Difficile subito scrivere di calcio considerato che l’unica e sola materia che Governo, Lega serie A e FIGC posseggono è l’alfabeto dalla A alla Z.
Quello che successo tra sabato sera e ieri intorno alle 12 non è paradossale, ma una pazzia che ha confermato che chi comanda lo sport in Italia – e in particolare il calcio – non è pazzo, bensì ha proprio perduto la ragione.
La bozza del nuovo decreto di sabato sera intorno alle 20 uscita da Palazzo Chigi senza essere ufficiale e inverosimilmente vagliata dal Capo del Governo ne è la prova. La conferenza stampa di Conte alle 2.30 del mattino, solo in tempo di guerra si sarà fatta ma non sarà stata sentita senza social. Altra pazzia senza ragione cintare il Nord in una zona rossa, dopo aver predicato che si stava lavorando affinché il Coronavirus non dilagasse al Sud per mancanza di strutture per poter arginare al meglio il virus. Chissà cosa avranno pensato i soloni della politica quando avranno visti i treni presi d’assalto per il Sud come ai tempi delle tradotte che scappavano dalle guerre e arrivati a domicilio da sfollati venivano messi in quarantena. Giusto mettere in quarantena l’ampia fascia nordista, ma prima bisognava organizzare i presidi di controllo in stazioni, aeroporti e autostrade per non alimentare il virus.
Quello che è successo nel calcio prima di Parma Spal difficile da commentare essendo assurdo, illogico , insensato che ha solamente dimostrato che il calcio italiano è comandato dalla Lega di serie A e che Coni, FIGC ed anche Ministro dello sport se non scrivono decreti a parole non contano nulla.
Domani altra giornata di riunione plenaria della Lega per sospendere definitivamente il campionato almeno fino al 3 aprile. Quante squadre si presenteranno? La presa di posizione del Coni invitando la FIGC a prendere provvedimenti e anche Commissariare la Lega di serie A sarà efficace oppure il solito balletto scaricabarile?
Si dice che per adattarsi alla crisi non c’è che da fare a meno delle cose che i nostri nonni non hanno mai avuto. La crisi è appunto una delle cose che i nostri nonni non hanno mai avuto nelle precedenti epidemie combattendola con poche parole e più fatti.
Incomincia a dare fastidio ascoltare le Conferenze della Protezione Civile o dei nostri politici (non solo nazionali). Incomincia a dare fastidio sentire: “non c’è l’ha fatta, ma era già ammalato“. Nessuna risposta se sono morti di Coronavirus e non di Coronavirus, una distinzione fondamentale nei casi dell’epidemia.
Il dispositivo anti-panico non funziona più e solo una formula auto-consolatrice, poco rasserenante per i nostri vecchi, i nostri nonni e non solo quelli già ammalati e deboli, che non potranno mai consolarsi con il numero dei guariti.
Il problema di questa epidemia che nessuno sa niente e lo stato di guerra, oltre non produrre effetti sul futuro economico, non lo produce anche su tutti quelli che potrebbero soffrire di patologie che potrebbero essere letali con il Covid-19, anche se nelle ultime giornate con le giornate piene di sole tutti in costume da bagno e maniche corte a passeggiare e solo un raffreddore potrebbe causare un po’ di apprensione.
L’insicurezza, il dubbio della nostra politica, un arte nel governare stato e regioni con vista elezioni, poco capaci di fornire risposte all’altezza, per di più non sfilando compatti, ma solo attraverso uno sciorinamento di numeri partendo da quelli guariti.
Bisogna affidarsi , per una volta, alle indicazioni che arrivano, che provengono dalle autorità scientifiche, anche se quest’ultime appaiono poco autorevoli nei confronti della politica non trasmettendo fiducia ma solo effettività di quello che sta succedendo e succederà.
La nona di Nicola è stata una sinfonia anche nel silenzio. Alzata la voce del Vecchio Balordo alla Scala del calcio. Tanti gli accordi e i gorgheggi favorevoli dell’orchestra genoana.
Sbaglia chi pensa e valuta nella platea vuota del Meazza ci siano solo demeriti del Milan. Al Meazza c’è stata una somma di quello visto dalla Befana in poi con l’aggiunta di tenori in ritardo in difesa con la chiave calcistica di Nicola in casa e fuori casa con una sola musica: fare il proprio gioco. Al silenzio degli stadi non ci siamo abituati, sono infiniti e brutti, ma il baccano del Genoa di Nicola delle ultime gare aiuta far pensare positivo sotto la Lanterna rossoblu.
Buon ritmo, buon fraseggio, pochi palloni gettati via dai Didi-boys che hanno festeggiato le 100 gare in A del tecnico. Il Genoa di Nicola, non solo a San Siro, ha fatto vedere un mix di organizzazione di gioco, un’identità di gioco, di sapere come muoversi moltiplicando capacità individuali, forza, soluzioni e autostima, grazie anche ad una egregia condizione fisica.
Gli “hombre del partido” sono almeno tre non più inaspettati visto quello che hanno fatto vedere nelle gare precedenti: Sanabria, Biraschi e Cassata. Per tutti gli altri non può mancare la sufficienza abbondante. Tutti i calciatori del Grifone hanno riacceso le luci di San Siro muovendosi collettivamente in modo sinergico compatto e organico esaltando la personalità la fantasia, la qualità e la fisicità
Sbandamento una decina di minuti dopo aver perso la qualità di Schöne, Behrami e Pandev in una manciata di minuti, anche con uno Sturaro in più.
Nicola è uno Special- Work con le sue idee e i suoi principi : lavoro e sacrificio da parte di tutti, pronto a trasformare il terreno di gioco in una organizzazione flessibile senza togliere il coraggio e il piglio storico alla squadra, che gioca un calcio totale anche se non spudorato come quello olandese del passato pronto a stare dietro e davanti la linea del pallone.
Nicola con i suoi collaboratori è diventato un buon lettore della partita degli avversari e nel prendere decisioni efficaci , immediate con valutazioni attente e precise in corso di gara.
La gara del Meazza è stata vinta giocando sulle difficoltà del Diavolo con il 4-2-3-1 e il 4-4-2, sfruttando i buchi lasciati dai due moduli quando Hernandez si buttava in avanti. Levando dal gioco Calhanoglu e Rebic grazie all’intelligenza dei difensori del Genoa che non si sono mai spaventati di giocare contro Ibra.
Adesso dodici finali da giocare tutti insieme: società, allenatore, staff, calciatori e popolo rossoblu, che deve sconfiggere il pessimismo e lo scetticismo prima di ogni gara.
Per la salvezza bisogna ancora lottare ma non essere più nella zona caldissima grazie a Nicola che in 9 giornate ha portato il Vecchio Balordo al quart’ultimo posto in classifica facendo dimenticare il triste Natale 2019 , una iniezione di fiducia non solo al Pio Signorini.
La foto Finale del Meazza, bisognerebbe fare una maglietta commemorativa come il gol di Branco e bellissima: portare e spingere i calciatori da parte di Didi, sotto il terzo anello di San Siro per salutare i tifosi che non hanno potuto godere dal vivo. Complimenti.