Affrontati nella giornata di domenica i temi relativi alle polemiche, subito ridimensionate, del fallo di mano di Lerager al San Paolo (non c’era rigore né tantomeno la punizione da cui nasce il tocco), l’ultima giornata di Serie A ci ha restituito due partite dove il VAR ha fatto un grande pasticcio. La prima è Sampdoria-Atalanta diretta da Irrati, la seconda quella dell’Olimpico tra Lazio e Lecce dove in postazione VAR sedeva Pairetto, mentre in campo dirigeva Manganiello.
Al Ferraris è partita particolarmente combattuta e fisica, ma tutto sommato corretta. L’episodio cardine è la trattenuta di Ferrari ai danni di Barrow, letteralmente proiettato verso la porta di Audero. Irrati estrae solamente il giallo, un po’ come accadde in Juventus-Genoa per il fallo di Rugani su Agudelo. Il fischietto di Pistoia non riterrà l’episodio una chiara occasione da gol e, visto l’epilogo, neppure il VAR Di Paolo. La decisione, rivista anche in movimento, con Audero particolarmente distante e nessun difendente blucerchiato che sarebbe potuto rientrare in copertura, appare del tutto sbagliata. Non è comunque la prima decisione di questo genere in campionato.
Il primo episodio in Lazio-Lecce, invece, arriva al minuto 65′ quando Milinkovic-Savic atterra in area di rigore Mancosu, capitano salentino. Braccia larghe, un leggero contrasto tra la sua gamba destra e quella sinistra di Mancosu, che sembra cercare il contatto. Indubbiamente un penalty generoso sul quale, però, il VAR non ha potuto correttamente intervenire non essendoci un “chiaro ed evidente errore“. Tanto per intendersi, quella non è una simulazione e quindi il protocollo è tagliato fuori. Manganiello attende comunque un silent check per confermare il rigore.
Due minuti più tardi, dopo le proteste, arriva la battuta di Babacar. Manganiello invita tutti i giocatori a tenersi fuori dell’area di rigore prima della battuta, pena la ribattuta del penalty. Quando Babacar è ancora a metà tragitto, in area ci sono già quattro giocatori: Lazzari, Luiz Felipe e Milinkovic-Savic per la Lazio, Lapadula per il Lecce. Babacar si farà neutralizzare da Strakosha, Lapadula sarà il più lesto sulla ribattuta a battere a rete.
Durante l’esultanza, Manganiello riceve indicazione sul fatto che Lapadula sarebbe stato in fuorigioco, oltre ad essere entrato per primo in area di rigore. Ma non solo le immagini lo smentiscono, ma ci dicono che il rigore si sarebbe dovuto ribattere. Come giustamente rimarcato in questi giorni da quotidiani e testate di riferimento, il paradosso è che se Lapadula avesse mancato il tap-in, il rigore probabilmente sarebbe stato ribattuto. Avendo segnato, è diventata influente la sua posizione irregolare, comunque successiva all’infrazione dei giocatori entrati in area prima dell’impatto col pallone. Nonostante proteste e ammonizioni, Manganiello si fiderà del collega Pairetto senza neppure andare alla on field review e ristabilirà il punteggio sul 2-1.
Polemiche che si acuiranno una decina di minuti dopo, nell’arco del minuto 75′, quando un tocco di braccio di Calderoni viene ravvisato non da Manganiello, bensì dall’assistente di linea. Il difensore salentino è in caduta e il movimento del braccio è naturale nella dinamica di un caduta. Per regolamento, quindi, questa dinamica non viene di solito considerata punibile. Non per Manganiello, ancora una volta soggetto alla revisione del VAR e poi portato a confermare la decisione presa in campo.
Napoli-Genoa, tocco di braccio Lerager non è mai rigore. E la punizione da cui nasce non c’è