È andato bene il vertice tra Governo e vertici del calcio. La stagione 2019/2020 riparte il 20 giugno, la Coppa Italia per fare contento il Ministro dello Sport Spadafora in chiaro sulle TV il 13 e 14 giugno con le semifinali e la finale da decidere nella giornata di oggi in Lega Calcio.
Il calcio riparte dopo che il CTS aveva dato l’OK ribadendo i 14 giorni di quarantena di squadra in caso di positività di uno solo calciatore o membro dello staff. Si spera che il virus possa aiutare per diminuire il soggiorno di squadra collettivo, non gradito ai calciatori.
Il calcio riparte con il piano B, playoff play out, e il piano C, ovvero la cristallizzazione delle classifiche al momento dello stop. Riparte anche la serie B il 26 giugno.
Adesso dalle parole ai fatti per partire il 20 giugno senza più colpe del Coronavirus: valutazione sui contratti in scadenza e prestiti che scadranno dieci giorni dopo la ripartenza. Potrebbe non servire un accordo tra le parti, tra giocatori e club. Più utile un’ordinanza di FIGC e Lega, autoritaria per una volta, per mettere tutti d’accordo e prolungare la scadenza fino al termine del campionato 2019/2020.
Per i diritti televisivi aspettiamo notizie come per il salto di qualche mensilità ai calciatori. Gravina, il Presidente della FIGC, ha detto sull’argomento: “una tristezza in questo periodo, constatare che nel mondo del calcio alcuni facciano di tutto per non giocare convinti che non pagherebbero alcune mensilità ai propri tesserati“. Il Presidente Gravina è ricorso alla verità soltanto perché era a corto di bugie? Verità che non farà piacere a qualche Presidente.
In questo periodo di pandemia sono due le specie dei canguri, quello australiano e quello del calcio italiano. Il primo salta nei deserti, l’altro da una persona all’altra. Il cangurismo del calcio italiano non si è confrontato con la grave situazione di depressione economica che ha coinvolto il Paese dimostrando di essere un’orda di famelici.
Questo è la teoria del cangurismo del pallone italiano, tutta fondata sui fatti solo economici che abbiamo potuto osservare giornalmente e anche al risveglio. Un canguro del calcio italiano è stato il discorso del Presidente Gravina prima della soluzione del 28 maggio , un prigioniero fatto padrone agli ordini del potere calcistico di alcuni Presidenti: discorso che si deve correggere per essere più veritiero.
Gravina ha detto che “il calcio in Italia rappresenta uno straordinario fattore sociale ed economico, un ineguagliabile generatore di entusiasmo”. Meglio togliere sociale e lasciare solo economico. Vivendo nel loro mondo che entusiasmo hanno visto.
Gravina ha poi aggiunto che “la sua capillare penetrazione nelle diverse comunità della Penisola lo ha reso, nel corso degli anni, un elemento di coesione e di sviluppo, un moltiplicatore di passione e uno straordinario volano per l’economia in grado di affascinare la quotidianità di milioni di italiani molto più di altri settori produttivi del Paese“.
Presidente Gravina, essendo soffocati dai debiti non sarebbe stato meglio stare zitti o fare un discorso alla Churchill alla fine della guerra del 1944 invece di parlare di coesione, sviluppo, moltiplicatore di passione, straordinario volano per l’economia, affascinare gli italiani rispetto ad altri settori produttivi?
Churchill diceva: “l’Italia giace prostrata sotto le sue disgrazie e miserie, i viveri sono scarsi…”. Aggiungendo da parte del Presidente Federale la battaglia per ritornare al passato,(speriamo di no), sarà difficoltosa e non di breve tempo. Il calcio non vuole e non può guadagnarsi le simpatie degli italiani davanti ad un televisore rendendo tutti consapevoli che senza il business il pallone si sarebbe sgonfiato. Deve ripartire cercando un futuro.
“La diffusione del contagio da Covid-19 ha stravolto le nostre vite – ha aggiunto Gravina – e ha imposto radicali cambiamenti alle nostre abitudini e messo in discussione le relazioni interpersonali. Ma non ha spezzato il filo d’amore che lega il calcio all’Italia. Lo hanno dimostrato i numeri straordinari e i commenti positivi delle iniziative messe in campo dalla FIGC nel difficile periodo del lockdown, ispirate ad un senso di responsabilità sociale che la federazione sente proprio, a maggior ragione in un momento così drammatico. Passione, benessere e numeri che offrono un quadro chiaro sull’unicità del nostro sistema e sull’impatto positivo che ha sull’intero Paese”.
Signor Presidente, una diceria che neanche davanti ad uno specchio si poteva ribadire in questo momento. Specchio, amico sicuro che non ride mai delle vostre e nostre lacrime. Signor Presidente, le sue parole hanno dato l’impressione di qualcuno che si vuota la testa per riempirsi lo stomaco.
Il virus maledetto, nemico invisibile che finora ha ucciso più di un milione di persone, e la pandemia che ci ha tenuti chiusi in casa – e adesso ci tiene in libertà vigilata – hanno travolto tutti e anche il calcio, il campionato, le partite, il tifo, gli sponsor, le TV, le scommesse, le piccole e grandi storie di “inciuci” che con tanta seriosità vengono chiamate calcio.
Nessuno potrà dimenticarsi l’isterica, imbarazzante e anche vergognosa resistenza di un piccolo gruppo di capi e Presidenti, boss della Serie A, che avrebbero voluto continuare giocare a Marzo nonostante le morti e i contagi aumentavano ora dopo ora: per i loro soldi di pubblicità, sponsor e altro. I giocatori che nonostante l’epidemia continuavano ad abbracciarsi e a festeggiare fino a che qualcuno di loro tra i divi è stato contagiato.
Piaciuto l’atteggiamento del Genoa e del Presidente che non era distaccato e assente, ma consapevole di quello che stava accadendo. Io sono contento, siamo contenti che il pallone ricominci a rotolare sul prato verde: capiremo se sarà giusto e sacrosanto.
Bisogna che capiate, FIGC e Lega Serie A, che subito, già da domani, il calcio in Italia potrà rappresentare e riprendere un fattore sociale importante generando nuovamente entusiasmo, ma non dovrà più sbagliare, pensando solamente ai soli benefici economici, scordando e abbandonando chi lo ama: i tifosi.
FIGC, Lega Serie A, Presidenti, importante, non solo nel calcio, il fatto che con i se e con i ma non si fa, decide e stipula nulla.
Se i tanti se e ma, ascoltati dal mondo del calcio nel passato, avessero avuto uno sbocco con riforme, stadi, settori giovanili solo implorati dalla base calcistica, il Coronavirus non gli avrebbero fatto fare le brutte figure dal suo arrivo.