La prima giornata di ritorno ha continuato a confermare quello che si era visto nelle precedenti 19: nessuna squadra sembra invulnerabile. Il calciomercato dopo 20 giorni di chiacchere non ha portato benefici eclatanti. Solo Borini ha fatto gol nella giostra di Juric e del Verona.
Il bel gioco fa vincere solo la Lazio, la decantata intensità delle altre alla lunga logora. In altri casi, anche zoppicando, la Juventus vince: non per il gioco, ma per le stelle che hanno poco da spartire con il “sarrismo”.
Il risultati sorpresa della ventesima giornata sono il pareggio casalingo del Lecce contro l’Inter, la vittoria della Fiorentina a Napoli e il colpo della Spal in casa dell’Atalanta. Risultati importanti per chi non se li aspettava. Possono essere considerati vera gloria?
A Firenze sono passati dalla depressione all’euforia, dalla paura alla fiducia. Iachini e il cappellino sono diventati un must in riva all’Arno. Gli è bastato recuperare Chiesa, spostandolo venti metri più avanti e non facendogli perdere energie nel fare il pendolo a ribaltare tutto? La risposta alle prossime domeniche perché in questo momento calcisticamente “vedi Napoli e poi risorgi, non muori”. Nel silenzio del San Paolo, il Ciuccio non raglia più sul terreno di gioco essendo troppo prevedibile, scarico e molle. Il ciclo De Laurentis è finito.
L’Inter è lenta, bolsa, vittima del suo limite, ossia l’intensità, con poche idee che non c’entrano nulla con le ragioni del cuore salentino di Conte. Il tecnico nerazzurro aveva previsto tutto anche se i suoi mal di pancia non erano condivisi. Dopo la gara con il Lecce bisogna riconoscere che i “mal di pancia” non erano solo semplici lamentele, finita la brillantezza di alcuni protagonisti nel cuore del gioco è subentrata la stanchezza. Tenere passo alla Signora, che pur non giocando bene perde pochi colpi, è faticoso non solo nelle gambe, ma anche nella testa. Liverani e il Lecce hanno capito subito che il Biscione strisciava e che il gol era arrivato occasionalmente e hanno cercato in modo ordinato e lucido di arrivare al pareggio sfiorando anche la vittoria.
Lazio-Sampdoria, al di là della manita e di Immobile, porta l’Aquila a volare vicino allo scudetto. D’accordo che Inzaghi fa il prudente dicendo “Juventus e Inter sono più abituate” ma ad oggi le 11 vittorie di fila e i tre pareggi dovranno contare qualcosa anche alla luce del fatto che tutti piangono e si rivolgono al calciomercato e loro no. La Lazio impressiona non solo per i 23 gol di Immobile e la striscia positiva di risultati, ma per la sicurezza con la quale sono stati ottenuti dagli interpreti del tourbillon organizzato facendo vedere agli scettici che non è questione di 3-5-2 ma di giocatori, che faranno sempre la differenza in qualsiasi numero di modulo.
Ranieri potrebbe centrare poco con il flop generale doriano: qualche responsabilità però ce l’ha se manda in campo una difesa composta da Chabot, Colley e Berenszynski travolti non solo dai gol, ma portati sulle spalle in “cammaletta” da Immobile in occasione dell’assist e del gol pur essendo fisicamente non la metà, ma quasi, in altezza e peso rispetto ai tre difensori. Ranieri deve battere “calciomercato” altrimenti la patata diventerà nuovamente bollente.
Il Sassuolo prende il Toro per le corna e lo ribalta. Il Sassuolo interrompe la striscia negativa di tre sconfitte, il Torino quella di tre vittorie. La squadra di Mazzarri è ancora un vitello e i tifosi granata rumoreggiano. L’altra torinese, la Juventus, è intanto in fuga anche se brutta grazie a due lampi di Ronaldo, 11 gol nelle ultime 7 gare.
La differenza tra l’Inter e la Juventus è solo questa aggiungendo il cinismo della Signora del calcio. Tridente sì o no? Se Sarri non prenderà una decisione alla lunga potrebbe essere deleterio. Il Parma troppo tardi si accorge che la Signora non è ben vestita, non nuda, sul piano del gioco e trova il pareggio addirittura con Cornelius che supera di testa CR7 su un calcio d’angolo. La Juventus ha ballato anche in fase difensiva.
Rinasce il Diavolo rossonero: non per opera di Ibra, ma per merito di Ante Rebic che dopo i giorni di Serie A di crisi, compresi quelli con la Fiorentina, ha fatto finalmente gol nel campionato italiano, anzi una doppietta. Non sappiamo se al Milan funziona più la cura Ibra che sta rigenerando molti calciatori sul piano della personalità o quella di Pioli. La risposta arriverà se anche Suso ne beneficerà. Gotti e l’Udinese stavano confezionando l’ennesimo risultato puniti all’ultimo giro di orologio dopo essere stati in vantaggio.
C’è poi Bologna-Verona. Il Verona di Juric meritava di vincere e non solo per la superiorità numerica. Sono i dati della gara a confermarlo. Il migliore dei felsinei è stato il portiere Skorupski. Juric ha incartato nel cuore del gioco e sulle corsie laterali Mihajlovic. Mancini in tribuna a scoprire Orsolini avrà scoperto invece qualche veronese. Morale della partita: il pari sta stretto a Juric, Veloso e Lazovic.
