Ci raccontano che il calciomercato lungo un mese sia necessario. Ci compiacciono che quello di tre mesi e oltre durante l’estate sia vitale. È chiaro che non sia così. Alimenta voci destabilizzanti e, spesso, porta assai meno di quanto si pensasse. Soldi ne girano pochissimi, nomi e speculazioni a centinaia. E come ogni depressione che si rispetti, anche la qualità delle valutazioni di calciomercato è tendente drasticamente al ribasso, così come iniziative quali l’allungamento del calciomercato di un’ora (un’ora?) per sei formazioni di Serie A. Per dilatare ancora un po’ l’ultimo venerdì di gennaio che tanti (giustamente) attendono con ansia.
Di fronte a questo baraccone non c’è da stupirsi se la Serie A, come riportava anche l’ultimo report FIGC, sia indebitata sino al collo per quasi 4 miliardi e resti viva, attaccata alla cannula dell’ossigeno, in larghissima parte grazie alle televisioni. Non a caso è da lì che si veicola il maggior numero di notizie, quasi a mo’ di tornaconto, esaltando il copia-incolla in giro per il web di notizie e, soprattutto, di fake news.
Per capirlo – e per capire anche che denaro vero ne gira davvero poco – basta aprire la lista delle ufficialità e dei contratti depositati presente sul sito della Lega Serie A. Un calciomercato lungo due settimane, dove le dirigenze individuino gli obiettivi reali da cercare di acquistare, garantirebbe più credibilità? Serve una limitazione dei prestiti? Perché abolire le comproprietà se la formula più usata rimane quella dei diritti di riscatto? Fermandosi a questa mattina risultano 172 i contratti depositati dalle società in via Rosellini a partire dallo scorso 2 gennaio: si viaggia ad una media di meno di sei contratti al giorno. Con venti squadre in Serie A e altrettante in Serie B a cui poter cedere o prestare calciatori. Il ritmo è talmente blando che non si arriva neppure a due acquisti a titolo definitivo al giorno!
Tante trattative, miriadi di nomi e di falsi progetti tecnici che si ventilano oggi, ma che domani potranno tranquillamente sparire e dissolversi. A farne le spese, come da tradizione, il tifoso. La Fiorentina del presidente Commisso investe più a gennaio (Kouamè ne è l’esempio lampante) che in estate, quasi a ricordare la vecchia conduzione Cecchi Gori, oppure la Juventus si prodiga a cedere e investe già per giugno su Kulusevski. Per non parlare dell’Inter, che fa incetta di giocatori dalla Premier League e presenta alla Scala il suo neo acquisto Eriksen. Ed effettivamente è diventato tutto un teatro.
Ma per rendersi conto della situazione reale, specialmente per i club medio-piccoli, basta vedere la quantità di prestiti (secchi o con diritto od obbligo di riscatto) che fanno parte di questi 172 contratti. Senza contare che la metà dei contratti depositati sono rientri dal prestito di giocatori, per lo più giovani o giovanissimi, prestati in giro per fare la tanto bistrattata “gavetta”. Il riassunto di questo mercato è impietoso in Serie A:
- 45 contratti a titolo definitivo (il Genoa partecipa a questa dato con 3 contratti)
- 37 contratti a titolo temporaneo (il Genoa partecipa a questo dato con 2 contratti)
- 88 rientri dal prestito (il Genoa partecipa con 9 rientri, tra cui Schafer dal Chievo)
- 2 acquisti da svincolati (Behrami e Ibrahimovic)
Uno spaccato che è ben traducibile in pochi investimenti e tante scommesse, eventualmente da confermare a fine campionato. Sperando, in molti casi, in esiti stagionali positivi. Il Genoa è un caso emblematico essendo penultimo in classifica e avendo fatto all-in quasi esclusivamente con scommesse sul piano fisico o giocatori che già conoscessero la piazza. Con la questione Pinamonti che ne ha tenuto bloccato il calciomercato senza portare ad investire su un nuovo centravanti. Per adesso in campo si è visto soltanto Perin a pieno regime, con Behrami in lieve ripresa e Destro ancora lontano da una condizione ottimale. Non se la passano meglio altre formazioni.
Chi sinora ha inciso, in positivo più che negativo, dopo essere arrivato dal calciomercato si conta sulle dita di una mano: Perin al Genoa (miracoloso col Sassuolo, baluardo a Verona prima del tracollo, decisivo in chiaroscuro con la Roma), Barrow a Bologna (in gol a Ferrara nel derby contro la Spal entrando dalla panchina), Ibrahimovic al Milan (in rete a Cagliari e talismano carismatico nello spogliatoio rossonero) e Borini all’Hellas Verona (tornato titolare con Juric, ha già segnato una rete in gialloblu). A volerne aggiungere ancora uno, si potrebbe citare Diego Demme del Napoli, subito nel vivo del gioco di Gattuso.
Il Genoa a titolo definitivo ha acquistato Lukas König, talento classe 2002 prelevato dal Velez; Andrea Masiello, 34 anni da compiere il prossimo febbraio; Sebastian Eriksson, centrocampista ed ex capitano del Göteborg. Il resto è stato un via vai di giovani al rientro da vari prestiti e soluzioni a titolo temporaneo in giro per l’Italia, da Perin a Destro passando per Rizzo, tornato alla base dalla Carrarese e utilizzato in Primavera. Le ultime ore di mercato dovrebbero aggiungere a questo elenco Iago Falque in prestito secco dal Torino e, salvo colpi di scena, Iturbe (in volo per Milano) e Soumaoro (visite mediche nel pomeriggio di oggi al Baluardo). Tutti parcheggiati in Liguria in attesa di riscatto a giugno per cifre che rimbalzano da Francia (France Football) e Messico (TUDN.mx) e che si aggirano intorno ai 15 milioni di euro complessivi. Senza contare che c’è anche un mercato in uscita per garantire allo staff tecnico di non allenare una rosa di trenta elementi (la richiesta di mister Nicola, stando alle parole del ds Marroccu, è di 22/23 giocatori di movimento più i portieri).
In questo senso, la voce di Criscito a Firenze è tanto assurda, per il momento del Genoa e per la figura che il capitano rappresenta allo stato attuale (uno stato di evidente difficoltà a tutti i livelli), che non la si vuole ponderare come logica. Tanto più che Igor della Spal sarebbe pronto a firmare per accasarsi in viola.