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Nappi: “In Cina ne sono usciti perché sono stati severi. Serie A? Questa stagione deve finire ora”

EMERGENZA CORONAVIRUS: I DATI AGGIORNATI AL 23 MARZO 2020

Sulle pagine di Libero Quotidiano, nella sezione sportiva, questa mattina è stata proposta un’intervista a Marco Nappi, ex giocatore del Genoa, ora allenatore del BSU Beijing. Nappi si trova in Italia dal 18 gennaio scorso, a Roma, ed è rientrato pochi giorni prima che in Cina cominciasse la quarantena forzata che ha permesso al paese orientale di uscire in relativa fretta dall’emergenza coronavirus. Potrebbe presto farvi ritorno, ma per adesso rimane di stanza nella Capitale in attesa che cessi l’emergenza in Italia. 

In Cina ne sono usciti perché sono stati severispiega Nappi – Tutti in casa per cinquanta giorni, con le guardie che passavano in ogni abitazione a misurare la febbre. Loro vivono in agglomerati di grattacieli con quartieri di un chilometro quadrato separati da recinzioni. I trasgressori rischiano il carcere, non come da noi”. Perché in Italia, nonostante i molti divieti, c’è ancora troppa superficialità secondo l’ex rossoblu.

“C’è in giro tanta gente senza motivo. Bisogna dare segnali forti. Ha visto il video di quello che sputa sulla frutta e dice “Vi infetto tutti”? Beh, andrei a prenderlo, gli metterei le manette e gli darei 20 anni di carcere. Come esempio per far capire che non si scherza. Io che nella vita ho sempre e solo corso sento la mancanza di una bella sudata, ma mi adatto in casa con una cyclette. Ci sono persone che invece escono per fare jogging quando non hanno mai fatto un cazzo. Cosa vogliono dimostrare?”.

E sul futuro del calcio in Italia qual è l’idea di Marco Nappi?Il calcio si è fermato in ritardo. Chissà quanti tifosi provenienti dal Nord Italia sono andati a vedere Napoli-Barcellona. E i 45mila di Atalanta-Valencia a San Siro per la Champions? Andava bloccato tutto prima. Bloccare tutto nel senso di riprendere a porte chiuse? No, bloccare tutto nel senso di non giocare proprio. Scusate, ma i calciatori non contano nulla? Non sono dei supereroi e infatti ci sono parecchi casi di positività. Io ho vissuto quelle situazioni: la doccia insieme, i festeggiamenti, i contrasti in campo. Sono convinto che gli infettati siano molti più di quello che sappiamo ufficialmente. E poi pensiamo agli strascichi di una polmonite pesante su un atleta: potrebbero condizionare la carriera”.

Strascichi che potrebbe portarsi dietro anche questa stagione, che una data per la ripresa proprio non ce l’ha. Ma l’idea di Marco Nappi è chiara. “Questa stagione deve finire ora. Lo scudetto non si assegna e negli almanacchi si scriverà: “Serie A del 2019-2020 sospesa per pandemia”. Così ci ricorderemo bene di cosa sta succedendo”. Perché, come ricorda l’ex rossoblu, che non risparmia un messaggio di vicinanza alle città di Bergamo e Brescia in cui ha giocato, “i veri eroi non sono i calciatori: i veri eroi sono medici, infermieri e tutti quelli che aiutano i malati”.


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