Anno nuovo, allenatore nuovo. La sciagurata partita contro l’Inter è costata la panchina al tecnico Thiago Motta che, al di là dei giudizi tecnici, ha sempre dimostrato con le sue dichiarazioni e con i suoi comportamenti di essere un genoano vero. Ora la palla passa a Davide Nicola, anche lui ex giocatore rossoblu, che dovrà guidare il Genoa nella disperata corsa verso la salvezza. Per riuscire in questa impresa si dovrà rinforzare la rosa: non bastano, a mio parere, solamente i nuovi arrivi di Perin, Behrami e Destro.

Una panoramica sull’avversario di oggi.

Oggi a Marassi è di scena il Sassuolo, per una partita da vincere senza se e senza ma. La squadra neroverde è organizzata, gioca bene e vanta alcuni elementi di spicco, in primis Berardi, oggi però quasi sicuramente assente per infortunio. De Zerbi, tecnico giovane e moderno, propone un calcio basato sul possesso palla e sull’occupazione degli spazi e predilige giocatori tecnici. Soffrendo oggi di alcune defezioni, il Sassuolo scenderà in campo con il 4-3-1-2, modulo usato raramente, ma il concetto e la filosofia di gioco rimarranno inalterati. Come impone il gioco di De Zerbi, i neroverdi escono quasi sempre palla al piede, raramente calciano palla lunga, se non per sfruttare la velocità di Boga o la profondità di Caputo. E’ una squadra che comanda spesso la partita, ma che concede tanto agli avversari in termini di occasioni gol. La difesa è il reparto che va più in sofferenza, il centrocampo e l’attacco garantiscono alta qualità.

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa.

Consigli, da anni in Emilia,  è portiere affidabile e dal rendimento regolare, ma, non avendo una stazza fisica importante, nelle uscite alte può patire delle difficoltà. Toljan, Romagna, Ferrari e Kyriakopulos formano la linea difensiva. Toljan, esterno destro, è un tedesco al primo anno in Italia, ha una corsa importante e resistente. Kyriakopulos, dotato di buon piede mancino, ha nelle letture difensive la sua lacuna, anche lui è un neofita del campionato italiano. Romagna e Ferrari formano la coppia centrale difensiva, un tandem che sa il fatto suo nel gioco aereo, ma che difetta nelle scalate ed è ancora un po’ inesperta. Romagna soprattutto soffre la fisicità degli avversari.

Il centrocampo.

Duncan, Magnanelli e Locatelli compongono una mediana tecnica, con fosforo e forza. Un reparto omogeneo guidato dall’eterno Magnanelli, il vero leader della squadra. Magnanelli detta i tempi della manovra e i tempi della pressione sugli avversari, sbaglia raramente, anche se non regala al pubblico giocate d’autore. Duncan e Locatelli sono le mezzali di parte. Duncan è tutto mancino, forza, corsa e tiro dalla distanza sono le sue migliori qualità. Locatelli, ex enfant prodige ed ex Milan, possiede qualità tecniche indiscutibili, ma non sempre riesce a fornire prestazioni convincenti: anche lui è in possesso di un ottimo tiro da fuori area e di un ottimo tempo di inserimento.

L’attacco.

Djuricic, il trequartista, ex Sampdoria, fantasia e dribbling secco le sue armi, non ha continuità di rendimento. Boga è un francese naturalizzato ivoriano, dribbling velenoso ed imprevedibilità le sue caratteristiche principali: può giocare da esterno o da trequartista. Caputo è il terminale offensivo:  bomber di razza, dentro l’area di rigore difficilmente perdona. I suoi movimenti dovrebbero venire insegnati nelle scuole calcio, è salito tardi nel calcio che conta.

Come si comportano sulle palle inattive?

Su quelle a sfavore, marcano ad uomo e proprio in queste situazioni possono avere delle difficoltà. In fase offensiva i corner difficilmente vengono calciati direttamente, i neroverdi preferiscono il gioco a 2 o a 3 per far muovere la difesa avversaria e colpire con l’inserimento dalla parte opposta. I due centrali difensivi salgono per colpire e Caputo è sempre pronto a catturare ogni palla vagante. L’area viene poi riempita da altri giocatori, che cambiano a seconda delle situazioni.

In conclusione?

Il Sassuolo scenderà in campo per fare la partita, ma in casa Genoa non sono ammessi errori, i bonus sono terminati e lo scaricare addosso le colpe all’allenatore di turno non è un bel biglietto da visita. Ci vorrebbero un esame di coscienza e un bagno di umiltà, da parte di tutti, giocatori, presidente, dirigenti e addetti ai lavori. Per arrivare in porto bisogna remare tutti dalla stessa parte perché, se uno rema in avanti e l’altro all’indietro, il porto resterà sempre un miraggio.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.