La lezione che arriva dal passato al calcio, e in particolare al Genoa, non serve. Uno sguardo avanti e uno indietro per capire come e dove stiamo andando non viene fatto, un confronto tra l’ondata positiva di intuizioni e gli errori o orrori del passato continua a frenare ancora una volta i sogni, del Joker e della dirigenza, dei tifosi, di chi crede nel pallone e vorrebbe vivere momenti sempre più belli.
Il Vecchio Balordo vive come al solito di precarietà e sussulti sul prato verde: pochi gli applausi anche quando se li merita e molti insulti.
La caccia ai colpevoli per questo altro tribolato inizio di campionato inaspettato – meglio ripetere da parte tutti dentro e fuori dal campo – è aperta. Per la maggioranza degli investigatori si conclude già al primo interrogatorio: l’allenatore.
Troppo semplice e banale per essere vero, anche se il gioco proposto non da Andreazzoli, dai calciatori sul terreno di gioco a partire dal secondo tempo di Cagliari è purtroppo indifendibile.
Addossare la responsabilità a qualcuno di esterno a noi è una specialità umana ricorrente. Produce errori e orrori come visto nel passato anche recente. Funziona nel senso che fa danni e porta lontano dalla verità, anche nello sport e nel calcio in particolare.
Partiamo per una volta a cercare una risposta alla sconfitta della propria squadra partendo dalle nostre aspettative di tifosi. Qui subito non c’è la caccia al colpevole e non c’è neanche un interrogatorio: l’unico è Preziosi rivolgendosi al passato, dimenticandosi che tutti, basta rileggere giornali, riascoltare trasmissioni televisive e leggere social, era stato quasi assolto, anche con incredulità, per l’ultimo calciomercato effettuato. Considerazione certa e non per fare l’avvocato di nessuno.
Non pensate che voglia sottrarmi alle mie responsabilità per quello scritto di positivo negli scorsi mesi sul futuro del Genoa come lo stesso dovrebbe fare tutta la categoria: siamo stati frettolosi e superficiali nel giudicare e adesso giudichiamo in base ai risultati (critiche giuste), però bisognerebbe indagare sul perché di quello che sta succedendo come qualcuno sta facendo prima di arrivare a ponente della Lanterna.
Sulla rosea di ieri Alberto Cerruti firma del “ballon” italico ha scritto come titolo: “le colpe di Giampaolo e quelle di chi l’ha scelto“. Ha poi continuato dicendo che “è giusto dire che le colpe della crisi del Milan sono di tutti. Ma come nei matrimoni che si spezzano, dopo tante promesse d’amore, qualcuno ha più responsabilità di altri e questo qualcuno non può essere Giampaolo, visto che non ha chiesto lui di allenare i rossoneri“. E ancora: “l’eventuale esnoero di Giampaolo sarebbe una sconfitta di chi lo ha scelto“.
Se l’imperativo del Genoa identitario [LM1] era quasi vincere ad ogni costo quando mai si vedrà la ricerca del gioco, l’investimento sui giovani e il rischio tecnico e imprenditoriale? Andreazzoli allora era l’allenatore giusto?
Andreazzoli ha solo un difetto, che lo starà anche corrodendo: non ha mai fatto il suo gioco ed è stato ammaliato o “invogliato” sulla strada dal 3-5-2.
Preziosi, la dirigenza del Genoa, la tifoseria e anche Andreazzoli non vogliono un Grifone mollo, sgonfio, immobile sul campo, in difesa costante senza coraggio e voglia di osare.
La chiave di tutto potrebbe essere Schöne. Dispiace ripeterlo, ma non ha mai fatto il metronomo o play davanti alla difesa all’Ajax: ultimamente lo era stato De Jong, in precedenza Van De Beek e Klaassen nelle gare seguite e riviste prima del 2019. Schöne è sempre stato il regista giocando box to box nella metà campo avversaria nella fase di possesso avversaria nel 4-3-3, mentre nel 3-5-2 non ha ancora dato il suo contributo di qualità. Riuscirà a darlo?
D’accordo: il 4-3-3 è difficile per il Grifone, ma il 4-2-3-1 non potrebbe essere la medicina giusta con il danese nei tre dietro la punta, non da trequartista che potrebbe anche permettere di non prendere imbarcate da lontano? È solo una domanda.