La Lega Serie A, nella giornata di ieri, ha discusso insieme ai presidenti delle 20 società la questione legata agli allenamenti, che alcuni vorrebbero riprendere già la prossima settimana. Mentre Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, attacca duramente proprio questa eventualità senza escludere un annullamento del torneo (“Se chiudono le scuole si possono chiudere anche i campionati”), la Lega è chiamata a discutere proprio con l’AIC l’eventuale sospensione degli stipendi ai calciatori di Serie A per il mese di marzo. Un tema di spessore sono anche le riserve accumulate da FIFA e UEFA nel corso degli anni, cifre che potrebbero venire utilizzate per mettere in salvo numerose società sportive mondiali e coprire gli innumerevoli danni che verrà a creare lo stop forzato per contrastare il contagio da Coronavirus.
La Gazzetta intervista Manolo Gabbiadini, che racconta di come sia venuto a conoscenza di essere risultato postivo al tampone per COVID-19: “Ho sentito un po’ di febbre la sera di martedì 10, ma non ho pensato al virus – racconta l’attaccante della Sampdoria, in isolamento a Genova – Quella notte ho dormito male, mi sono svegliato spesso e al mattino mi girava la testa ma non ero caldo. Ho misurato la febbre solo per scrupolo e avevo 37,5. Ho chiamato il dottor Baldari, ma anche in questo caso non ho pensato al virus. Martina, mia moglie, mi ha però suggerito di chiedere il tampone: a casa abbiamo due bimbi piccoli. Il dottore è venuto a farlo e ci siamo dati appuntamento il giorno dopo. Giovedì stavo benissimo, era passata la febbre. Alle 15 mi ha chiamato il dottore per dirmi che ero positivo. Gli ho chiesto se stesse scherzando, anche se era ovvio che fosse serio. Non me l’aspettavo perché la febbre era passata subito. E da quel momento ho cominciato davvero a riflettere sul virus. Se il dottore mi avesse detto di aspettare ancora un giorno prima di decidere se fare il tampone, non gliel’avrei più chiesto visto che mi sentivo molto bene. E magari, pensando di non essere positivo, sarei andato a comprare la frutta sotto casa rischiando di trasmetterlo a un anziano in modo assolutamente inconsapevole: un pensiero bruttissimo, che mi tormenta. Ho capito che ci sono tanti positivi che nemmeno lo sanno e allora la battaglia si vin- ce solo in un modo: rispettando le direttive e restando a casa. Io non ho competenze politiche o sanitarie, però probabilmente chiudere davvero tutto per quindici giorni sarebbe stato giusto”.
GLI APPROFONDIMENTI SUL GENOA
CORRIERE DELLO SPORT – Anche il presidente del Lecce è contrario all’allestimento di una serie di playoff e playout qualora il campionato non riuscisse a ripartire entro il 10 maggio. “Non avrebbero alcun valore” sostiene Sticchi Damiani.
IL SECOLO XIX – Il comandante Davide Nicola resta a Genova e non lascia la nave, nonostante la sua famiglia sia a Torino così come quella di Perin e Iago Falque, entrambi in Liguria fino al termine dell’emergenza. “Non vanno i giocatori? Non vado neanche io” è il messaggio che fa passare il mister. Ma non è l’unico, perché nella giornata di ieri è stato lanciato un appello per sostenere la raccolta fondi a favore dell’Ospedale San Martino (IBAN: IT02Y0617501594000002390480). I contatti a distanza con il suo staff sono continui, il suo lavoro resta metodico e preciso (analisi delle partite e degli errori commessi) anche nei giorni di quarantena forzata in cui è difficile pensare o anche solo ipotizzare una data possibile per la ripartenza del campionato.
TUTTOSPORT – Il quotidiano torinese inserisce Mattia Perin in una pagina dedicata ai messaggi social dei giocatori bloccati a casa. Il portiere del Genoa è “invecchiato dalla quarantena” in una fotografia divertente pubblicata sui suoi canali social: “Da Genova tutto ok, voi come ve la passate? Io resto a casa” scrive Mattia. Dopo qualche minuto gli risponderà in maniera simpatica anche Ciro Immobile, che sulle pagine del CorSport definirà la salute degli italiani come il suo Scudetto personale.