Il Vecchio Balordo ha fame di punti, Nicola conosce la cura e sa come abbattere l’appetito domani all’ora di pranzo contro il Diavolo: con il gioco.
Il Genoa parte per San Siro, sponda Milan, con alcune certezze ritrovate, come la crescita costante della squadra dal punto di vista tecnico, tattico, fisico e in particolare dell’esperienza. Tutto ciò è successo dall’arrivo di Nicola, anche quando la squadra non ha fatto punti, pur meritandoli. Peccato che il calcio non sia il pugilato.
Altro obiettivo genoano al Meazza domani all’ora del pranzo, oltre la sicurezza tattica che ha fatto vedere, trovare la giusta dose di equilibrio tra le due fasi di gioco, stare sul pezzo per tutta la gara. Operazione importante in questo campionato che, dopo la zona Champions, giornata dopo giornata dimostra sempre più equilibro. Alla lunga la differenza sarà fatta dal gioco che quasi per forza deve portare punti.
Nicola contro il Diavolo è pronto ad utilizzare la rosa ampia per giocarsi le giuste carte, portando in campo il frutto del lavoro settimanale. La personalità del Genoa nelle altre gare in trasferta annuncia una buona strada. In trasferta si vince con i top player, ma anche con organizzazione e fame di vittorie.
Sarà altra partita in cui i milanisti correranno subito prodigandosi per fare gol, ma il nuovo Grifone proverà a non correre rischi in difesa per colpire in attacco: chiamatelo cinismo, ma è la sostanza di chi fa punti. La combattività e le molteplici estensioni tattiche saranno al Meazza – e dovranno essere in futuro – gli elementi portanti sui cui dovrà reggersi il Genoa di Nicola.
Altra chiave dei risultati dall’arrivo di Nicola, supportati dall’esperienza del mercato di gennaio in difesa, entrare in campo preparati, determinati, senza mollare mai: una superficie riflettente del tecnico rossoblu. Piace la fase difensiva del Genoa a tre calciatori che sembrano faticare meno, più concentrati su chi marcare e non a fare tutti avanti e indietro.
Pioli con l’arrivo di Ibrahimovic e l’uscita di Suso ha cambiato modulo rifugiandosi nel 4-4-2 o nel 4-2-3-1, perciò Nicola cercherà la superiorità numerica in mezzo al campo data dal centrocampo a tre, cercando di costringere l’avversario a giocare in inferiorità numerica nella zona nevralgica, oppure nel tentativo di pareggiare gli effettivi a scoprire le fasce, offrendo ampi spazi da sfruttare con le ripartenze.
Col ritorno di Sturaro, Nicola riproporrà il regista occulto cercando di blindare la qualità di Schöne con la forza di Sturaro e Behrami: in Italia si è vinto, anche scudetti, con i tre mediani.
Anche contro il Milan il tecnico rossoblu vorrà fare vedere che i numeri di modulo contano poco per lui come per tanti altri tecnici: quasi per tutti il calcio è uno sport dinamico quindi sarebbe più giusto parlare di tattica applicata, movimenti e tecnica e l’unico criterio utile nella scelta di un assetto tattico è la superiorità numerica. La forza di Nicola e del suo staff tecnico quella di aver deciso nelle precedenti gare dove era meglio avere un uomo in più dopo aver valutato gli uomini pronti a disposizione e le potenzialità degli avversari, scegliendo di prendere pochi rischi.
Nella formazione del Genoa, con il rientro di Sturaro, Pinamonti e Romero, sarà il tempo di fare scelte che saranno ponderate e oculate in base alla strategia tattica.
In difesa tutti hanno fatto bene e trovare subito spazio per Romero appare difficile. Nella cinque di centrocampo la novità, se recupera dall’affaticamento, potrebbe essere Sturaro alla Vidal come visto nel Barcellona contro il Napoli, regista aggiunto come fecero Camoranesi e Causio: un optional interessante. Senza il matuziano, Cassata a centrocampo e Biraschi davanti a Romero sulla corsia di destra, anche se Nicola nella precedente conferenza stampa aveva espresso dei dubbi. Per quanto riguarda gli attaccanti, favoriti saranno quelli che stanno meglio fisicamente con una opzione strategica in più: Pandev e Falque.
Sul fronte Milan, dalla fine del calciomercato invernale il Diavolo rossonero si è rifatto dare un anima da Ibrahimovic e anche se non è arrivato un secondo colpo ha fatto felice il tecnico Pioli semplificandogli il lavoro con le partenze di Suso e Piatek.
A Milanello, oltre a Ibra, sono arrivati Kjaer dall’Atalanta; Begovic portiere dal Bournemouth; Saelemaekers centrocampista dall’Anderlecht; Laxalt tornato fine prestito dal Torino. In uscita oltre Piatek e Suso anche Reina, Caldara, Borini e Rodriguez.
