La 21° giornata di campionato conferma che il campionato 2019/2020 appartiene alla categoria di questo “pazzo, pazzo, pazzo mondo“, come l’omonimo film. I camei di giornata sono i portieri modello Paperopoli mentre tutti i dirigenti, tra un calcio e un altro al pallone, pensavano di telefonare a Paperon de’ Paperoni per l’ultima settimana di calciomercato durante la quale, senza qualche Archimede Pitagorico, qualche squadra difficilmente riuscirà a fare il salto della classifica in avanti. Visti i risultati da una giornata all’altra viene confermato che il Trotto dell’Asino dura poco.
Al Venerdì sera Rebic è l’uomo mercato riparazione del Diavolo. Il croato entra per la seconda volta, decide e fa l’Ibra. Sempre tanta fatica per gli uomini di Pioli sul piano del gioco, salvati da Donnarumma. Pur giocando male, con l’arrivo di Ibra il Milan porta a casa il terzo successo consecutivo. Il Brescia poteva meritare almeno il pareggio dopo aver fatto vedere i sorci verdi ai tifosi milanisti.
Al sabato la vetrina è di GG7, Giampiero Gasperini, gioco e gol con 7 reti al Torino nel suo stadio. Una lezione di calcio chiara e limpida non solo al Toro, ma al calcio italiano. Tutto apprezzato anche dai tifosi granata. Tra Gasperini e Klopp del Liverpool poche sono le differenze sul piano di intensità, profondità e corsa con pallone e senza. Aveva frenato con la Spal la giornata precedente la Dea: per le squadre di Gasperini non è una novità spegnere la luce per ripartire ancora più forte. Il Torino, Mazzarri e la sua spocchia non ci hanno capito nulla e alla fine il tecnico ha dato la colpa ai calciatori.
La Spal reduce della vittoria sull’Atalanta pensava di andare sul velluto nel derby del Mazza. La vittoria del Bologna sugli estensi non ha avuto l’effetto Mihajlovic (primo tempo in Tribuna, secondo in panchina), ma di Barrow arrivato fresco dal calciomercato per vendicare la sconfitta della Dea. Dentro Barrow e per la Spal tutto svanito quello fatto nella vittoria di lunedì sera scorso contro Gasperini.
La terza partita del sabato è stata Fiorentina-Genoa. Mentre alla domenica tra i pali si è visto di tutto e di più nel male, Dragowski il numero viola è stato protagonista assoluto contro il Grifone di Nicola.
All’ora di pranzo della domenica la Regina del mercato, l’Inter di Antonio Conte, impatta con il Cagliari. La pareggite dell’Inter arriva dagli attaccanti, altruisti a parole ed egoisti con il pallone tra i piedi, mentre la difesa dopo aver concesso poco o nulla, sbaglia un’azione e diventa subito vulnerabile. Nainggolan punisce l’Inter non solo sul campo con il gol dell’ex ma anche alla fine dichiarando: “mi sentivo trattato come un giocatorino“.
Guerra interista all’arbitro Manganiello: non un’ira del fischietto, bensì il rosso a Lautaro per proteste ci sta tutto. Conte ogni volta che esterna in particolare sul calciomercato è in.conte.ntabile, l’ultima prima della gara con i sardi: “Inter più forte? Mica compriamo mezzo Real. Siamo sempre pochi, Young e Moses sono fermi da tempo“. Chissà cosa dirà su Eriksen da ieri a Milano…
Al pomeriggio il Verona di Juric, Veloso e Lazovic aiuta il Genoa e tritura il Lecce. Prestazione di sostanza dei veronesi che salgono sempre di più in classifica, confermandosi la “vera” sorpresa del campionato all’inseguimento della zona Europa. Il Lecce ha provato a fare andare tutto subito bene, ma dopo il primo gol è tornato immediatamente in Puglia.
