Il VAR sta perdendo credibilità di giornata in giornata soprattutto su due fronti: i calci di rigore, cercati con troppa facilità e giudicati con metri molto differenti, e i falli di mano. Il Genoa ne è stato recentemente interessato, specialmente per quanto riguarda le cadute in area di rigore su tocchi leggerissimi.
Ma dopo un turno infrasettimanale infuocato, l’undicesima giornata è comunque andata in archivio e non senza strascichi. Mentre si chiede a gran voce un nuovo incontro tra club e arbitri per capire davvero la deriva della tecnologia, il turno numero 11 si può sintetizzare fondamentalmente in tre episodi, a partire dall’espulsione di Ilicic in Atalanta-Cagliari.
ATALANTA-CAGLIARI
In realtà, non sarebbe neppure un episodio da VAR visto che Abisso, arbitro della sfida, estrae il rosso diretto per punire il calcio rifilato da Ilicic a Lykogiannis. Lo diventa se si vuole analizzare la gomitata del terzino greco ai danni del giocatore bergamasco, che reagirà imprudentemente proprio perché colpito al volto dell’avversario. Una revisione al VAR poteva starci? Sicuramente non per dare un secondo giallo, visto che il regolamento non lo prevede. Oltretutto, se Abisso avesse estratto il cartellino, Lykogiannis sarebbe stato espulso automaticamente per doppia ammonizione. Al massimo si sarebbe potuta richiedere un’espulsione diretta del calciatore sardo da parte del VAR Orsato, che avrà però valutato due aspetti: l’intervento avvenuto fuori dal campo e l’intensità della sbracciata, non tale da comportare l’espulsione. “Chissà quanto ne hai viste e quante e vedrai” canta De Gregori. Importante che il metro sia lo stesso per tutti.
ROMA-NAPOLI
Il minuto d’interesse è il 23′ quando Callejon controlla un pallone non col petto, non col fianco, bensì col braccio sinistro. L’arbitro della sfida all’Olimpico è Rocchi, che è posizionato alle spalle del calciatore e che, coperto anche dalla fisicità di Smalling, non interpreta come fallosa quella giocata. A richiamarlo sarà il VAR Aureliano: c’è effettivamente un “chiaro ed evidente errore” perché lo spagnolo non solo muove il braccio verso il pallone (è quindi una giocata), ma asserisce di averla colpita col fianco.
Le immagini, però, non lo scagionano affatto ed essendo l’intervento avvenuto poco all’interno del vertice sinistro dell’area di rigore, Rocchi ferma il gioco e converte quel tocco in calcio di rigore. Scelta corretta, revisione durata poco meno di 10 secondi, a dimostrazione di come il VAR, se ben utilizzato, ha bisogno di poche pause e tanta concretezza. Polemiche pressoché azzerate perché non solo la Roma vincerà con merito, ma il rigore in questione sarà fallito da Kolarov.
In questo caso, l’esempio di Callejon in Roma-Napoli deve restare esemplificativo del concetto di “giocata”, ben diverso da quello di “deviazione”. Callejon ha tutto il tempo per stopparla in modo corretto, ma si accompagna il pallone prima di spazzarlo aiutandosi col braccio e giocando così il pallone. Messa nell’angolo la volontarietà, serve una linea comune per interpretare quando sia e quando non sia rigore. Ed è per questo che si passa al Derby della Mole, che stravolge quanto accaduto in Lecce-Juventus di due settimane fa.
TORINO-JUVENTUS
Al 12′ di gioco, ecco l’esempio invece di cosa sia una “deviazione” di braccio. Il Torino effettua una rimessa laterale dalla sinistra con Rincon. La lunga gittata del venezuelano trova la testa di Belotti che gira verso centro area, trovando a pochi metri l’opposizione del braccio destro di De Ligt. Sgomberiamo subito il campo dall’equivoco sulla deviazione ravvicinata di Belotti come possibile “salvacondotto” per il tocco di braccio del difensore olandese. Il regolamento, a pagina 91, è infatti chiarissimo:
“le suddette infrazioni (falli di mano o braccio, ndr) si concretizzano anche se il pallone tocca le mani / braccia del calciatore provenendo direttamente dalla testa o dal corpo (compresi i piedi) di un altro calciatore che è vicino“.
Partendo da questo presupposto, ora c’è da capire se il tocco di De Ligt rientri tra le “suddette infrazioni”. In altre parole, se sia falloso o meno. Esistesse una regola per cui ogni fallo di mano, anche solo per un lieve distacco dell’arto dal resto del corpo, è punibile col calcio di rigore (se avviene in area), il dubbio non ci sarebbe. Certo, si andrebbe incontro a nuove polemiche perché è evidente che non tutti i tocchi sarebbero volontari e si finirebbe per essere puniti anche quando l’episodio è realmente fortuito.
Oggi si deve applicare – e interpretare – un Regolamento che ha linee guida abbastanza precise e legate ai concetti di giocata e deviazione.
Sarebbe stata sicuramente un’infrazione se De Ligt avesse toccato intenzionalmente il pallone con la mano o il braccio, compreso se avesse mosso la mano o il braccio verso il pallone. Analogamente, sarebbe stata un’infrazione se avesse ottenuto il possesso / controllo del pallone dopo che questo ha toccato le sue mani / braccia e poi avesse segnato nella porta avversaria, creato un’opportunità di segnare una rete oppure segnato nella porta avversaria direttamente con le mani / braccia. A rivedere le immagini in movimento, il tocco non sembra rientrare in questa fascia di competenza.
Allora c’è il secondo grado di giudizio del Regolamento in cui si dice che sarebbe stata di solito un’infrazione se De Ligt avesse toccato il pallone con le mani / braccia posizionate in modo innaturale, aumentando lo spazio occupato dal corpo, oppure posizionate al di sopra dell’altezza delle sue spalle. Non è il secondo caso (ma lo sarebbe stato se il pallone avesse urtato contro il braccio sinistro), ma incomincia ad assomigliare molto al primo caso.
Quando invece il braccio o la mano non aumentano il volume del corpo oppure non risultano posizionate in maniera innaturale, anche su deviazione ravvicinata di un avversario, di solito l’indicazione è di non assegnare calcio di rigore. A rigor di di Regolamento, la valutazione di Doveri dovrà essere ricaduta in quest’ultima fascia e il VAR (Maresca) gliene deve avere riconosciuto la bontà. C’è da chiedersi a questo punto perché domenica non fosse rigore, mentre a Lecce, due settimane fa, la medesima dinamica (tocco di Lucioni da posizione ravvicinata e tocco di braccio sinistro di De Ligt) sia stata ritenuta passibile di calcio di rigore. In quell’occasione Valeri lo avrebbe concesso immediatamente senza intervento del VAR Pasqua.
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