Brescia-Cagliari. Più che le quattro reti ha fatto cronaca l’espulsione di Balotelli per un “vaffa” alla Grillo al direttore di gara. Tutto è successo dopo essere entrato in campo da 7 minuti. Ha cambiato squadre, nazioni, solo in Cina potrebbe migliorare se si dedicasse allo “zen”. Ce l’ha con tutti e mai con se stesso per aver buttato all’aria quello che il Signore gli aveva donato: il talento. Sulla gara tanti tiri, solo un pareggio con doppiette di Torragrossa e Joao Pedro. Cagliari uscito dalla spirale dei cinque KO consecutivi. Il Brescia si accontenta del punto che potrebbe servire visto che quelle in fondo alla classifica ad ogni giornata giocano a chi prova a far meno. Roma in zona Champions grazie al ripudiato e rotto Spinazzola. La Lupa aiutata dagli errori rosso blu supera anche le 9 assenze.
L’ultima gara è stata Atalanta-Spal. Vince la Spal, altro colpaccio in trasferta dopo quello in casa del Torino. Gasperini aveva già abituato non solo il Genoa nei tempi migliori ma anche il campionato italiano ad almeno due blackout durante il campionato. La decantata intensità della Dea potrebbe essere un limite. Appena cala la temperatura non atmosferica, si imballa qualche meccanismo la macchina nerazzurra si inceppa. Alla Spal è bastato perdere in contemporanea Castagne e Hateboer sulle corsie laterali. La coperta è corta e a Gasperini potrebbe venire qualche mal di pancia da calciomercato. Non è crisi perché gli orobici non prendono gli avversari alla gola conoscendo solo il strapotere fisico, il gioco non si dimentica. Vittoria fondamentale per la Spal e Semplici per continuare a sperare nella salvezza.
Genoa, conta poco essere ultimi o penultimi. Il Genoa non segue il vangelo secondo Matteo del “beati gli ultimi che saranno primi” perché non succederà mai. Da psichiatra non psicanalista, nessuna squadra è invulnerabile, non è vero, il Genoa invece sì contro tutti.
Nicola dovrà in questa settimana valutare anche la strategia tattica del 3-5-2. Ormai se ne parla tanto, lo si è visto spesso nelle quattro gare giocate e fa discutere. È sottile il distinguo fra 3-5-2 e 5-3-2, anzi tutti sono convinti che la difesa a tre sia sempre a cinque nella fase di non possesso con gli avversari nella propria metà campo. Gli esterni ripiegano obbligatoriamente ma non ripartono e questo è uno dei guai del Genoa. Il Genoa nell’utilizzo di questo assetto tattico ha avuto pochi vantaggi sia nella copertura, mandata all’aria dagli errori, e nell’avvio della manovra che difficilmente ha contato sull’inserimento di un centrale difensivo e una spinta sulle corsie laterali. Troppo difensivista la strategia di Nicola? Difficile dare una risposta considerato che le mezzali corrono a vuoto, il Grifone non è fortunato e in ogni gara c’è una frittata individuale.
Il Vecchio Balordo in questo momento non ha la carica di adrenalina per scalare le montagne della classifica e dei risultati. Tutte le colpe non sono degli allenatori e dei calciatori se da quasi 7 mesi sono una squadra “work in progress” e ancora in lavorazione. Non è facile né semplice passare o saltare da un progetto tattico ad un altro in corso di campionato. Partita dopo partita si ha l’impressione che negli ultimi anni sia stato difficile portare a termine non un progetto, ma anche solo qualcosa di simile visto che non sono state create opportunità in grado di durare nel tempo.
Il calciomercato non dà, ma deve dare risposte e soluzioni. Occorre un difensore che potrebbe arrivare dall’estero e non dall’Italia. Bisogna fare un sacrificio economico per l’attaccante Krmencik, il ceco del Viktoria Plzen, ancora libero, oppure cercare un Nestorovski qualunque che fa panca all’Udinese controvoglia e che ha esperienza di calcio italiano e lotta per non retrocedere. La mezzala Eriksson in arrivo dalla Svezia non sappiamo se dopo l’avventura a Cagliari dal 2011 al 2015 sia diventato il “tuttocampista” che serve. Sarà il campo a documentare tutto, anche la condizione fisica vista la lunga sosta del campionato svedese.
Arbitri e VAR: solita musica e soliti direttori d’orchestra non sempre accordati in campo e fuori. A Rizzoli piace mettere peperoncino sulle designazioni Giua di Olbia ad arbitrare Brescia-Cagliari si poteva evitare. Vivere in Sardegna non è come vivere a Bergamo e arbitrare a Milano oppure come vivere a Imperia e dirigere a Genova, senza considerare l’esperienza degli arbitri designati. Mai una romano o un laziale con il fischietto in bocca in gara di Lazio e Roma. Spero di essere smentito alla svelta.
Topica di FIGC e Lega: si sono dimenticati della morte per SLA di Pietruzzo Anastasi non proclamando minuto di silenzio. La Lega si è giustificata per mancanza di tempo. Il WhatsApp non è conosciuto in Lega e FIGC, rimasti al tempo del piccione viaggiatore, tutto confermato dalle riforme che servono e che non arrivano mai.