Parma Genoa 5 a 1, altra Corea genoana. È stato un Genoa brocco contro una squadra per nulla trascendentale che non ha vinto con il suo gioco “difesa e ripartenze” e i calciatori genoani, se rivedranno la partita, dovranno darsi una spiegazione, come se la saranno già data Andreazzoli e il suo staff, anche se preoccupa leggere una sola frase del tecnico di Massa: “Di sicuro ho commesso errori, forse ci aspettavano troppo da questa squadra alla luce delle prestazioni estive“.
Balle che hanno giocato anche in precedenza contro l’allenatore: se ne avevano l’intenzione, non potevano e non dovevano perdere l’aureola da professionisti con una
Balle che abbiano fatte scaramucce dentro lo spogliatoio da separati in casa. Se ne avessero avuto la forza e i palloni da professionisti non avrebbero perso 5 a 1. Tutti i quattordici schierati sono stati artefici della nuova Corea rossoblu.
D’accordo che il Grifone arrivava da prestazioni non condite dal risultato, ma decenti sul piano del gioco, però vederlo giocare da Armata Brancaleone contro un Parma – ripeto – non irresistibile e lieto di aver ricevuto solo gol in regalo è difficile da digerire. È bastato il solito gollonzo dopo 36’ di gioco e altri due incassati in rapida successione per far perdere la bussola e mettere a nudo la fragilità psicologica in campo e in panchina. Tre gol da Cornelius, autore di tre reti lo scorso campionato con Gasperini, mentre i difensori del Genoa si marcavano tra di loro non può fare parte di una strategia tattica, ma di una tecnica scarsa.
I giocatori genoani, esaltati da megalomani dei quali purtroppo siamo stati complici questa estate come tanti altri, hanno tradito e difficilmente sapremo il perché e la spiegazione.
L’unica verità è che i tifosi rossoblu presenti al Tardini non hanno legittimamente piegato gli striscioni e riposto le bandiere dopo 45’ di gioco e non se ne sono andati via come era già successo nel passato. Alla fine hanno convocati sotto la Sud del Tardini i giocatori, insultandoli e chiedendo loro di tirare fuori gli attributi. Frasi che saranno rimbombate nella testa di tutti, anche se i calciatori si sono tenuti a distanza di sicurezza.
Può darsi che sia arrivato il momento di tornare al passato, non fare più selfie quando si incontrano i calciatori per la strada ma dire loro qualcosa di “serio”, da vicino. La Nord e il Tempio una volta facevano paura non solo agli avversari. Basta con tweet o Instagram da parte di chi deve fare il professionista sul terreno di gioco, ben pagato, e non il follower per aumentare la visibilità fuori dal terreno di gioco.
Mi mancano le parole per esprimere il dispetto che ha preso tutti noi all’indegno spettacolo cui abbiamo assistito. Credo che abbiamo toccato il fondo. È difficile trovare uno spiraglio alla figuraccia. Francamente nessuno avrebbe potuto prevedere questa debacle nonostante gli ultimi risultati negativi. Perdere in modo dignitoso poteva anche andare bene.
Di coloro che hanno giocato non saprei chi salvare. Tutti sono stati incapaci di connettere e di costruire. Detto dei calciatori, bisogna affrontare anche il capitolo Andreazzoli. La squadra ha sbagliato tutto e lo ha fatto anche il tecnico.
Come tutti quanti alla vigilia si era preoccupati di Gervinho e Kulusevski, degli spazi aperti e della velocità. Il Mister ha provveduto giocando con una difesa a quattro con marcature ad uomo rigide con Goldaniga e Pajac: operazione riuscita. Tutto è andato all’aria nel cuore del gioco perché Radovanovic e Schöne sono stati presi nel mezzo dai tre centrocampisti
Qualcosa di più si è visto all’inizio del secondo tempo con il 4-4-2 tanto auspicato da tutti alla vigilia, ma è stato un fuoco di paglia visti gli errori dei difensori. La fase difensiva rossoblu, indipendentemente dai numeri del modulo, è saltata subito non avendo linee di copertura tra il pallone e la propria difesa e non chiudendo gli spazi a chi portava il pallone degli avversari. Non funzionavano il pressing collettivo e neanche la pressione individuale.
