In Italia c’è tutto tranne che chiarezza del domani, complice un virus che sta solo accennando a mollare la presa. Tra un’intervista e un’altra, tra un botta e risposta quotidiano, il campionato di Serie A non è in grado di comunicare una data precisa di ripartenza. Il tempo comincia ad assottigliarsi e, se gli allenamenti dovessero realmente riprendere dal 18 maggio prossimo, non si potrà andare oltre il 14 giugno per riprende la stagione. Sarà quella la data ultima, possibilmente con almeno quattro settimane di allenamenti alle spalle.
Un calendario fitto e stringente che impone di dare un’occhiata al NOIF, ovvero sia alle Norme Organizzative Interne della Federazione. Il NOIF, tanto per cominciare, è un atto normativo emanato dal Consiglio Federale che contiene, su un totale di 118 articoli, anche il capitolo legato all’ordinamento dei campionati e delle gare.
Il Consiglio Federale, composto da 20 consiglieri, avrebbe facoltà di modificare o emendare gli articoli del NOIF (l’ultima volta è avvenuto lo scorso 10 marzo per il tema delle licenze nazionali), ma solo su proposta del Presidente Federale. Il Consiglio, infatti, “coordina l’attività agonistica demandata poi alle Leghe” e delibera d’intesa con le medesime leghe, con la maggioranza di tre quarti dei componenti aventi diritto di voto, “sull’ordinamento dei campionati e sui loro collegamenti, con particolare riferimento ai meccanismi di promozione e retrocessione“. In altre parole, se si decidesse di modificare il format del campionato di Serie A per assicurarne la conclusione, magari introducendo playoff o playout, si dovrebbe passare dal Consiglio Federale, che il 24 febbraio scorso ha eletto come vicepresidente Paolo Dal Pino, attuale presidente della Lega Serie A, che è andato a unirsi agli altri due consiglieri che facevano già parte del Consiglio: Claudio Lotito e Giuseppe Marotta.
Cambiare il Regolamento del campionato è dunque possibile, nei termini e su proposta del Presidente FIGC, e lo si dovrà fare anche laddove si andasse verso una Serie A a 22 squadre la prossima stagione. Evidentemente si cercherà di percorrere la strada del buon senso, cercando un punto d’accordo e, se possibile e in sicurezza, di terminare la competizione. Si concretizza all’orizzonte un problema differente: quello che potrebbe vedere riprendere la stagione con diciannove squadre, anziché venti, perché la posizione del Brescia, ultimo in classifica, sono chiare. Ieri sera ha sostenuto apertamente il ministro Spadafora e Cellino da ormai settimane dichiara impensabile e assurdo pensare di ricominciare.
Sino alla stagione scorsa avrebbe fatto la differenza ritirare una squadra nel girone d’andata oppure nel girone di ritorno (“qualora una società si ritiri dal Campionato o da altra manifestazione ufficiale o ne venga esclusa per qualsiasi ragione durante il girone di ritorno tutte le gare ancora da disputare saranno considerate perdute con il punteggio di 0-3, ovvero 0-6 per le gare di calcio a cinque, in favore dell’altra società con la quale avrebbe dovuto disputare la gara fissata in calendario“). Se ci si fosse ritirati nel girone di ritorno, infatti, si sarebbero mantenuti i risultati acquisiti sino a prima del ritiro della squadra. Per la stagione in corso il punto 4 del NOIF è stato abrogato e “le società hanno l’obbligo di portare a termine le manifestazioni alle quali si iscrivono e di far concludere alle proprie squadre le gare iniziate“.
Se ciò non accade, “qualora una società si ritiri dal Campionato o ne venga esclusa per qualsiasi ragione, tutte le gare disputate nel corso del campionato di competenza non hanno valore per la classifica, che viene formata senza tenere conto dei risultati delle gare della società rinunciataria od esclusa“. Di conseguenza si annullerebbero i tre punti – o il punto – acquisiti nelle gare di chi aveva giocato contro il Brescia. Compresi i tre punti acquisiti all’esordio di Thiago Motta sulla panchina del Genoa, allo stadio Ferraris.
IL TESTO DELL’ALLEGATO CON GLI ARTICOLI DAL NUMERO 47 AL 70 tit3_noif_art_da47a70_13-11-2019
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