Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, è intervenuto questa mattina sulle frequenze di Radio KissKiss per fare il punto sulla situazione in Serie A, nominando la data del 3 maggio come quella ipotizzata per la ripresa dei campionati: “Stiamo lavorando su delle ipotesi di posizionamento di un nuovo calendario, ma oggi ogni previsione è priva di fondamento – sottolinea Gravina – Dobbiamo lavorare sulle ipotesi e quella del 3 maggio farebbe chiudere il campionato al 30 giugno, ma lo sono anche il 10 e il 17 maggio. Dobbiamo essere realisti: vogliamo salvare la stagione 2019/20 ma bisogna avere la certezza di non danneggiare la stagione 2020/21. Vogliamo portare a termine questa stagione nel miglior modo possibile, consapevoli del fatto che viviamo uno stato di emergenza generale. Oggi l’Italia è un modello per gli altri Paesi e lo è stato anche nel mondo del calcio e dello sport. Stoppando tutto con 10 giorni di anticipo – non solo il calcio – avremmo tamponato meglio”.
Il numero uno della federazione è tornato anche sull’eventualità di fare ricorso a playoff e playout, definiti “un’idiozia” dal presidente del Genoa Preziosi non più tardi di qualche ora fa (clicca qui). Così Gravina: “Dobbiamo essere più lungimiranti per prevedere anche ipotesi impreviste e stavolta non ci siamo riusciti, ma questa è una emergenza impensabile, imprevedibile. Da questa esperienza dobbiamo trarre degli insegnamenti, non solo nel mondo del calcio. Le diverse leghe componenti potrebbero essere tutte più partecipi e collaborative per tracciare una strada per il nostro sistema. Ce lo auguriamo per il calcio e per tanti settori dell’economia del nostro Paese. Il calcio sta soffrendo, soffrirà, pagherà un prezzo molto alto, salato. Ma questo non riguarda solo il calcio. Playoff e playout sono una idea, non ci sono termini stabiliti. Se si può giocare con playoff e playout vuol dire che qualche partita di campionato si può giocare. Stiamo lavorando. Le ipotesi sono diverse: congelare la classifica; non assegnare i titoli; cercare di trovare una modalità per salvaguardare la competizione sportiva, tra le prime 4 ad esempio della Serie A o chi può avere titolo; cercare di non disputare, se non sarà permesso, ogni partita, ossia finisce qui il campionato e lì bisognerà capire il da farsi. Nell’ambito di tutta questa programmazione c’è da inserire una finestra per le Nazionali nel mese di giugno, ci sono da completare le competizioni internazionali e per quanto ci riguarda anche la Coppa Italia”.
Quasi all’unisono e non sulla stessa onda le dichiarazioni di Damiano Tommasi, presidente dell’AIC ha rilasciato un’intervista ai colleghi del Messaggero prima di pubblicare una nota ufficiale sul sito ufficiale dell’Assocalciatori (clicca qui). Il portavoce dei calciatori infatti non esclude affatto l’annullamento del campionato, che nella migliore delle ipotesi terminerà in estate: “Ripeto: se si chiudono le scuole si può chiudere un campionato o più di uno. Sarebbe un bel problema, ma purtroppo queste cose non le scegliamo noi bensì il Coronavirus, che ormai ci ha caricati tutti sulla stessa barca, nella stessa incertezza e con la stessa fragilità. Anche se si sforasse a luglio sarebbe un bel casino perché un’infinità di calciatori, rispettando le regole, si troverebbero ad aver firmato per altri club con decorrenza dal 1 luglio. Poi ci sono anche i prestiti e gli svincolati. Il 30 giugno ci sono i bilanci da presentare ed è un problema per le società. Dovrà essere studiato uno scivolo, verrà fatta una moratoria e saranno allungati gli accordi. E n bisogna esagerare con lo slittamento: l’inizio della prossima stagione non potrà essere spostato troppo in là, visto che nel 2021 – almeno quello si spera di farlo – Ci sarà l’Europeo”.
Tommasi non risparmia un duro attacco nei confronti di alcuni presidenti di Serie A: “Chi pensa di avvantaggiarsi facendo allenare i suoi tesserati, non so cosa abbia in mente. Lo dico senza voler fare polemiche, perché questo non è il momento delle polemiche. I presidenti oggi sono come i musicisti del Titanic, che continuano a suonare mentre la nave affonda. E non si capisce che la situazione è seria. Temo che le date verranno disattese. Nel Nord il fenomeno è in continua crescita, così come nel resto d’Europa. Era giusto dare un orizzonte temporaneo, quasi come forma di ottimismo. Ci sta. Ma c’è molto da fare ancora. All’inizio sembrava che il fenomeno riguardasse solo la zona della bassa Lombardia, poi si è trasferito a Brescia e Bergamo, è imprevedibile, non sappiamo cosa succederà nel Sud. La logica ci dice che dobbiamo comportarci bene, con rigore. Non si tratta di essere catastrofisti o ottimisti, cerco solo di essere realista. Ricominceremo, ma in sicurezza. E laddove servirà, rispetteremo misure più severe”. Giocatori di Serie A e Serie B vedranno tagliati i loro stipendi? “Siamo consapevoli che questo sia un tema da affrontare, ma non adesso. Prima vanno quantificati i danni e questo procedimento è possibile solo quando sapremo se la stagione finirà o no. Il problema del taglio degli stipendi va posto a tempo debito. Non possiamo imporre gli associati ad accettare i tagli? Proprio così. Possiamo dare una linea, ma sulle rinunce decidono i singoli”.
Playoff in A? Playoff in B? Quando l’esempio lo dà la Serie C