È la settimana che porta a Genoa-Atalanta e si cerca di fare il paragone tra Andreazzoli e Gasperini.
Gasperini, anche nelle interviste rilasciate ieri ai principali quotidiani genovesi, ha fatto vedere di essere ormai consolidato non solo nel calcio, ma anche nella comunicazione. Non si è dimenticato del Genoa che lo ha lanciato nel 2006 dove si è irrobustito fino al 2010 insistendo con l’idea del 3-4-3. Solo la parentesi interista poteva sfibrare le sue convinzioni, invece è stato bravo a riprendersi e capire che erano la strada giusta. L’altra parentesi genoana dal 2013 al 2016 gli ha dato la consapevolezza che poteva ottenere sempre qualcosa di più. Il rimpianto a questo punto deve essere dell’Inter e di Moratti. Se lo avessero aiutato invece di seguire le pance piene degli uomini del Triplete con molte probabilità il Biscione non avrebbe strisciato fino ad oggi cambiando allenatori su allenatori. L’idea del 3-4-3 di Gasperini era e resta affascinante. Per il Gaspe permette di giocare con un terzo attaccante senza indebolire la zona dove si deve riconquistare il pallone. Il 3-4-3 alla Gasperini ha trovato molti seguaci all’estero più che in Italia. Lui è stato bravo a rafforzarlo e in questo momento, se avesse i calciatori a disposizione che hanno altri tecnici in Europa, sarebbe sul podio dei migliori.
L’unico cruccio del Gaspe potrebbe essere di levarsi l’etichetta che produce risultati solo in provincia e prima di attaccare al chiodo le sue idee vorrà provarci in piazze più grandi, anche non dello Stivale. Andreazzoli, non per colpa su, ma di quelli che vedono il calcio solo per business, deve consolidarsi dopo le stagioni all’Empoli e il Genoa è l’occasione giusta per lasciare il segno. La sua forza è di averlo capito dal primo incontro con Preziosi senza tralasciare la sua linea di condotta fuori e dentro il prato verde. Non voglio gironzolare fra la magniloquenza del “bel calcio che era“, però in Andreazzoli e Gasperini c’è qualcosa che c’entra con il Professore Scoglio, uno che guardava sempre indietro solo per restare avanti, consapevole che nel calcio il passato rappresentava un insieme di memorie importanti da archiviare come patrimonio. Andreazzoli e Gasperini potrebbero dire: “io non faccio poesia, verticalizzo“. “Difendere e attaccare, difendere per attaccare”. Per tutti e tre era – ed è – lo schema, l’organizzazione a governare. Il modulo per Andreazzoli e Gasperini è soggettivo, anche se alla fine l’identità deve coincidere col modulo. Per il Mister del Genoa e dell’Atalanta potrebbe cambiare il principio nel modo in cui viaggia il pallone nella zona anche se la precedenza su tutto la trova lo spazio. La differenza tra Andreazzoli e Gasperini è che il secondo viaggia più sull’uomo con il suo uno contro uno e marcature ad uomo nel cuore del gioco. Pallone, spazio, uomo: questa potrebbe essere la regola, anche invertendo e cambiando i tre termini. Andreazzoli dal primo allenamento è stato bravo a reggere la prima cosa necessaria: la coscienza di essere una squadra con valori e identità forte.
Domenica prossima al Ferraris all’ora di pranzo potrebbe essere l’occasione giusta di gustare un buon pranzo calcistico. I Masterchef ci sono e faranno di tutto per confezionare un menù che soddisfi non solo gli habitué del Tempio e quelli che si sono ricreduti sul Vecchio Balordo, ma essere anche uno spot per il calcio. Tartufi e Champagne a pranzo se colorati di rossoblu – anche se Gasperini è sempre Gasperini – potrebbero essere un corollario di felicità in balia del nuovo cuoco genoano. La cucina di Andreazzoli in questo momento è uno dei potenti veicoli della fame del popolo genoano. Non potrà cucinare le sogliole alla Colbert, le mele alla Chataeubriand, però delle trenette al pesto con patate e fagiolini, già viste e preparate negli scorsi due mesi, potrebbero continuare a far pensare e credere in un futuro migliore.