L’altra squadra che vede l’Europa è il Parma di Kulusevski: essere della Juventus prossimamente o del Parma attualmente per lui non fa differenza. L’Udinese di Gotti non è stata a guardare colpendo traverse e fallendo gol importanti contro il muro dei ducali che ha resistito. Al Ferraris la Samp di Ranieri ha rischiato di perdere contro il Sassuolo pur giocando 70’ in superiorità numerica. De Zerbi ha colpito un palo, la Doria si è svegliata troppo tardi.
Nel Derby capitolino, incubo di entrambi i portieri. Ci credevano i tifosi laziali nella vittoria vista la coreografia iniziale da Cappella Sistina, sicuri del Giudizio Universale di Immobile nel 152° derby. Alla fine tutti contenti per il punto, visto e considerato che ha giocato meglio ed è andata più vicina alla vittoria la Lupa di Fonseca. Più Roma che Lazio e senza le “cappelle” dei portieri il risultato sarebbe stato ad occhiali.
Alla sera l’ultima gara con il Ciuccio diventato “core ingrato” per Sarri e Higuain. Insigne e Zielinski in gol mentre i tre attaccanti di Madama sono rimasti a Capodimonte a fare le statuine di porcellana. Vincono Gattuso e la grinta del Napoli contro poca Juventus. Vede il buio oltre la siepe il Ciuccio, ma non lo vede la Signora visti i pareggi delle dirette concorrenti allo scudetto. Sarri se vuol giocare con il tridente dovrà invitare i tre davanti, almeno uno per volta, a fare il pendolo con il centrocampo, senza aspettare tutti e tre il pallone tra i piedi: una Juventus che non tira mai in porta nel primo tempo centra poco con il “sarrismo” che continua a non vedersi.
E adesso calciomercato. Al Genoa dovrebbero aver capito che un calciatore, anche se da solo non cambia una squadra, ma potrebbe fare la differenza se, oltre ad avere tecnica oppure velocità, sia anche potente e animato da agonismo davanti alle aree avversarie. Occorre qualcuno che contagi tutti i compagni non solo in termini di gol, che potrebbero essere abbattenti dopo le occasioni mancate, ma anche di personalità. Per la salvezza occorre un calciatore che sia un riferimento assoluto nella fase di possesso dove qualche pallone buttato in avanti, qualche volta con poco criterio, possa diventare non solo gol, ma anche assist gol.
In questo momento la rosa del Genoa non è il massimo della vita, però l’atteggiamento voluto da Nicola potrebbe fare la differenza non sprecando il lavoro davanti e dietro con errori da codice calcistico. Altra esperienza l’arrivo di Masiello.
La squadra non è stata costruita così bene come sembrava: questi ultimi giorni di calciomercato, se fatto mirato, potrebbero fare finire di prendere schiaffi calcistici in giro per l’Italia e mandare in depressione la tifoseria.
Tra VAR e arbitri i protagonisti in questa seconda giornata di ritorno sono i direttori di gara al di là dei soliti errori dietro gli schermi che si nascondono dietro il protocollo: a cosa servono gli auricolari se non consigliano?
Il Granducato piemontese di Trentalange con i suoi arbitri in Serie A, da Manganiello a Pairetto, continua a creare errori e perplessità. Rizzoli sta raschiando il barile se manda un arbitro con 8 gare in B (Sozza) a dirigere in Serie A ed anche il compagno Piccinini. Devono mangiare ancora non fischietti, che sono indigesti, ma pane e acqua: companatico e fonti dell’esperienza arbitrale.
Narciso Parigi, autore dell’inno della Fiorentina (RIP), ricordato con un minuto di silenzio perché rammentato dalla società viola. Anastasi dimenticato da Lega e FIGC e non ricordato da nessuno: imbarazzo.
Il calcio sugli spalti è al veleno non solo per i cori razziali, che giustamente si prendono la vetrina quando accadono, ma per quello che succede con striscioni che nulla hanno da vedere con il pallone che rotola. A Firenze al termine di Fiorentina-Genoa almeno 10’ di cori pesanti contro Gasperini. C’erano gli ispettori della Lega che non dovrebbero solo tutelare i minuti delle interviste in sala stampa.
Ciao UGO, compagno di tanti allenamenti del passato a porte aperte. R.I.P. e aiuta il Genoa dal cielo.