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Serie A, Spadafora: “Non diamo per certa la ripresa di allenamenti e campionato”

Il Consiglio di Lega Serie A ha reso noto in queste ore (clicca qui) di aver trovato un’intesa unanime sulla ripresa del campionato 2019/2020 nel corso della Fase 2, ma come specificato anche nel comunicato stampa l’ultima decisione spetta e spetterà al Governo nelle persone di Vincenzo Spadafora e Roberto Speranza. Se quest’ultimo si era già espresso in mattinata in un’intervista di Massimo Giannini (clicca qui), il ministro dello sport si è affidato al TG2 per ribadire come oggi non vi sia alcuna “certezza né nella ripresa degli allenamenti né della ripresa del campionato”. 

Di seguito l’intervento di Spadafora: “Mercoledì mi verrà illustrato il protocollo della FIGC relativo agli allenamenti: io oggi non do per certa né la ripresa degli allenamenti il 4 maggio né quella della della Serie A. Anche se riprendessero gli allenamenti, non è detto che possa riprendere il campionato. Ad oggi non possiamo dare indicazioni certe neppure per gli altri settori del paese: l’unica cosa che sappiamo è che il paese inizierà a ripartire pian piano dalla data del 4 maggio. Questo non riguarda solo il calcio, ma anche gli altri sport: le società non pensino che se riprendono gli allenamenti allora riprenda anche il campionato. La Serie A vive in maniera diversa rispetto al resto dello sport. Sono d’accordo sul fatto il mondo del calcio dovrà riprendere, ma oggi non è dato per certo. Dobbiamo capire se lo sport e il calcio siano pronti”. 

Partite in chiaro? “Se riprenderà il campionato, stavolta prenderemo seriamente in considerazione questa opportunità per garantire a tutti gli italiani la possibilità di vedere le partite, proprio per la funzione sociale che ha il calcio. Quando ho provato a fare questa cosa nel periodo di massima emergenza, ho avuto un confronto a dir poco acceso con l’amministratore delegato di Sky e con il presidente della Lega Serie A Dal Pino. È un tema molto spinoso: quando il mondo del calcio non vuole decidere per motivi economici dice che è il Governo che deve farlo; quando invece il Governo interviene a gamba tesa, il mondo del calcio rivendica autonomia. Bisogna mettere ordine tra società, lega, televisioni e diritti tv”.


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