La rivoluzione rossonera con cinque arrivi e sei cessioni è stata subito chiara tirando una riga sul passato e mettendo le valigie in mano a chi non era più funzionale al progetto di Boban e Maldini, he oltre a quello tecnico hanno dovuto pensare a dare un taglio ai costi di esercizio. L’uscita di Piatek ha subito monetizzato 27 milioni in contanti, quella di Suso – se il Siviglia andrà in Champions – porterà nelle casse altre 25 milioni.
Ibra si è preso subito la squadra sulle spalle mettendo a tacere i diffidenti. Un Milan rimodulato sulle caratteristiche di Ibra e di chi si adatta ai suoi ritmi poteva non bastare se non fosse esploso inaspettatamente Rebic.
Anche se non realizza gol con continuità, il vantaggio di avere un calciatore come lo svedese è importante in tutti i moduli rossoneri perché oltre l’impatto sulla personalità e sulla qualità della squadra, il beneficio è tutto a livello tattico avendo una soluzione diretta quando vengono accelerati i tempi della manovra, anche contro le squadre con la difesa schierata. Ibrahimovic ha dato una frustata al Diavolo troppo depresso nel girone di andata. Solamente 2 gol in 8 giornate, ma da quando c’è Ibra i gol li fa il croato Rebic, arrivato a sei consecutivi. Era stato in Italia alla Fiorentina, dal 2013, ma è rimasto sempre a secco fino a gennaio 2020.
Ibra ha debuttato il giorno della Befana contro la Samp (0-0) all’inizio del secondo tempo in un 4-3-2-1 dopo di che Pioli ha virato immediatamente nel 4-4-2 vincendo 4 gare di campionato consecutive e la gara di Coppa Italia con la Spal. Un 4-4-2 con un esterno adattato Calhanoglu.
Nel 4-4-2 di Pioli, nel ballottaggio nel ruolo di esterno sinistro, tra il turco e Bonaventura a si è proposto Rebic a suon di gol con continuità. Nelle ultime 4 gare il Milan è tornato a fare passi da gambero pareggiando in casa con il Verona, perdendo il derby con 4 reti sul groppone pur avendo scelto di giocare con il 4-4-1-1, ultimamente vittoria contro il Torino e pareggio di Firenze con il nuovo 4-2-3-1. Nuove formule di gioco che hanno lasciato ai margini della panchina Paquetà, il calciatore più pagato, 38 milioni di euro dal Fondo Elliot.
Anche contro il Genoa Pioli, apprezzato per la sua abilità prima di approdare a Milanello nel saper adattare il modulo alle caratteristiche dei calciatori, potrebbe essere legato ad un paio di dubbi.
Il principale se schiererà il 4-4-2 nel coprire gli spazi alle spalle del terzino, in particolare Theo Hernandez: quando esce nessuno assorbe il suo movimento e l’esterno avversario nel buco potrebbe trovare spazio.
Giocando con il 4-2-3-1 gli avversari, prendendo le misure ed eliminando lo spazio alle giocate di Calhanoglu e Rebic che approfittano della preoccupazione dei centrali difensivi di occuparsi di Ibra, alimentato la fase di possesso. Tra i difetti del Diavolo dall’inizio del girone di ritorno bisogna sottolineare anche il patire l’intensità e la fisicità degli avversari nel cuore del gioco.
La probabile formazione: Begovic; Conti, Gabbia, Romagnoli, Hernandez in difesa; Kessiè e Bennacer davanti alla difesa; Castillejio, Calhanoglu e Rebic alle spalle di Ibrahimovic.
Arbitrerà Doveri di Roma, arbitro classe 1977, impiegato. 157 gare in Serie A, 55 rigori, 41 espulsi. In stagione 12 le gare dirette: quattro con segno 1; una con segno X; sette con segno 2. Il tutto con un rigore e un espulso. Ha diretto il derby di andata perso dal Milan per 2 a 0 e quello di Genova perso dal Grifone per 1 a 0. In carriera con il Milan 17 gare (12 vittorie, 3 pareggi, 2 sconfitte). Col Genoa invece 18 gare (7 vittorie, 3 pareggi, 8 sconfitte).
Arbitro internazionale in deroga, per salvarlo dalle dismissioni a giugno 2019 per il raggiungimento dell’ottava stagione in serie A senza avere conseguito il passaporto Uefa da internazionale. Altra scelta dovuta alla nefanda e iniqua divisione di Can A e B nel 2010. La scelta su Doveri cadde dopo un ballottaggio con Giacomelli di Trieste considerato che il triestino aveva ancora due anni di buono prima di essere dismesso per lo stesso motivo del romano.
Primo assistente Lo Cicero (Brescia), secondo Galetto (Rovigo), quarto uomo Pasqua di Tivoli. VAR Irrati di Pistoia; AVAR Cecconi di Empoli.
Diffidati Milan: Musacchio e Romagnoli. Diffidati Genoa: Ghiglione, Pandev, Schöne.