“(E)state tutti in campo” in apertura di Tuttosport, “Via il 20 Maggio“ sul Corriere oppure variazioni dantesche come il “riveder le stelle” scelto dalla Gazzetta dello Sport accompagnano questa mattina le prime pagine dei quotidiani sportivi nazionali.
Le parole del premier Giuseppe Conte, unite alle linee dettate e ribadite ieri dalla UEFA (che ha rimandato le date dei playoff di qualificazione ad EURO 2021), fanno pensare che una ripartenza tra maggio e giugno sia possibile, specialmente se la curva epidemica dovesse progressivamente calare dopo l’appiattimento dell’ultima settimana. Scontato che si tratterebbe di una ripartenza a porte chiuse, senza tifosi, e che forse si andrebbero a ridurre anche gli impianti sportivi entro i quali giocare. La Gazzetta dello Sport ha provato a delineare quattro nuove date di ripartenza: 20 maggio; 23/24 maggio; 30/31 maggio oppure 6/7 giugno.
Il presidente FIGC Gravina, come noto, spinge per la data del 20 maggio, ma è ormai sul tavolo da tempo l’ipotesi di sforare a luglio per terminare i campionati e agosto per concludere le coppe europee. La UEFA ha ribadito che prima andranno terminate le competizioni nazionali, poi Champions ed Europa League. Il nodo da sciogliere è soprattutto legato a quando riprenderanno gli allenamenti (dal 14 aprile? O si andrà ancora oltre?), a come e quando fare tornare in Italia i vari giocatori tornati a casa dalle famiglie (tra questi i rossoblu Perin, Schöne, Ankersen, Lerager e Jagiello). In ultimo, seppur requisiti fondamentale, si dovrà capire come mettere d’accordo tutti i presidenti considerato che non è un fronte di poco conto quello che non vorrebbe ripartire.
Oggi lo ribadisce a chiare lettere e nuovamente Cellino, presidente del Brescia, dalle pagine della Gazzetta dello Sport. “Riprendere è folle, non schiererò il Brescia. In UEFA sono arroganti e irresponsabili: pensano solo ai loro interessi economici e alle Coppe. Ma sul campionato italiano non decide l’Uefa, decide l’Italia. Qui abbiamo i camion che trasportano i morti. Siamo al centro dell’epidemia, sono date tutte sballate. In ogni caso i giocatori vengono da 45 giorni di totale inattività, serve un mese di allenamento solo per rimetterli in forma. Altrimenti si rischiano di rompere tutti”, con riferimento a due giocatori della formazione lombarda colpiti da stiramenti muscolari in casa Brescia.
Di differente pensiero Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce, intervenuto in esclusiva sul Corriere dello Sport. “Sinceramente in questo momento io non me la sento di riprendere, con tutti quei morti. Ma se la situazione migliorasse e ci venisse chiesto questo sacrificio occorrerebbe giocare per far ripartire l’industria calcio”. Sticchi Damiani vedrebbe nella data di metà luglio il termine ultimo oltre il quale decretare annullata la stagione. A quali condizioni? “Se non si dovesse riprendere a giocare, questa stagione non può essere omologata, non può emettere verdetti. Sarebbe insensato chiedere scudetto e retrocessioni a un campionato che s’interrompe bruscamente a dodici partite dalla fine per cause di forza maggiore. L’unica eccezione, immagino, dovrebbe riguardare le squadre da qualificare alle competizioni europee”.
Se in Serie A la situazione è da prima pagina, con le contrattazioni sul taglio stipendi dei calciatori che tengono ancora banco, in Serie B prende piede l’idea di giocare ogni tre giorni pur di finire la stagione. Differente la situazione in Serie C: domani ci sarà un’assemblea dove i club chiederanno indietro la fideiussione per l’iscrizione al campionato. Una mossa che potrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno per le casse dei club. Non può che rimanere assai preoccupato anche il mondo dei Dilettanti: oggi Tuttosport prova a dare le dimensioni dell’impatto economico che l’emergenza coronavirus potrà avere sul calcio dilettantistico: a rischio 12mila club e oltre un milione di atleti.
In tal senso, dopo aver revocato il canone di concessione per i prossimi tre mesi e sino a maggio, il Comune di Genova, come stamane riporta l’edizione genovese di Repubblica, è pronto a stanziare un bando da 175mila euro per società dilettantistiche, palestre, piscine, mondo del calcio dilettanti attivi e operanti sul territorio genovese e iscritti al CONI o al CIP. Un sostegno per agevolare la ripresa e limitare i danni di quasi due mesi di chiusura o inattività forzata.
GLI APPROFONDIMENTI SUL GENOA
SECOLO XIX – Questa mattina è solamente il Decimonono a trattare di Genoa, ritornando sulla vicenda dello scudetto del 1914/1915, l’unico campionato della storia del calcio italiano a non essersi mai concluso. Al Genoa venne assegnato lo scudetto nel 1919 (ratificato nel 1921), ma la Lazio è ormai da tempo che ne chiederebbe l’attribuzione ex aequo sulla base di un documento in particolare, l’Annuario FIGC 1926/27, dove si parlerebbe solo di Genoa come campione del girone Nord Italia e non d’Italia. Questa la tesi degli avvocati biancocelesti a cui si contrappone quella della Fondazione Genoa e dello scrittore Giancarlo Rizzoglio, che ha contributo a delineare il quadro della situazione ancora una volta. “I documenti vanno sempre letti per intero, senza omissioni ed evitando di commentare solo gli stralci più convenienti. L’Almanacco dice chiaramente che il campionato di 1° Categoria, a sistema regionale, si è svolto fra le 36 squadre individuate tra quelle partecipati nel Nord Italia, divise in sei gruppi, e non si fa alcun riferimento ai campionati del Centro e del Sud. Dopo la sospensione del campionato, all’atto dell’assegnazione del titolo italiano, si prese esclusivamente in considerazione il campionato del Nord Italia, per le note comprovate ragioni di netta superiorità tecnica che questo aveva. Quando l’almanacco cita l’ultimo girone parla infatti di “girone finale” e non di “girone finale settentrionale”.
La sezione savonese intervista il medico sociale Marco Stellatelli, che affronta il tema Coronavirus e quanto inciderà sulla salute dei giocatori: “Stiamo parlando di ragazzi fra i 20 e i 30 anni con un fisico resistente e in perfetta forma, allenati e seguiti scrupolosamente. Non credo che possano subire strascichi, ma è anche vero che si parla di una possibilità di una diminuzione della capacità respiratoria per chi si è ammalato. Prematuro fare ipotesi, aspettiamo indicazioni dagli specialisti”.
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