Alla vigilia della sfida del Dall’Ara contro il Bologna, nel giorno successivo all’inaugurazione del centro sportivo “Signorini” (“credo che dalla prossima settimana, se terminiamo alcuni lavori, si possa pensare di aprire”), mister Nicola è intervenuto di prima mattina in conferenza stampa a Villa Rostan, spendendo parole di grande stima per Mihajlovic e per la prossima avversaria. E parlando, poi, di un Genoa col “turbo” per affrontare un Bologna in zona Europa.

Arrivate a Bologna con tre risultati utili consecutivi, ma trovate un Bologna che sta correndo tantissimo

“Sì, ma tre risultati utili di fila fanno piacere, ma rimangono troppo pochi. La nostra condizione ci impone di accelerare ulteriormente. Oltretutto l’Emilia è terra di motori, quindi mi aspetto un “turbo” Genoa, con possibilità di migliorare ancora. Abbiamo agito su alcune priorità, acquisito la certezza che se pensiamo e giochiamo da squadra possiamo essere molto più competitivi. Il Bologna è una squadra fortissima, che sa giocare e ha ritmo. Per questo ci vorrà un “turbo” Genoa. Noi non possiamo e non vogliamo essere da meno: lo vogliamo fare attraverso il gioco e la lettura della partita”.

A Bologna la stagione si è aperta col dolore della malattia di Mihajlovic

“Parlando di Sinisa, dico che lo comprendo molto bene: chi subisce cose forti da un punto di vista emotivo è portato ad uno scobussolamento e ad una riorganizzazione. Devi riorganizzarti, ma se hai valori sani – come lui ha – riesci a trovare un senso nuovo a tutto. Sicuramente questo accanimento ha unito ancor di più le componenti in causa, ed è un po’ quello che stiamo cercando di fare noi qui”.

Vi mancherà Ghiglione. Domani spazio ad Ankersen o avete provato anche altre opzioni?

Abbiamo provato anche altre ipotesi. Lo abbiamo fatto non perché non ci fidiamo di Petar (Ankersen, ndr), ma per il fatto che è giusto provare quando vi è necessità o si ha una sola soluzione. Bisogna ingegnarsi e trovare soluzioni diverse. Tra l’altro fa parte del processo di lavoro che attuiamo: dalle priorità si è passati alla consapevolezza, dalla consapevolezza di alcune cose che facciamo bene dobbiamo passare all’evoluzione per generare nuove priorità su cui lavorare. Abbiamo provato diverse cose, ma non parlo mai di chi non c’è, è infortunato o ha problematiche. Parlo di evoluzioni e di capacità di fare le stesse cose con interpreti differenti”.  

Già due partite senza subire gol sotto la sua conduzione. Passa anche da questo aspetto la possibilità di allungare la striscia positiva di risultati?

“Premesso che dobbiamo migliorare ancora su tante cose, non mi concentro solo sul non subire gol, ma sull’aspetto dell’equilibrio di squadra. E significa imparare a chiudere le gare quando è ora per poterle indirizzare su binari emotivi più congeniali. L’equilibrio tra produrre e non subire, senz’altro, crea la condizione che può permetterti di avere più continuità. Comunque resta la prestazione di squadra che ti permette di avere una continuità potenziale”.

Quando sarà possibile tornare a vedere uno o più suoi allenamenti a porte aperte?

“Questa è una domanda delle più interessanti. Stiamo lavorando in questo senso: credo che dalla prossima settimana, se terminiamo alcuni lavori, si possa pensare di aprire. Che poi è quello che tutti noi vogliamo: avere vicino la nostra gente non solo allo stadio, ma anche nel periodo di preparazione della squadra. A tutti noi gratifica avere la tifoseria vicino”.  

Come ha visto l’inserimento di Soumaoro?

“Soumaoro ha dimostrato di essere un giocatore preparato a giocare in certi contesti e dal punto di vista tattico ha doti, qualità e intelligenza. Per lui conta solo la possibilità di crescere e conoscere sempre meglio ambiente e compagni per esprimersi al meglio”.

Quanto è importante Pandev per il gruppo e per i giocatori più giovani?

“Goran è un professionista esemplare ed è importante per noi, compagni e ambiente. Al pari dei suoi compagni, che stanno giocando anche meno, non faccio mai classifiche di chi è importante e chi non lo è. A me gratifica e inorgoglisce vedere i giocatori che stanno giocando un po’ meno che alzano la qualità del lavoro con una dedizione al lavoro incredibile. Significa che stiamo anteponendo agli interessi individuali quelli del benessere del Genoa”. 

La situazione di Schöne?

“Chi non ci sarà, non potrà esserci”.

Che Bologna si aspetta: rilassato dopo tre vittorie o spinto a puntare all’Europa League?

Per me non esiste più rilassamento. Se una squadra non si esprime bene ci sono diverse componenti, da ricercare nella bravura e abilità dell’avversario. Mi aspetto un Bologna molto competitivo: lo dicono numeri e classifica. Allo stesso tempo mi aspetto la voglia da parte nostra di migliorare. Abbiamo acquisito dalle ultime partite delle consapevolezze. Sono le stesse consapevolezze ed esperienze che dobbiamo mettere in campo al Dall’Ara con la stessa intensità, con la stessa voglia di proporre gioco, con la stessa dedizione. Non c’è altra strada. Siamo in una condizione di classifica che ci mette nella condizione di voler fare dipiù e accelerare, di pensare che se continuiamo a lavorare così anche fuori casa possiamo presto trovare un’identità e un’importanza”.

Ci aveva anticipato che stava lavorando anche su altre cose a livello tattico. Pensa di riproporle?

“Penso di riproporre tutto ciò che è nelle caratteristiche di questi giocatori, che però rispetti un progetto tecnico e tattico. La possibilità di esprimersi bene, coralmente, sentendosi a proprio agio per il fatto che tutti sanno cosa devono fare e lo fanno nel migliore dei modi. Vedete bene che per dare un’identità ci vuole un termine di tempo ormai abbastanza stabilito. Serve un mese per poter fare bene, automaticamente, certe cose. Ogni evoluzione e ogni adattamento richiedono un allenamento aggiuntivo: a noi non fa timore, anzi. Noi staremmo anche tutto il giorno qui ad allenarci”:

Sanabria con lei sta facendo molto bene. Che margini di crescita può ancora avere questo ragazzo?

“Da quando sono arrivato ho incontrato solo professionisti che si sono messi a disposizione con grande senso del dovere e del lavoro. Con passione. Sono convinto che questi ragazzi abbiano le qualità per poter essere protagonisti. E non dimentico nessuno, perché questo è uno dei “credo” del mio lavoro. Un giocatore, una persona, può essere determinante in momenti differenti. Se passa questo concetto, tutti loro possono diventare utili e determinanti per la causa. Guardate che un giocatore che, dopo tanto tempo che non gioca, riesce ad essere determinante, quello è un atleta di grande livello perché significa che precedentemente ha lavorato molto in campo, ma soprattutto sulla testa”.


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