Il gioco è fatto di schemi geometrici, il più delle volte irregolari, e s’impronta a un modulo di base tecnicamente ben definito. Per tale motivo più che i cambi che non potevano
Il Genoa a Parma non può essere quello vero con Andreazzoli o chi altro in panchina. Tutto è sparito improvvisamente, nessuna consistenza tecnica e agonistica. Importante che la lezione degli scorsi campionati e di altre squadre sicure del proprio gioco e della salvezza, ma ultime con distacco alla fine del girone di andata, non maturi anche a Pegli.
Dopo i giocatori e l’allenatore, tocca alla società. Andreazzoli licenziato finita la partita? Il sostituto questa volta non si conosceva già al termine della gara. La solita manfrina di facciata da parte della Presidenza rossoblu è continuata anche in mattinata.
I candidati sono sempre gli stessi. In pole position fino a stamattina Carrera. Il pensiero con Gattuso c’è sempre, ma Preziosi dovrebbe contattarlo e incontrarlo da vicino e non da altri. Il problema che l’ex tecnico del Milan dal carattere particolare “pane al pane, vino al vino” potrebbe dare fastidio al patron, ma per lui ci sono anche altre sirene che gli fischiano nelle orecchie. Arrivano da parte di altre squadre che vorrebbero giocarsi la Champions e non lo aiutano di certo.
Rivoluzione anche in società, con un nuovo direttore sportivo e generale da campo? Preziosi, dimenticandosi che il Genoa è il suo “Ciccio Bello” degli anni 2000, dovrebbe fare una analisi approfondita su chi gli ha fatto investire euro su calciatori del
Chi l’ha fatto il centrocampo attuale del Grifo? Non Andreazzoli e Capozucca. Preziosi dovrebbe essere stufo e potrebbe lasciare il timone a qualcun altro, facendo a malincuore il proprietario.
Da segnalare ancora Braida presente ieri al Tardini: lo danno come possibile candidato anche se deve risolvere il contenzioso con il Barcellona che dopo averlo licenziato, approfittando di una clausola del calcio spagnolo, gli vuole riconoscere solo un mese di contratto e non tutto il dovuto. Operazione che potrebbe fare bene al calcio italiano, se sbagli paghi e parli anche perché non sono arrivati i risultati invece di crogiolarti nel contratto in essere che porta euro. I silenzi nel calcio sono infiniti per salvare solamente il contratto anche quando non si lavora più.
Braida per farsi le sue ragioni ha preso come avvocato quello di Neymar. Marruocco, l’ultimo candidato del mondo del calcio milanese a fare il dirigente, anche lui deve risolvere un nodo con Cellino.
Un magone, un rimpianto per Andreazzoli avendolo visto lavorare per quasi i tre mesi iniziali di questa stagione. Sfortunato il massese, ma anche testardo nel non aver preso in mano la situazione tecnico-tattica continuando a giocare col 3-5-2, consapevole che i centravanti devono crescere, senza affidarsi alla sua coperta di Linus che non gli avrà portato risultati ma complimenti per il gioco.
Dispetto e malinconia per questa ennesima brutta figura del Vecchio Balordo. La grande preoccupazione è che dopo la gara del Genoa a Parma non si possa dire che si sia raschiato il fondo del barile se la scelta del tecnico non sarà quella giusta e non si parli chiaramente a tutti i calciatori.
Errare è umano, dare la colpa ad altri nel calcio in particolare ancor di più. Al Genoa non può più succedere. Il lavoro di gruppo in una società di calcio dovrebbe essere essenziale per fare funzionare una squadra sul terreno di gioco. Da oggi pomeriggio al Genoa nessuno può più permettersi di dare la colpa a qualche d’un altro. La Legge di Murphy al Genoa non funziona perché la situazione non può più essere un insieme di paradossi a carattere ironico e caricaturale. Ora è troppo seria. Occorre fare un esame di coscienza da parte di tutti consapevoli che la coscienza è il paltò dell’anima.