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Tutto il mondo del calcio è paese? La situazione in Europa

Unito dall’angoscia e nel dolore, in conflitto quotidiano. Il mondo si divide per un piano economico, figurarsi per il futuro del calcio. A due settimane dall’ultima panoramica sui principali campionati d’Europa, il vento di comunicati e dichiarazioni è rimasto incessante su ogni paese senza portare di fatto a grandi ribaltoni o decisioni ufficiali se non in Germania e in Olanda. Se i primi si allenano ormai da giorni e sono pronti a ricominciare il 9 maggio, i secondi sono l’unico movimento storico ad aver chiuso i battenti fino almeno al prossimo settembre. Obbligata dal governo, la KNVB (Federcalcio olandese) ha alzato bandiera bianca invitando le società di Eredivisie ed Eerste Divisie a votare in video-conferenza prima di prendere una decisione definitiva su campioni, promozioni e retrocessioni.

AJAX CONSEGNA IL TITOLO AI MEDICI. TEN HAG: “SENZA TIFOSI NON SI GIOCA”

SENZA TITOLO – Un verdetto simile in Olanda non si vedeva dal 1945. Le contendenti in testa, Ajax ed AZ, si consoleranno con due posti in Champions League. Fin qui tutto bene? Non proprio, perché i lancieri di Amsterdam si lamentano di dover versare più milioni delle altre in un fondo di solidarietà mentre la squadra di Alkmaar rivendica un posto di diritto nei gironi di coppa e non ai preliminari. Chi si tiene stretti quelli di Europa League è il Willem II, ci andrà a braccetto (si fa per dire) insieme a PSV e Feyenoord ma con una partita in più rispetto all’Utrecht, dietro di soli 3 punti e pronto ad avviare un’azione legale chiamando in causa la UEFA.

La foto pubblicata da un tifoso

Ma il putiferio vero e proprio si è scatenato in fondo alla classifica. Nella votazione aveva vinto (con 16 voti) il fronte favorevole al mantenimento di promozioni e retrocessioni, tutto il contrario di quanto poi deciso dal KNVB, già messa a dura prova dalle 9 società astenutesi e guidate dall’Heerenven: “Non sta a noi decidere il futuro delle altre squadre” il sentimento comune. Dopo ore di dibattito, lo deciso i vertici del calcio olandese facendo esultare Waalwijk e Ado den Haag, che dovrà pagare al suo nuovo allenatore Alan Pardew un bonus-salvezza. Il tecnico ha già fatto sapere che lo devolverà in beneficenza. Sul piede di guerra le due grandi deluse, de Graafschap e Cambuur. Quest’ultima, capolista in Serie B e pronta a festeggiare, secondo quanto riportato da diversi quotidiani locali ha già ricevuto via email 12 proposte di aiuto da parte di avvocati e studi legali della città e della capitale. A proposito di indirizzi, quello che la federazione aveva inviato in gran segreto alle società per facilitare la votazione è trapelato persino sui social: il risultato? Anche centinaia di tifosi hanno inviato direttamente da casa le loro preferenze intasando la casella postale.

AVANTI TUTTA – La Bundesliga si dice pronta a ripartire e lo è quasi a tutti gli effetti. Mancano solamente i tifosi, peraltro quasi tutti contrari alla ripresa del campionato, ma l’unico dubbio del paese oggi è rappresentato dall’uso o meno della mascherina anche in campo. Secondo Der Spiegel sarebbe presente fra le misure in un protocollo di sicurezza ancora in fase di studio. 9 maggio per la Germania, il 26 per la Polonia. Con meno di 500 decessi accertati a ieri, anche l’Ekstraklasa ha già una data per ricominciare. Caso a sé in Portogallo, che ha già individuato la data del 4 maggio e dove alcune società hanno ripreso allenamenti a piccoli gruppi, ma a fare davvero notizia è la positività di un tesserato dello Sporting Lisbona. Per le altre federazioni del calcio europeo la speranza è comune: provare a riaprire i centri sportivi nel mese di maggio, poi si vedrà.

ASPETTA E SPERA – In Francia il 23enne Junior Sambia è uscito ieri sera dal reparto di rianimazione, per il sollievo di tutto il Montpellier. Sindacato dei giocatori sempre più scettico; per di più nei giorni scorsi il ministro dello sport Maracineanu ha già annunciato di non mettere lo sport fra le priorità del paese. L’Inghilterra è in piena Fase 1 e nella totale incertezza su date e diritti tv. Nel mezzo la spinosa questione degli stipendi di giocatori e dipendenti: il Chelsea non trova un accordo per una riduzione dei salari, l’Everton s’infuria con Kean per una festa organizzata nonostante il regime di mentre l’Arsenal annuncia di voler ricominciare a lavorare. Nel mezzo il mare magnum di squadre delle serie minori: l’allenatore del Luton è il primo a venire esonerato per far respirare le casse di una società. Insospettabili club di Premier League annunciano di avere poca benzina nei serbatoi. Anche il Manchester United preoccupato: dovrà ridimensionare le pretese sul mercato? Della serie: è finito il tempo delle mele. Per la Spagna parla il presidente della Liga: “Il calcio professionistico rappresenta l’1.37% del PIL e genera 180mila posti di lavoro. Vogliamo essere sicuri di non rischiare l’esposizione al virus ma vogliamo tornare a giocare il prima possibile”. Il governo ha garantito di voler portare a termine la stagione, ma il clima resta ballerino. Una danza pericolosa e a tratti indecorosa. Chi si rifiuta di giocare rischia penalizzazioni o la retrocessione, per la gioia di ben più che una dozzina di studi legali.  L’unico fronte unito oggi è quello dei tifosi, i più colpiti ma anche i più delusi. Tutto il mondo, anche quello del calcio, è paese.

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