Come intende approcciare la SPAL all’eventuale ripresa del campionato di Serie A? A rispondere alle domande dei giornalisti, in una video-conferenza stampa allestita questa mattina, sono stati il patron biancoceleste Simone Colombarini ed il presidente Walter Mattioli. A pochi giorni dall’addio del direttore sportivo Vagnati, queste in sintesi le dichiarazioni della dirigenza spallina: “Noi siamo pronti, anche se aspettiamo ancora qualche notizia. Il decreto dice che dobbiamo stare fermi fino al 18 maggio e lo abbiamo rispettato. I nostri giocatori si stanno preparando per conto loro, noi non abbiamo aperto il centro sportivo perché prima di farlo vogliamo fare le visite mediche e tutto ciò che riguarda il singolo giocatore. Ad oggi ci risulta un po’ difficile: per iniziare servono i tamponi, che ancora però non ci hanno messo a disposizione. In Emilia-Romagna, ad oggi, è una difficoltà averli poiché servono ancora e medici e persone ammalate. Noi per ricominciare abbiamo bisogno di fare questi test e le visite specialistiche. Inizieremo, probabilmente già in settimana, e ci stiamo adoperando per iniziare anche noi. L’inizio sarà probabilmente dopo il 18 maggio. Il nostro discorso è che, se si deve giocare – e qualche dubbio ancora ce l’ho perché tutte le società che hanno iniziato questi test hanno riscontrato qualche problema – ci devono essere le garanzie per quanto riguarda la salute di giocatori e staff. Importante che vengano però fornite delle date”.
La parola chiave rimane incertezza: “Oggi c’è incertezza su quella che potrebbe essere la categoria dove parteciperemo l’anno prossimo, sia che dipenda da ciò che faremo sul campo oppure da ciò che si deciderà in altra sede. C’è anche grande incertezza dal punto di vista economico. Partiamo dal presupposto che la SPAL potrebbe essere retrocessa e potrebbe esserlo con un danno economico notevole dovuto ai mancati incassi da diritti televisivi e dagli sponsor, partecipando a un campionato di Serie B e allestendo una squadra in grado di risalire immediatamente in Serie A. Dobbiamo anche pensare che questo potrebbe non succedere e dovremo essere preparati a più di un campionato B: sarebbe il peggiore dei casi dal punto di vista economico, ma dovremo essere preparati ad ogni genere di situazione. Condivido il pensiero di chi dice che ad oggi, vista la situazione, la ripresa del calcio non sia prioritaria. Però, da persona che opera e lavora nel mondo del calcio professionistico, devo far sì che ci siano le condizioni per un’eventuale ripartenza. Non mi piace chi dice che il calcio è miliardario…non è vero. Nel caso in cui non si riprendesse, e non arrivassero determinati introiti, sarebbe un problema. Ma a quel punto faremmo di tutto per tutelare la nostra società. Ci scoccerebbe da matti se, nel caso in cui non si dovesse riprendere, ci venisse detto ‘tu sei penultima e retrocedi’. Ce la giocheremo fino in fondo se si dovesse scendere di nuovo in campo. Comunque ho letto anch’io che il presidente federale sarebbe più propenso a far decidere al Governo in merito alla questione sui verdetti del campionato”.
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