motivazioni e dei perché è successo nell’inizio del campionato 2019/2020.
Perché 65 reti nelle prime due giornate di campionato sono quasi un record. La media supersonica di 3,25 gol per gara porta alla ribalta il campionato italiano in Europa, secondo dietro alla Bundesliga, campionato che con una giornata in più già giocata e le sue 93 reti ha già fatto godere gli spettatori e riempito gli stadi tedeschi, anche quelli più vetusti.
La domanda potrebbe essere semplice: è finito nel campionato italiano il “ritornello del primo non prenderle? Difficile da crederci dopo due giornate di campionato. Gli errori delle difese – e anche quelli arbitrali – hanno favorito gli attaccanti? Più probabile.
Se tutto fosse confermato anche nelle prossime giornate di campionato con l’inizio anche delle competizioni europee potrebbero esserci le premesse di un campionato più frizzantino considerato che molte società nel cambio delle panchine hanno ingaggiato allenatori offensivi convinti – speriamo non solo per adesso – che il risultato si può anche raggiungere attraverso la ricerca del gioco e non attraverso la ricerca sparagnina dell’errore altrui per fare risultato.
Sarri alla Juventus, Conte all’Inter, Giampaolo al Milan, Fonseca alla Roma, Andreazzoli al Genoa, Di Francesco alla Samp: non sono piccoli Zeman, anche se il loro gioco è sempre stato fondato su un gioco offensivo.
Per vedere se il Festival del gol continuerà bisognerà aspettare ancora qualche settimana quando le squadre, dopo l’inutile calciomercato “giocato” durante due turni di campionato, avranno trovato gli equilibri e i difensori avranno preso le misure agli attaccanti sul prato verde e gli allenatori dalle panchine.
Alla vendemmia del gol il gradino più alto è di Berardi del Sassuolo con tre reti, a seguire con due ci sono altri due italiani, Immobile e Insigne, in compagnia di sei stranieri: Kolarov, Kouamè, Lukaku, Muriel, Pulgar e Zapata. Pulgar ha tirato 2 rigori; Kolarov, Lukaku e Insigne uno.
Sotto la Lanterna si nota che Quagliarella con 26 centri e Piatek con 22 lo scorso campionato hanno ancora le polveri bagnate. Oltre le reti, sarebbe bello che venisse confermata la predisposizione di squadre considerate di media forza dalle griglie di partenza ad aver la voglia di continuare e potersela giocare con le altre in casa e fuori casa facendo il proprio gioco. Se tutto dovesse accadere, a dicembre il campionato non sarebbe deciso e non diventerebbe noioso, diviso in tre tronconi.
Nedved ad inizio luglio dichiarò: “Sarà più difficile andare a prendere punti in provincia“. Potrebbe avere ragione visto che il livello tecnico e atletico appare rialzato grazie all’accaparramento di fior di calciatori da parte delle squadre medio-piccole.
Il 3-5-2 utilizzato nel campionato italiano rappresenta un riassunto moderno del vecchio calcio all’italiana. Difendere con tre calciatori e attaccare utilizzando gli esterni permette di ribaltare velocemente la fase difensiva in quella offensiva sorprendendo l’avversario in contropiede, termine che non viene più considerato una parolaccia.
Gol e gioco potrebbero rendere più appetibili i palcoscenici italici, sia sugli spalti che sulle poltrone e nei format esteri: un bene per tutto il movimento e per la nazionale di Mancini. Bello sarebbe poi che per le cosiddette “grandi” non fosse semplice andare a vincere in provincia, là dove negli ultimi anni hanno spesso passeggiato. La differenza ci sarà sempre, ci mancherebbe altro, ma per tante tifoserie se fosse meno evidente sarebbe un godimento da Champions.
Importante in questo periodo di campionato fare gol e punti da parte di quelli che non sono considerati da parte sinistra della classifica (o lì vicino) affinché la spregiudicatezza possa continuare in futuro, lasciando poco spazio alla prudenza quando i punti inizieranno ad essere pesanti.