Dopo 95 giorni dall’ultima partita di Serie A, il recupero della gara tra Sassuolo e Brescia col famoso foglietto sventolato da Caputo (“restate a casa, andrà tutto bene“), il calcio italiano torna in campo. Lo fa con la Coppa Italia, che questa sera metterà di fronte Juventus e Milan all’Allianz Stadium di Torino.
Il 13 febbraio scorso si giocò la gara d’andata, terminata 1-1 con reti di Rebic e pareggio al fotofinish di Cristiano Ronaldo. Quattro mesi dopo, come se fosse passato un intero girone di campionato, si scende in campo per la semifinale di ritorno. Tra una sfida e l’altra, infatti, sono passati esattamente 120 giorni.
Tanto indicativo è questo scarto di date tra andata e ritorno per raccontare l’impatto del Covid-19 sul nostro Paese, quanto repentino il tempismo con cui il Governo ha sbloccato la possibilità di svolgere manifestazioni sportive sul suolo nazionale, vietate da quasi un mese. Lo si è deciso con meno di ventiquattro ore di anticipo. Altrimenti lo scenario sarebbe stato di avere due squadre ai blocchi di partenza e il divieto di giocare. Il peggiore autogol possibile.
Alla fine, con due pullman su cui ha suddiviso la squadra, il Milan di Stefano Pioli ha raggiunto il Piemonte con la sicurezza di scendere in campo. Questa sera la gara non sarà delle più facili, tuttavia non varrà più il famoso “sulla carta” perché i valori potrebbero essersi livellati. Sarà la prima volta che, dopo oltre tre mesi di stop, un periodo di stop inedito per il calcio e per i calciatori, si incroceranno due formazioni identiche negli uomini, nell’assetto tattico e negli obiettivi stagionali da raggiungere. Il tutto senza avere più un fattore campo, vista l’assenza dei tifosi dagli stadi.
Non ci saranno nuovi innesti o nuovi allenatori a mischiare le carte. Ci sarà piuttosto l’aspetto fisico, l’impatto che ciascuna formazione avrà col rettangolo di gioco. Il rossonero Pioli, che negli ultimi mesi ha dovuto fare i conti con l’eco mediatica del suo possibile successore Ragnick, dovrà fare a meno degli squalificati Castillejo e Theo Hernandez, oltre agli infortunati Ibrahimovic e Musacchio. Sarri, dal canto suo, ha meno problemi di natura fisica e il solo dubbio di schierare o meno Miralem Pjanic, la cui quarantena è stata abbondantemente divisa fra Barcellona e Torino.
Il calcio italiano questa sera tornerà agli anni Novanta, e giù sino alle prime edizioni della Coppa Italia. Non accadeva infatti dal 1993 che si giocasse una semifinale così avanti nel calendario, a ridosso dell’estate. Solamente negli ultimi trent’anni si è progressivamente anticipata la fine della competizione, anticipandola spesso al mese di maggio (e sarebbe dovuto accadere anche quest’anno). Adesso si arriverà alla finale del prossimo 17 giugno come non accadeva dalla 34° edizione, quella del 1980/81, che si chiuse nella medesima data con la finale di ritorno fra Torino e Roma.
Nell’arco di cinque giorni, in Italia, verrà dunque portata a conclusione la prima competizione stagionale. La prima competizione in Europa a tagliare il traguardo, va evidenziato. Malgrado il calcio italiano riparta dopo altre nazioni, dalla Germania al Portogallo passando per Grecia e Spagna, ripartita ieri sera con lo show di Lucas Ocampos.
Spagna, è ripartita la Liga. Ocampos decisivo nel derby di Siviglia