Nicola da quando è arrivato non ha quasi mai cambiato strategia nel numero dei moduli. Nella sua scatola ci è sempre stata per adesso la difesa a tre.
Nicola non ha colto l’anatema di Capello di qualche anno fa quando dichiarava che “con la difesa a tre, siamo tornati indietro di vent’anni”. Visto il Genoa delle ultime gare potrebbe essere un augurio se si tornasse a quel calcio.
Il 3-5-2 statico ad inizio gara che si vede in campo della squadra di Nicola non è un “passamontagna” sotto il quale mascherare i rigurgiti di catenaccio o autobus davanti al porta di Perin. L’abito tattico genoano calza alla perfezione con una squadra tosta, adesso anche fisica, e col modo di entrare in campo dal primo minuto di gioco.
Nicola non bara con la quantità dei difensori (tre per gli amici, 5 per gli esperti) e con la strategia di Nicola alcune volte sembra di vedere la strategia di Osvaldo Bagnoli nell’arrampicata fino alle semifinali della Coppa Uefa. Per Nicola con l’arrivo di Soumaoro e Masiello è arrivato il momento di scegliere, se continuare con la difesa a tre o a quattro.
Nicola è bravo e le sue scelte arriveranno dall’esperienza, e l’esperienza arriva dalle scelte sbagliate. Perché Nicola in una piazza come quella del Genoa verrà giudicato dalle scelte. In molti nell’orbita del Grifone fanno gli allenatori pur non essendo tecnici e non vivendo la settimana a stretto contatto con i calciatori. Invece commentando le scelte del Mister bisognerà tenere conto non di quelle giuste dal suo arrivo, ma di come è riuscito a venire fuori da quelle sbagliate.
Per la prossima gara, con il ritorno di Romero dalla squalifica, si arriverà ad un dei noccioli della questione, anche se non sarà un problema: due o tre stopper? Nicola sarà consapevole che quando si effettua una scelta, si potrebbe cambiare il futuro. Così si affiderà a quello visto negli allenamenti e tutto dipenderà dai piedi dei singoli, dalla posizione degli esterni e soprattutto dall’atteggiamento della squadra che non può essere come l’amalgama di Massimino, Presidente del Catania, che chiedeva dove giocava per comprarlo.
Il modulo chiamiamolo 3-5-2, anche se i numeri non piacciono a nessuno di chi mastica calcio. È stato costruito da Nicola intorno a Schöne: si vede anche in Champions, non è sinonimo di barricate e non come qualche suo collega che lo utilizza in campionato perseguendo l’occupazione militare del territorio. Per Nicola la zona difensiva dovrà essere occupata in modo intelligente da chi giocherà: Biraschi, Criscito (si sente più centrale che esterno), Goldaniga, Masiello, Romero, Soumaoro (in ordine alfabetico).
Altre scelte saranno da fare a centrocampo e in attacco, ma l’altro punto di domanda sarà sull’utilizzo di Pandev e Falque, quando sarà al top. Importante che tutti dentro e fuori abbiano capito che la forza di Nicola nelle 7 gare (compresa la Coppa Italia) seduto sulla panchina del Vecchio Balordo per il suo sistema di gioco sia stata non aver pensato al contenitore, ma al contenuto. Una scatola in cui ci sono mentalità, coraggio, grinta e giocatori, senza carta e fiocco.
La rosa è particolarmente folta, anche se il tecnico rossoblu a quarti ha fatto vedere nelle gare giocate che non intende affidarsi quasi sempre agli undici titolarissimi. Serviranno tutti: messaggio importante di Nicola e dello staff da far passare dentro lo spogliatoio. Con l’avanzare della stagione, i rischi di squalifiche e infortuni, considerata la carica da mettere in ogni gara, sono dietro l’angolo e serviranno forze fresche, pronte anche se solo per qualche partita: frase che Didi ha ripetuto in ogni conferenza stampa dopo la fine del calciomercato.
Tutti devono essere consapevoli nello spogliatoio di Pegli che le squadre sono formate da calciatori più importanti e da comprimari e questi ultimi servono non solo all’occorrenza, ma anche – e soprattutto – per tenere alto il livello della competizione in allenamento e nelle gerarchie, che sono importanti, ma non devono apparire scontate.
Così si costruiscono le squadre. Così è e dovrà essere il Vecchio Balordo 2.0.