In molti si chiederanno: fra tre giorni si giocherà il Derby della Lanterna e si scrive solo di Schöne?

Sì,  perché la prossima stracittadina potrebbe essere il decollo del  danese-olandese, ora come ora l’unica possibilità attraverso il gioco di Thiago di mettere una pietra sulle ultime quindici giornate giocate con gare non andate a buon fine nei risultati e non per l’imperizia dei tecnici. Per qualcuno Schöne incomincia  ad essere un caso di “mobbing”,  per qualcun altro un Eloi Francisco Chagas, che quando arrivò al Genoa nell’anno 1983 con le credenziali della società Vasco De Gama e una partita memorabile a San Siro contro il Milan. Ci fu la favola che Eloi fosse un sosia del vero calciatore.

Su Schöne non si può dire la stessa novella oppure fare riferimento solo al gol realizzato al Real Madrid in Champions. Al danese-olandese, accolto all’aeroporto di Genova come il Messia del centrocampo genoano dalla folla in delirio e pubblicizzato dal suo entourage, cosa sta succedendo? Non potendo vedere gli allenamenti non si può capire se il nazionale danese negli allenamenti faccia girare i “marroni” a Thiago. Un faccia a faccia calcistico per entrambi ci sarà stato e Schöne dovrebbe aver spiegato la sua filosofia di gioco olandese, che dovrebbe combaciare con quella di Thiago. La via sulla carta sembra giusta, ma bisogna percorrerla bene prima che sia troppo tardi per le sorti del Genoa.

Schöne quando ha scelto di venire al Genoa e giocare nel campionato italiano non avrà ponderato bene quello che avrebbe potuto fare sul terreno di gioco cambiando radicalmente il suo modo di giocare modello Ajax. Tutto ciò sta succedendo anche ai due pezzi da novanta De Ligt alla Juventus e De Jong al Barcellona, non nell’Ajax di Ten Hag in questa stagione, che cambiando nomi e ruoli a quelli che giocavano lo scorso anno sta rinverdendo con i Lancieri gli stessi principi di gioco del passato (anche se ha fallito l’accesso agli ottavi di Champions League).

Schöne attualmente sta subendo le conseguenze, come tanti altri stranieri di qualità arrivati prima di lui e che hanno avuto bisogno di tanti mesi – o addirittura quasi un campionato: uno su tutti Platini, prima di entrare nel regime tattico italiano. Il modello Ajax nel campionato olandese comanda nel 90% delle gare sul piano del gioco  al di là dei risultati. È sempre stato votato all’attacco e alla fase di possesso nelle metà campo altrui e poco in quelle fasi difensive e di non possesso. Schone è un ottimo calciatore, ma deve trovare attualmente  le coordinate giuste per fare le due fasi di gioco – in particolare quella difensiva – impegnandosi anche in quella verticalizzazione vista poche volte, considerato che in Olanda non è stato il costruttore principale  di gioco verticale dei biancorossi.

Schöne non deve scordare due sue specialità, oltre i calci di punizione che al Genoa latitano: il supporto ai difensori nel palleggio in fase di possesso mentre il resto della squadra cerca e il provare a guadagnare campo sfruttando al massimo la sua qualità negli intercetti. In virtù di quest’ultima caratteristica scritta, Enrico Currò, firma calcistica di Repubblica e della Nazionale di calcio italiana, lo propone addirittura negli spazi di mezzo dietro la punta o le punte. Idea che potrebbe essere interessante e parente del gioco di Thiago, che in ogni gara cerca la densità in zona pallone chiedendo ai calciatori di riconoscere gli spazi: l’aggressione immediata a pallone perso e l’attacco dell’area con tanti giocatori. Operazione rivista in gare del Genoa, anche se tutto veniva dopo sprecato nella finalizzazione o nell’ultimo passaggio.

Con Thiago l’operazione potrebbe anche riuscire perché contro le altre squadre del campionato con cui si è misurato ha sempre tentato di fare la partita come succedeva ai Lancieri, non solo nell’Eredivisie ma anche in Europa. Come già scritto in altri periodi prima dell’arrivo di Thiago, Schöne non è mai stato playmaker nell’Ajax, ma la mezzala vicina più nel centrocampo avversario, pronta a fare valere il suo gioco di prima intenzione nel favorire il lavoro degli altri compagni che giocavano sempre senza pallone e non staticamente ad aspettarlo tra i piedi, facendo densità in zona pallone e rapidità di trasmissione.

Thiago Motta può essere l’allenatore ideale di Schöne: importante che il danese non faccia come i brasiliani e venga preso dalla “saudade”, anche perché a Genova c’è sempre più sole rispetto a dove ha giocato.


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