Prima domenica di Quaresima anche per il calcio italiano. Nella liturgia cattolica è un periodo di penitenza di 40 giorni in preparazione della Santa Pasqua, invece per il calcio italiano non sarà una preparazione al finale del campionato ma ad 85 giorni di veleni, polemiche e dubbi di torte anticipate.
Sabato si è giocato allo scaricabile per scagionarsi tra Governo, CONI, FIGC e Lega Serie A nel rinviare le cinque partite del campionato (poi diventate sei con Sampdoria-Verona) con comunicati e silenzi imbarazzanti che non dicevano nulla, firmati da una collettività di dirigenti governativi e sportivi che non guardano al di là dei loro interessi.
Tutti d’accordo: niente pubblico per l’emergenza CoronaVirus. Prima la salute, ma fermare il calcio come è successo sabato è stato inverosimile e senza valide motivazioni. Non era meglio sospendere tutta la giornata di campionato e rimandare di una settimana per non far apparire una parte di Italia un lebbrosario.
Se tutto è successo per lo stop tra Juventus e Inter, la partita che tutti volevano vedere e gustare, sarebbe veramente grave, giustificato dal Governo nella persona di chi dovrebbe dirigere lo sport: “senza pubblico sarebbe un danno per l’Italia“.
Pazzesco l’eccitazione del momento scatena un boomerang pesantissimo e pericoloso con l’annullamento delle gare alimentando ancor di più quello che sta succedendo nel mondo nel cercare di isolare gli italiani in vacanza o per lavoro fermando aerei e navi che arrivano dalla Penisola.
Decisione inconcepibile, illogica, insensata, assurda perché mentre fermavano le 5 gare a porte chiuse, tifosi di Serie A e Serie B attraversavano lo Stivale in auto, treno o aereo, pranzavano in ristoranti, come quelli del Torino e dell’Atalanta, senza dimenticarsi di quelli della Juventus a Lione tre giorni prima e aggiungendo tutti gli sfortunati che vivono nella zona rossa che avevano già aperto tutte le seconde case nei luoghi di villeggiatura.
Giovedì prima un “sì” alle porte chiuse sulla scia della partita di Europa League dell’Inter, al venerdì “no”. Dentro almeno i giornalisti, ma non i tecnici, perché l’immagine del Paese sarebbe uscita come una fotografia carica di troppa preoccupazione. E invece adesso l’immagine con lo stop a 6 gare com’è? Colorata?
Il Ministro Spadafora cinque giorni fa, corroborato anche da Salvini, a precisa domanda sul rinvio non solo delle partite in zona rossa dichiarò: “Porte parte o porte chiuse bisogna giocare per offrire svago e serenità agli italiani“.
I Ponzio Pilati dello sport italiano, in particolare il Presidente del CONI Malagò, erano invece più perplessi: “Difficile dire che non ci sono problemi quando poi non riesci a mandare le persone alle partite”. La decisione del Ministro e del Presidente del CONI era già chiara: non voler mandare in scena Juventus-Inter in un teatro deserto senza incasso super milionario. Lega Serie A e FIGC, senza tenere conto del calendario compresso, hanno accettato senza replicare.
Da oggi toccherà alle società richiedere un criterio univoco che tuteli tutte le squadre cercando di non far decidere di recuperare le partite che possono decidere una stagione a metà maggio. Assurdo scegliere le date dei recuperi e spostarle a Maggio ad una settimana dalla fine del campionato. I verdetti saranno pesanti in testa e in fondo alla classifica, il campionato andrebbe in archivio come “taroccato”. Sarebbe stato meglio, decidendo di sospendere le partite, calcolare anticipatamente un calendario senza finestre in altomare, e questo non solo per le partite dell’Inter.
Non c’è una squadra in quelle gare soppresse sabato che si gioca l’Europa eccetto l’Inter. Il Milan mercoledì’ in campo per la seconda semifinale di Coppa Italia in casa della Juventus dopo aver pareggiato 1 a 1 al Meazza, anche se i pronostici dicono che dopo sarebbe libera da altri impegni. Se il Diavolo vincesse, la finale è già stata posticipata al 20 maggio.
E allora…direbbe la Maionchi, perché aspettare metà maggio per recuperare Milan-Genoa, Parma-Spal, Sassuolo- Brescia, Udinese-Fiorentina? Basterebbe per non invadere il business di Sky recuperarle alle ore 18 prima delle competizioni Europee? Queste sono domande che le società, se sono interessate, dovrebbero formulare e chiarire con Lega e FIGC!
L’unico contento di non aver giocato è stato il tecnico del Milan Pioli. Temeva il Genoa? No, voleva risparmiare le forze per giocarsi la semifinale di ritorno di Coppa Italia in casa della Signora. Ci è rimasto male quando ha capito che neanche Madama avrebbe giocato.
Adesso la domanda che Governo, CONI, Lega, Figc dovrebbero farsi, cercando di anticipare se hanno le facoltà di intendere e volere, è che cosa succederà la prossima giornata di campionato. L’unica loro speranza è che il virus abbia parecchio rallentato e che non si sia esteso ad altre regioni per giustificare la disputa della 27esima giornata di campionato.
Sarebbe inutile spostare altre partite senza porsi la domanda su che fine farà questo campionato, ormai sproporzionato senza più un calendario da poter manipolare. Il calcio ci ha messo poco ad allinearsi al caos e al pasticcio del Covid-19.
L’immagine che si è vista in questo weekend con campionato dimezzato conferma che il calcio italiano è alla frutta, anzi all’ammazza-caffè. Governo, CONI, FIGC, Lega sono all’ultimo stadio quando devono decidere e quando lo fanno sono i beccamorti del pallone, cioè gli intermediari che facilitano il ritorno sotto terra.